Quando Henry Kissinger partecipò al congresso nazionale del Pri tenuto a Rimini nel maggio del 1989, era un privato cittadino, per quanto può essere un privato cittadino uno dei più influenti diplomatici del secolo scorso. Ci disse subito che noi europei davamo troppa importanza alla personalità del leader sovietico Gorbaciov, in quei mesi una celebrità. Kissinger aveva incontrato Gorbaciov cinque volte. Gli sembrava un uomo intelligente, flessibile, il primo segretario generale del Pcus ad avere una istruzione universitaria dopo Lenin, ma che come tutti gli altri leader sovietici non era stato eletto democraticamente. Dubitava che chi provenisse da una cooptazione interna ad un’oligarchia oramai esausta, potesse svolgere una qualche politica di apertura autentica. L’ Urss gli sembrava il vecchio impero romano prossimo al collasso. Mai un leader sovietico aveva lasciato volontariamente il suo posto. O ci erano morti, o erano stati esautorati. Le cosiddette riforme gorbacioviane erano dettate dalla necessità di uno Stato su cui dal tempo di Breznev, il partito comunista aveva perso il controllo. In sintesi Kissinger era convinto che l’Urss fosse obbligata al cambiamento, ma non era affatto sicuro che sarebbe riuscita in una simile impresa. Noi europei saremmo dovuti stare attenti a concederle meriti che non aveva. Nel momento della bancarotta del comunismo, l’ Europa aveva un’ occasione storica per affrontare compatta il problema russo che comportava innanzitutto il rifiuto del progresso sociale, politico ed economico avvenuto nel ‘700. L’America di Washington lo aveva aperto. La Russia di Caterina lo voleva chiudere.
Il partito repubblicano italiano fu l’unico ad ospitare Kissinger in una sede congressuale. La sua azione politica dalla Casa Bianca ha segnato la storia del secolo scorso. Non c’è nessun lato oscuro in Kissinger. Kissinger incarna la convinzione cristallina di un ordine mondiale fondato sulla difesa della democrazia occidentale. Non ha mai pensato che la Russia e la Cina si democratizzassero in delle repubbliche costituzionali. Si preoccupava di contenere una possibile espansione di quei modelli senza umiliarli. Il suo capolavoro misconosciuto fu ottenuto con la fermezza in Vietnam che portò il regime militarista di Hanoi al tavolo delle trattative. Quella che era stata una vittoria militare clamorosa venne presentata come una intesa di pace. Il Watergate spazzò via questo risultato eccezionale e i conseguenti tagli del congresso agli armamenti in Vietnam condannarono Saigon. Il Vietnam comunista rimase comunque isolato ed esausto, incapace di minacciare il resto dell’Indocina, costretto a difendersi dai cinesi. Tutti meriti di Kissinger.
Kissinger ha sempre negato un coinvolgimento dell’amministrazione statunitense nel colpo di Stato in Cile e non ci sono documenti che possano smentirlo. Allende non aveva la maggioranza parlamentare. Era diventato presidente sfruttando la rottura del fronte conservatore che trovato un accordo con i militari lo travolse. Anche nelle sue memorie Kissinger insisterà molto su questo aspetto tecnico del sistema politico cileno per dimostrare che i militari si erano insinuati nelle maglie del dissenso ad Allende. Gli abusi furono una loro scelta. L’America avrebbe potuto fermarli? A questa domanda Kissinger non ha mai dato una risposta perché non la riteneva possibile. Caduto il comunismo sovietico, la dittatura militare è stata rimossa ed il Cile è tornato libero di farsi governare da chi voleva. Il problema statunitense era che i missili evitati a Cuba non venissero installati in Cile, dieci anni dopo.
Dovendo scegliere i ricevimenti di ambasciata, agli inviti russi Kissinger preferiva quelli dei cinesi. I due corpi diplomatici si ignoravano. La Cina dispone di confini naturali abbastanza soddisfacenti, tanto che i suoi capi militari hanno passato secoli a combattersi al loro interno. L’occupazione del Tibet prese l’occidente alla sprovvista, l’America era impegnata in Corea, per quanto vivere sotto il Dalai Lama, non era poi questa meraviglia. Kissinger fu comunque uno sponsor di Putin e qui non sapremmo dire perché abbagliato dalle doti mostrate da scolaro dall’ex colonnello del Kgb, Putin frequentò la sua scuola di politica internazionale, o per carenza di alternative. Ancora il marzo scorso Kissinger riteneva consigliabile una situazione coreana per l’Ucraina, secondo il suo approccio tradizionale di congelare i conflitti il prima possibile. È l’unica volta che Kissinger abbia ammesso di aver sbagliato proposta. Potesse oggi il vecchio Henry consiglierebbe di alzare i b52 come fece con Nixon. E il Vietnam del nord aveva doti belliche sconosciute oggi al Cremlino. Sarà un caso ma finalmente Biden ha deciso di mettere a disposizione dell’Ucraina gli F16. Un po’ meglio dei bombardieri dei tempi di Kissinger.
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