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Comanda Giorgia

Riccardo Bruno di Riccardo Bruno
29 Aprile 2024
in L'editoriale
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Lo stato di confusione costituzionale interna al governo dopo il 25 aprile è tale che si potrebbe consigliare una riforma di un solo ed unico articolo, “comanda Giorgia”. Ogni altro enunciato apparirebbe troppo complesso e sofisticato. Il ministro Nordio che pure è un fine giurista aveva appena finito di dire, che la Repubblica italiana è pari a quella islamica, giuri sulla costituzione e diventi antifascista, come giurando sul Corano ti ritrovi maomettano, che il ministro Sangiuliano scriveva una lunga epistola al Corriere della sera, per spiegare che bisognava dichiararsi antifascisti eccome e però pure anticomunisti. Se Nordio aveva chiuso, pur a modo suo, la questione, Sangiuliano l’aveva riaperta. Benedetto figliolo, come si tiene insieme la dichiarazione di anticomunismo con quella di antifascismo, dal momento che il presidente dell’Assemblea Costituente era Umberto Terracini? Essendo Terracini nel partito del perfido Togliatti e avendo Togliatti votato la costituzione repubblicana, davvero qualcuno può pensare che quello si mettesse a dichiarare sono anticomunista? Giusto Sangiuliano.

La costituzione repubblicana ha il pregio che un cittadino non deve dichiarare un bel niente, può vivere in pace e preoccuparsi di rispettare la legge. Se viene chiamato a giurare per ragioni legate al servizio di Stato, si impegna ad osservare il dettato costituzionale, che assicura per prima cosa la libertà di pensiero e poi magari il rispetto e la tutela dell’ordinamento repubblicano. La sola prescrizione politica esplicitata concerne la riorganizzazione del partito fascista, XII disposizione transitoria e finale. Anche se sei stato capo responsabile di quel partito e non ti abbiamo fucilato, tempo cinque anni, potevi rientrare nel novero della comunità politica con tutti i diritti di voto e di eleggibilità che ti venivano assicurati. Vero è che Terracini e Togliatti, mai immaginavano che le grandi masse popolari avrebbero voltato loro le spalle per seguire invece che Fassino in profumeria i disgraziati reduci della Repubblica sociale, e tant’è. Il resto sono comunque opinioni politiche, magari più o meno comprensibili, affatto estranee al dettato costituzionale il quale caratterizzava la tradizione repubblicana più pura attraverso il concetto di sovranità plurale. “L’antifascismo” della costituzione si coglie nel voler impedire che il governo finisca concentrato nelle mani di una sola persona. Come nella Prima repubblica francese, viene eletto dal popolo esclusivamente il parlamento, composto, a differenza di quella, da un pluralismo partitico senza limite alcuno. Il passaggio della legge elettorale da proporzionale a maggioritario è stato il primo colpo inflitto a questo nostro antifascismo. L’idea che domani si possa eleggere il capo del governo, ne comporterebbe un altro più grave, dal momento che i vecchi antifascisti si opposero persino al semi presidenzialismo gaullista ed in generale guardavano con diffidenza a Bettino Craxi che anche voleva una repubblica presidenziale.

La grande democrazia americana si regge su un’elezione diretta del governo, ma davvero pensare di poter comparare quel paese sorto da una rivoluzione armata contro un’occupazione coloniale con il nostro, assemblato alla peggio dalla famiglia Savoia, sarebbe impresa per lo meno distonica. I costituenti, comunisti inclusi, furono molto attenti ad evitare ogni forma di personalizzazione della vita politica e gli ex fascisti, ridotti a poco, aspettarono gli eventi. Oggi ex fascisti ed ex comunisti hanno in mente lo stesso progetto di governo, l’elezione diretta, e intendono rimuovere il cardine della Repubblica parlamentare, per cui che si dichiarino insieme anticomunisti ed antifascisti, sarebbe semplicemente cosa ridicola. Se vogliono dare un senso di affidabilità democratica si impegnino piuttosto a mantenere i principi dell’attuale ordinamento e questa sarebbe la migliore garanzia della loro identità rinnovata. Poi ci sono presidenzialismi in Europa ed un premier, non un premierato, in Inghilterra, per cui teoricamente, tutto si può sostenere ed arrangiare, non fosse che i danni costituzionali commessi in Italia sono tali da trovare pochi riscontri in altri paesi occidentali. Forse solo nella Germania , dove, guarda caso una volta sconfitto il nazismo, mai a nessuno è venuto in mente di mutare la legge fondamentale del 1949. Qui da noi, quella del ’48, oramai si cerca di cambiarla ogni anno.

galleria della presidenza del Consiglio dei Ministri

Tags: NordioSangiuliano
Riccardo Bruno

Riccardo Bruno

Riccardo Bruno si è laureato in Storia della Filosofia presso l'Università di Roma La Sapienza nel 1988. Dal 1987 al 1989 collabora all'Ufficio esteri del PRI diretto dall'onorevole Vittorio Olcese. Dal 1994 è capo ufficio stampa del PRI, dal 1995 giornalista professionista iscritto alla stampa parlamentare. Nel 1999 è capo redattore de La Voce Repubblicana. È stato poi editorialista per il Foglio di Giuliano Ferrara e l'Indipendente di Vittorio Feltri. Dal 2019 è prima vice direttore de La Voce Repubblicana e poi direttore politico

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