Se la campagna elettorale deve diventare lo scontro fra sinistra e destra, o centrosinistra o centro destra, come preferite, è del tutto inutile sapere chi vince. Avrà perso il paese. Sono più di vent’anni che centro sinistra e centro destra consumano questa battaglia, tutti abbiamo dato anche il nostro contributo, e con quali risultati? I governi sono sempre stati più deboli ed i problemi della vita di tutti i giorni aumentati. Allora il bipolarismo anni ’90 è entrato in crisi e la speranza è stata riposta in un movimento popolare dal basso capace di denunciare con una certa efficacia le tare della vita politica. Un movimento che aveva vinto le ultime elezioni. E cosa ha subito fatto questo terzo polo che doveva sbaragliare sinistra e destra da quel momento? Prima si è accordato con una e poi con l’altra forza sconfitta ed è tanto se ora sopravvivrà intorno al 10 per cento.
C’era la possibilità di sostituire questa forza avariata con una democratica liberale, ma occorreva uno spirito espansivo ed inclusivo, quello che pretenderebbe “un patto repubblicano”, per l’appunto. Calenda si è barricato in un’alleanza con i radicali ed ha accolto i ministri Gelmini e Carfagna, nemmeno Brunetta. Cioè non gli piace nemmeno il ministro politicamente più quotato dei tre. Calenda dimostra uno spirito da star system che lo distruggerà. Non vuole Mastella, non vuole Di Maio, non vuole nemmeno Renzi, che pure secondo la sua relazione congressuale sarebbe stato il capo del miglior governo della Repubblica. E quando mai ci arriva al venti per cento Calenda di questo passo?
Per carità tutte le obiezioni poste da Calenda sono valide, non fosse che anch’egli è stato eletto nel partito socialista europeo per proclamarsi poi leader di un movimento liberale. A questo punto si allei o non si allei con Letta diventa indifferente, perché oggi Calenda varrà il 4 per cento ed è un gran risultato. Il centro destra ha già la vittoria in tasca, che tanto poi sprecherà per i dissidi fra i suoi tre contraenti. È un film già visto. C’era un solo modo per impedire l’ennesima replica, riannodare la pellicola dove è stata spezzata. Non si tratta più di mantenere o ricostruire un’area draghi, costretta a farsi l’esame del sangue, né di rilanciare una sola agenda Draghi, che rischia di perdere sostanza. Bisogna invece chiedere a Mario Draghi di restare presidente del Consiglio, fornendogli la maggioranza politica per andare avanti.
Questo è il progetto vincente da proporre agli italiani, a coloro che ancora non sanno cosa li aspetta questo autunno, un punto di riferimento certo ed irrinunciabile. Altrimenti, perché mandare all’aria all’alleanza con Conte? Se Draghi è sostituibile, condanniamo Conte per un giudizio morale quando ne condividiamo il profilo politico? Ma allora Letta si allei con Conte, difenda le ragioni della lotta alla pandemia sostenuta dal suo predecessore alla guida del Pd, Zingaretti. Un’età dell’oro in cui Fratelli d’Italia dal 3 per cento che era è solo schizzata al 22. Meloni ha smesso di crescere con il governo Draghi e se Draghi sarà surclassato, riprenderà a crescere nell’elettorato fin dalle prossime settimane. Questo mentre la sinistra ed il centro continueranno a litigare per un pugno di collegi, di questo si tratta, che si riveleranno perdenti.
Si può cambiare marcia fin da adesso. Qualunque cosa succede Draghi deve restare al suo posto. Questa è la nostra proposta. Poi state tranquilli che una volta fissato un obiettivo di interesse generale per il paese, l’accordo si trova, basta piantarla di fare le prime donne.