Uno dei miti più duraturi nell’immaginario economico è che i fondi di investimento privati finanzino buone idee o imprenditori creativi. La realtà è che gli investitori professionali cercano settori trasformativi che possano avere un vantaggio competitivo rispetto all’insieme del mercato nel medio-lungo termine. Ugualmente resistente è l’idea che il successo imprenditoriale dipenda esclusivamente da iniezioni di venture capital nell’impresa. Invece, la finanza privata attiva principalmente leve non finanziarie, come la disciplina di mercato, i trasferimenti di know-how e la cultura d’impresa.
Questo è uno dei passaggi più significativi del nuovo libro di Bepi Pezzulli, con Prefazione di Paolo Savona, Presidente CONSOB, in cui è descritta la trasformazione dell’economia attraverso il finanziamento delle tecnologie dirompenti e viene discusso il ruolo degli intermediari finanziari specializzati come agenti sistemici. Il libro illustra anche le tecniche per impiegare il capitale privato nel contesto della risoluzione di crisi causate da recessioni economiche e shock esterni.
La tesi centrale dell’autore è che i venture capitalist sono agenti sistemici nell’economia. Scrive Pezzulli: «Un ambito ancora poco compreso dai policy makers è il ruolo sistemico del venture capital nell’economia». Tuttavia, sostiene l’autore, la storia economica illustra con chiarezza la funzione degli intermediari finanziari specializzati nel ciclo economico.
Durante le fasi di espansione, il venture capital agisce come uno strumento pro-ciclico. La sua funzione primaria consiste nel canalizzare il risparmio nell’economia reale. In assenza di un intermediario finanziario, il risparmio viene disincentivato dall’essere investito in attività produttive a causa degli effetti avversi di moral hazard e asimmetrie informative. Il moral hazard si verifica quando le aziende assumono rischi più elevati a parità di costo di finanziamento, trasferendo così l’eccesso di rischio agli investitori. Le asimmetrie informative si verificano a causa di una mancanza di competenze verticali nel settore industriale e di strumenti per effettuare la due diligence.
Tuttavia, spiega Pezzulli, “quando il risparmio viene canalizzato attraverso fondi di investimento, il venture capital diventa uno strumento per affrontare i problemi di agenzia”. I venture capitalists sono flessibili. Posseggono le competenze e le risorse finanziarie necessarie per modificare lo stato iniziale della relazione tra investitori e fondatori. Possono quindi riallocare gli incentivi tra il risparmio privato e l’economia reale.
I fondi di venture capital utilizzano contratti di investimento per attuare tecniche che riducono il costo opportunità. Le leve più frequenti includono il finanziamento scaglionato per fasi per garantire l’efficienza gestionale, l’uso di strumenti di capitale ibrido come le azioni privilegiate convertibili per modificare il payout durante il ciclo di investimento e i poteri di governance nelle aziende per riequilibrare il flusso di informazioni e imporre patti restrittivi. Questi strumenti incentivano il trasferimento di capitale dal lato del risparmio al lato del rischio dell’economia reale.
La disponibilità di capitale di rischio genera anche esternalità positive per l’economia, riducendo la dipendenza del sistema industriale dal sistema bancario e mitigando così il rischio sistemico. Inoltre, favorisce lo sviluppo di mercati di capitali più liquidi e profondi e importa migliori pratiche internazionali nel mercato interno. Infine, la competizione per attirare capitale di rischio in un’economia globalizzata innesca un meccanismo di competizione per l’efficienza fiscale e amministrativa tra Stati, contribuendo al processo di riforma delle economie meno efficienti.
Per le stesse ragioni, il venture capital agisce come uno strumento anti-ciclico durante le crisi. La sua funzione consiste nell’assorbire l’eccesso di rischio sistemico. Le crisi cicliche generano frizioni economiche, che a loro volta rendono inefficaci i fornitori di capitale regolamentati. Il rapido deterioramento della qualità del credito innesca il processo di deleveraging e ondate di vendite forzate. In mercati interconnessi attraverso il commercio internazionale e a causa del ruolo amplificatore della globalizzazione, il contagio si diffonde e le crisi economiche si traducono in crisi bancarie. Quando il sistema economico vive crisi di liquidità, il credito bancario si contrae e il circolo vizioso tra crisi del credito e crisi di liquidità spinge l’economia in recessione.
Attraverso contratti non lineari, dunque, il venture capital, o più in generale il capitale privato, diventa un modo per risolvere le frizioni. Il meccanismo logico dell’argomento, è spiegato dall’autore con chiarezza: le crisi generano frizioni, le frizioni richiedono soluzioni di finanza aziendale guidate dagli eventi, i venture capitalists possiedono la gamma completa di potenziali soluzioni finanziarie per risolvere contrattualmente l’allocazione temporaneamente inefficiente del capitale nell’economia.