L’imponenza dell’effetto Schlein sulla politica italiana si misura, purtroppo per il Partito democratico, non sui sondaggi generosi, ma sul voto in Friuli Venezia Giulia. Allora ci si accorge che la Schlein ha subito fatto peggio di Letta, mentre la destra è schizzata oltre il 60 per cento. Ciò non significa che i friulani siano tutti diventati fascisti, o se si preferisce fascioleghisti, ma che Fedriga, come Fontana, come Bonaccini, è stato premiato per aver governato con un certo giudizio, cosa che di questi tempi vale un monumento. Se poi Schlein non comporta nulla per la riconquista del FVG, anzi, non è detto che l’onorevole Meloni sappia fare come i governatori leghisti appena riconfermati e quello del Pd in Emilia Romagna.
A sei mesi dal suo incarico il bilancio del governo Meloni è tutt’altro che esaltante. Sull’immigrazione in particolare, il governo ha iniziato con il piede sbagliato, è inciampato tragicamente a Cutro e se crede di raddrizzarsi con gli aiuti alla Tunisia andrà presto incontro a nuove delusioni. La Tunisia rappresenta solo una parte del problema e nemmeno la principale. Sulla politica economica il governo Meloni ha mostrato un certo pragmatismo, seguendo in linea di massima le indicazioni europee, nonostante la scarsa predisposizione. Sul piano operativo si è preoccupato di smantellare le misure del governo Conte uno e due, rivendicando una fortuna elettorale proprio conquistata nella ferma opposizione a quei governi. Vorrebbe invece ripercorre i passi compiuti da Draghi, sia sui temi energetici, sia sui finanziamenti del Next Generation. Se sull’energia potrebbe riuscire, il terreno era spianato, a breve si conoscerà lo stato dell’arte sul Pnrr. Il ministro Fitto si è annunciato in Parlamento. Nel caso in cui Fitto non convincesse pienamente, la sola posizione, corretta ed apprezzabile, del governo sulla guerra in Ucraina non basterebbe. Anzi, potrebbe essere il volano per portare il governo a schiantarsi dal momento che le resistenze filo russe in questo paese sono più forti persino delle preoccupazioni economiche, per lo meno nel rilievo mediatico.
Prima di assistere al naufragio della nave Italia, le opposizioni dovrebbero incominciare a pensare ad una formula politica da proporre per evitare una nuova crisi fulminea della legislatura e questo fin da ora con il governo convinto di avere il vento in poppa nonostante i passi falsi compiuti. Altrimenti, le opposizioni possono tranquillamente iscriversi alle maratone che si corrono nel paese, tanto non c’è nulla di meglio da fare, oppure provocare il governo dove è peggio esposto, ovvero nelle sue cariche istituzionali. Il presidente La Russa non ha risolto affatto il problema sul fascismo come ha sbrigativamente detto il presidente del consiglio. Al contrario, la correzione del presidente del Senato, ha persino aggravato la sua posizione. Come è possibile che la Repubblica italiana possa avere elevato alla seconda carica dello Stato una personalità che ignora gli obiettivi militari della resistenza? Chiediamo le dimissioni di La Russa! Bravi, In questo modo il governo risponderebbe che l’opposizione vuole la crisi istituzionale aggravando i problemi dei cittadini. Continuiamo ad attaccare il governo sul fascismo, che vive giusto nel salotto di casa del senatore La Russa e gli si fa un favore tale per cui gli italiani nemmeno si accorgano del disastro a cui potrebbero andare incontro spensieratamente.
CCO