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Brexit, negoziato in stallo e Barnier in bambola

Redazione di Redazione
17 Ottobre 2020
in La Nota Politica
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Michel Barnier ha perso la bussola assieme al senso delle cose. Il negoziato Brexit è andato in stallo e Boris Johnson potrebbe decidere di ritirare il Regno Unito dai colloqui in anticipo, per concentrarsi tutte le risorse sui negoziati paralleli in corso con Giappone e Usa. Barnier non sa più che pesci prendere: prima ha detto che l’Uk non può ritagliarsi un’uscita à la carte. Poi ha asserito che è “pronto a scendere a compromessi” e smussare le richieste più controverse dei 27. Il problema vero è che Barnier ha perso la fiducia delle Cancellerie europee. Il fallimento delle trattative con l’Uk priva Berlino del suo primo mercato di sbocco. Il negoziatore capo Ue pensava che Londra bluffasse. Adesso si è accorto che l’Uk è seria su un’uscita ai termini del Wto, e non può prendersi la colpa di una trattativa condotta alla garibaldina. Il francese ha dichiarato che non ha mai chiesto all’Uk di seguire le regole dell’Ue dopo Brexit e che la sua posizione è stata “fraintesa”. Ha inoltre espresso la speranza che un incontro tra il Primo Ministro e il Presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen questo mese “dia un nuovo impulso politico ai colloqui”. Dopo 3 anni di discussioni, il negoziato ha bisogno di essere rimesso ai vertici politici. Nei 3 anni buttati alle ortiche, Barnier ha soltanto cercato la rissa. Il 15 dicembre 2017, Barnier in persona aveva presentato al Consiglio europeo una slide in power point, divenuta nota come la slide di Barnier, nella quale affermava che la futura relazione commerciale tra Ue e Uk sarebbe potuta essere stipulata soltanto alle condizioni già concluse da Bruxelles con Canada e Corea del Sud. Quando l’Uk si è detta disponibile a firmare un tale accordo, Barnier ha fatto marcia indietro citando ad ostacolo la prossimità geografica della Gran Bretagna rispetto al Canada e alla Corea del Sud. Se passando la mano al capo, Von der Leyen dovesse trovare una soluzione in extremis allo stallo negoziale, Barnier avrebbe messo la parola fine alla sua carriera politica.

In settimana, Liz Truss ha annunciato un pacchetto di misure volte a perseguire la supremazia tecnologica globale del Regno Unito. Il pacchetto comprende un cosiddetto Digital Trade Network per la regione Asia-Pacifico, per sostenere l’espansione internazionale del know-how britannico e attrarre capitali internazionali nel Regno Unito. L’obiettivo del Segretario al Commercio è assicurarsi che il settore hi-tech tragga pieno vantaggio dalle opportunità commerciali conseguenti ai nuovi accordi di libero scambio che saranno firmati al termine del periodo transitorio.  Contemporaneamente, con un mossa che ha fatto rumore, Unilever ha deciso di modificare la sua struttura societaria anglo-olandese consolidando tutte le funzioni corporate in un’unica capogruppo con sede a Londra. La multinazionale dei beni di consumo era stata in precedenza invitata a trasferirsi nei Paesi Bassi. Il governo olandese aveva esortato il management a tenere il titolo azionario quotato sulla sola Borsa di Amsterdam dopo Brexit, ma il Consiglio d’amministrazione ha deciso di diventare un’azienda britannica, spingendo il ministro olandese per gli affari economici Eric Wiebes a manifestare “delusione” per la decisione della multinazionale.

Ma l’Ue ha anche altre gatte da pelare. Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, intervenuto a un evento del Consiglio atlantico e del Marshall Fund Usa per la Germania, ha avvertito che “l’Ue non può sostituire la Nato”. “L’80% della spesa per la difesa della Nato proviene da paesi non membri dell’Ue” – ha spiegato Stoltenbeg – “e noi dobbiamo essere in grado di proteggere il 100% della nostra alleanza”. “Quindi non c’è modo che l’Ue possa sostituire la Nato”, ha detto. Il Segretario generale ha anche parlato dell’aggressività della Cina e delle minacce che essa presenta all’Alleanza Atlantica. Stoltenberg ha detto che la Cina sta minacciando le società aperte e le libertà individuali, spostando l’equilibrio globale del potere, e dichiarato che la “prevaricazione e la coercizione” di Pechino non dovrebbe essere tollerata. Il richiamo della Nato arriva alla vigilia del semestre europeo di presidenza della Germania. Angela Merkel ha messo in cima all’agenda del semestre europeo il primo storico vertice Ue/Cina. Si è scelta un’eredità pesante per il suo canto del cigno.

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