Appena entrato alla Casa Bianca al suo primo mandato, Donald Trump fece collocare il busto di Sir Winston Churchill nell’ufficio presidenziale. Il prossimo 30 novembre saranno 150 anni dalla nascita dello statista inglese e può benissimo essere che Trump oggi nemmeno se lo ricordi. Donald Trump è innanzitutto un fenomeno di successo nella società statunitense dagli anni ’80 del secolo scorso. Divenuto presidente e volendo avviare una relazione speciale con la Gran Bretagna, all’epoca praticamente fuori dall’Unione europea, può aver creduto utile rispolverare il busto di Churchill. Magari Trump voleva accattivare Boris Johnson. Oppure fece una scelta estetica, gli piaceva il faccione di Winston in mostra sulla scrivania. Il legame tra Churchill e gli Stati Uniti fu formidabile dal momento che il presidente Roosevelt non aveva nessuna intenzione di entrare in guerra contro la Germania. Quando si parla di isolazionismo, bisogna ricordarsi che il democratico Franklin Delano Roosevelt lo era molto di più del suo lontano parente repubblicano Teodor. Fu Churchill a convincere Roosevelt e lo fece usando un argomento inoppugnabile. Se l’Inghilterra fosse caduta, le forze dell’Asse si sarebbero poste il problema di come relazionarsi con l’America, l’ultima democrazia rimasta al mondo. Nemmeno a dirlo, il Giappone attaccò a Pearl Harbour senza aver bisogno di aspettare la decisione statunitense.
Churchill invece avrebbe evitato volentieri un’alleanza con la Russia sovietica ritenendo il bolscevismo russo una radice profonda del fascismo europeo. Non l’avversario, il complice. Per lo meno questo lo disse a Washington nella sua ultima visita dopo la guerra. Il comunismo in quanto modello politico diverso sarebbe sempre rimasto una minaccia, soprattutto quando combinato con il nazionalismo russo. Che Trump, come all’epoca Roosevelt, sia completamente indifferente alla cosa, è possibilissimo. In generale, gli americani hanno sempre considerato l’Ucraina una regione russa e quando Putin prese la Crimea, Obama mise delle sanzioni di cui nessuno, a cominciare dai russi, si accorse. Se però il governo britannico inizia a discutere con la Francia dell’ipotesi di schierare le truppe, la questione assume una piega più complessa. Intanto bisognerà vedere se chi ha rispolverato sulla sua scrivania il busto di Churchill, lo riporrà in fretta in soffitta. Perché se l’America può lasciare volentieri l’Europa al suo destino, non significa che possa lasciarvi anche l’Inghilterra.
Nel frattempo il governo italiano farebbe meglio ad essere più parco di valutazioni. Contrario a colpire il territorio russo con i missili occidentali, quando oramai l’America ha deciso di farlo, non era il caso di assicurare anche di dirsi contraria ad inviare truppe. Nessuno glielo ha chiesto. Solo inglesi e francesi ne discutono, cioè due paesi che hanno esperienze belliche, una in comune a Suez, dopo il 1945. In casi come questi serve un po’ di memoria storica, se non altro per delineare il carattere delle nazioni. Francia ed Inghilterra andarono a combattere contro l’esercito russo in Crimea e nessuno invitò l’Italia, che nemmeno esisteva, a partecipare. Fu allora Cavour ad innalzare il tricolore, quello che Il ministro Tajani ha pensato bene subito di abbassare.
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