Il 30 ottobre è stato il giorno della rievocazione storica della marcia su Roma. A Predappio si sono recati 2000 commemoratori dell’evento con le pronipoti di Benito Mussolini per spiegarci che il nuovo regime tirò su città in sei mesi e costruì persino la prima autostrada d’Europa in un anno e mezzo. Ci si perdoni, ne eravamo al corrente perfettamente. Anche il liberale inglese Lloyd George era un ammiratore del duce quando diceva che a Londra si ricostruiva un ponte caduto nel Tamigi in più del tempo necessario a Mussolini per tirare su un ‘intera città. Ciò non toglie che l’Inghilterra decise di fare la guerra a Mussolini, il partito di Lloyd George come gli altri. Mentre non è vero come pure ha sostenuto Orsola Mussolini che tutti abbiamo avuto un parente fascista. Vi sono invece coloro che hanno avuto un parente deportato, sprangato o ammazzato dai fascisti.
Anche per questo avremmo molto apprezzato sentire una affermazione semplice che sarebbe potuta provenire se non dalle parole delle pronipoti del Duce da qualcuno che rappresentasse le istituzioni repubblicane, magari la seconda carica dello Stato, ovvero che si era creduto che con la Marcia su Roma si volesse fare il bene dell’Italia e si era commesso un tragico errore. E che alla fine lo si era capito. Furono i gerarchi fascisti a far cadere Mussolini la notte del 24 luglio del 1943, mica gli antifascisti. La generazione guerriera ambita dal Duce le aveva prese su tutti i fronti e i suoi favoriti volevano sostituirlo con la complicità della corona che pure gli aveva spianato la strada vent’anni prima. Per cui visto che Mussolini fu principalmente vittima del suo stesso regime, chiedere scusa all’Italia per essere stati nostalgici di una tale catastrofe dovrebbe essere cosa facile e spontanea. Poi non ha nessuna importanza se il presidente del Consiglio preferisce recarsi all’altare della Patria, piuttosto che alle fosse ardeatine, una volta chiarito il contesto della sua scelta.
Allora non si è capito il motivo di una polemica proveniente dal presidente del Senato sul 25 aprile. Da qui al 25 aprile vai a sapere cosa farà il presidente La Russa. Per cui non c’era bisogno di una qualche esternazione a riguardo, proprio perché il 25 aprile è una data celebrativa della vita repubblicana e se qualcuno la sfrutta impropriamente è compito delle istituzioni repubblicane ripristinarne il valore di libertà. Noi abbiamo sempre ammirato Letizia Moratti per essere in piazza nonostante i fischi, ben orgogliosa della medaglia al valore della Resistenza di suo padre. Visto che anche il prossimo anno la signora Moratti sarà in piazza, bisogna essere così tanti da coprire dei fischi tanto miserabili, gli stessi che accompagnano la Brigata ebraica. Non avremmo nessuna obiezione agli argomenti del presidente del Senato, ha ragione, il 25 aprile strumentalizzato è una indecenza. Proprio per questo è nostro dovere partecipare alle manifestazioni del 25 aprile ed è ancora più dovere del presidente del Senato onorare e non solo rispettare questa data. Ci manca solo che uno che chiede di festeggiare l’ampliamento dello Stato sabaudo il 17 marzo del 1861, non rispetti il 25 aprile del 1945. Giusto un presidente del Senato del regno di Sardegna, non della repubblica italiana.