Le opposizione si sono volute caratterizzare nelle ultime settimane attraverso la mobilitazione di piazza, sull’antifascismo prima, sui diritti civili poi. Nel primo caso, hanno fallito il colpo, il governo non ha vinto le elezioni con lo squadrismo e non organizza lo squadrismo per restare al potere. Nel secondo hanno subito perso un pezzo. Questo senza nemmeno contare che Calenda e Renzi non hanno partecipato né al primo, né al secondo evento. Il congresso della Cgil di Rimini ha così pensato di riunire tutto il cosiddetto possibile “campo largo”, per dover constatare che tale campo non esiste punto. L’unico vincente uscito da Rimini è il presidente del Consiglio, tanto che Landini ha per lo meno tentato di ampliare il raggio di azione dell’opposizione cercando di individuare un’iniziativa politica economica, ancora completamente assente. Questa iniziativa non sarà il salario minimo, non solo perché Calenda ha cambiato idea a riguardo, ma perché la stessa Cgil vedrebbe minato il fondamento del contratto di lavoro. Per cui diciamo, meno male che c’è la Cgil, il mercato avrebbe gioco facile a demolire un salario fissato per legge. Non si potrà nemmeno trovare una qualche ‘intesa per difendere il reddito di cittadinanza, perché a parte che non interessa un sindacato del lavoro, sarebbe una battaglia minoritaria. Resta la contrapposizione alla riforma fiscale, un terreno comunque insidioso. Intanto bisognerà pur conoscere il testo del governo, poi la riforma l’hanno chiesta tutti e appena qualcuno vuole farla gli si da addosso. E’ vero che Landini si è detto contrario alla flat tax, altro tema controverso e anche qui bisognerà vedere se il governo davvero andrà fino in fondo.
L’unico tema convincente per tutta l’opposizione rilanciato dal congresso Cgil è quello della autonomia differenziata. Non fosse che il solo Calderoli sembrerebbe prenderla sul serio, tanto appare burocratico il testo di legge e pressoché proibitiva la procedura di accesso per le Regioni che volessero attuarla. Poi le opposizioni hanno strepitato contro le misure del governo sull’immigrazione, altro tema scabroso visto che nessuno ha fatto mai molto meglio. Paradossalmente, l’unico argomento forte a disposizione dell’opposizione era il no alla guerra di Conte che si traduce con la diplomazia al posto dell’invio delle armi. Non fosse che il Pd ha confermato la sua scelta sull’Ucraina e la sentenza della corte dell’Aia su Putin, rende chi chiede la soluzione diplomatica complice di un criminale.
Dopo lo spettacolo offerto dall’opposizione al congresso della Cgil si fatica ad immaginare una qualche prossima iniziativa di successo. Faranno bene a pensarci a fondo prima di intraprendere qualche passo. Lo stallo delle opposizioni non significa affatto che il governo se la passi tanto meglio. L’effetto di aver nominato un tale in una partecipata il cui primo atto è stato quello di parafrasare il discorso di Mussolini in Parlamento sul caso Matteotti, non ha risollevato i dubbi ideologici, ma quelli sulle autentiche facoltà intellettive della destra. E se l’opposizione è fumosa, dipende anche dalla fumosità del governo, risoluto solo in due errori clamorosi, il rifiuto della ratifica del Mes e le concessioni balneari. Qui si che vi sarebbe margine di manovra eppure l’opposizione appare silente, escluso il Terzo polo. Meglio non chiedersi il perché.
Il copione della recita messa in scena è sicuramente nuovo di zecca. Mai nessuno aveva visto ancora una donna a Palazzo Chigi, per giunta proveniente dall’estrema desta, con Berlusconi ridotto a cavalier servente e la Lega attonita. Ciononostante, il film sembra già visto. il governo si avvia al disastro beatamente e l’opposizione nemmeno se ne accorge.
CCO