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Come se la politica fosse una addizione matematica

Riccardo Bruno di Riccardo Bruno
11 Agosto 2022
in L'editoriale
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Se il problema del Paese fosse stato quello di battere la destra, qualcuno dovrebbe scrivere una lettera all’onorevole Letta chiedendogli perché è saltata l’intesa con Conte ed il movimento 5 stelle. Sulla base dei i sondaggi, per lo meno, il Pd è intorno al venti per cento, per cui anche sommando Renzi,  Calenda, Fratoiani e quello che vi pare faticherebbe a superare il trenta. Solo con il 10 per cento con cui i sondaggi stimano almeno il movimento 5 stelle, ecco che la partita con una destra che viaggia intorno al 40 sarebbe riaperta. Tanto è vero che Letta proponeva il “campo largo”.

Disgraziatamente Conte ha fatto cadere il governo Draghi e questa è stata la ragione per cui il Pd, che ha invece sostenuto Draghi lealmente, gli ha sbattuto la porta in faccia. Solo che se il problema della campagna elettorale è quello di battere la coalizione dell’onorevole Meloni, a cosa serve il 5 per cento presunto di Calenda se non disponiamo del 10 residuo di Conte?

C’era una ragione squisitamente politica per liberarsi di Conte e cioè che con il Pd entrato nel governo Conte, il partito dell’onorevole Meloni dal 4 per cento che aveva è schizzato al venti, quando il partito che aveva espresso Conte è stato rivelato al 12 alle europee e sulla base delle amministrative è sceso ben oltre sotto il 10, per la verità è scomparso. Per cui se Conte vale Calenda e se Calenda e Conte non si possono sommare, era meglio l’accordo con Calenda che con Conte, l’autore del trionfo della Meloni, questo il punto politico che Letta aveva afferrato perfettamente.  Letta ha invece sbagliato la matematica, credendo che sommando Bonelli e Fratoianni si coprisse il gap con la destra, senza nemmeno aver bisogno di Renzi. Quando l’intesa con Calenda era possibile sulla base del governo Draghi, per cui anche se Calenda Renzi lo destesta, Renzi è un promotore convinto del governo Draghi non i Fratoianni e Bonelli.  

Perso di vista questo aspetto, Letta non solo non aveva più un’idea di governo, ma nemmeno disponeva di un programma, come pure quello che aveva nel 2013 e che venne abbattuto dal suo stesso partito. Letta la battaglia con la destra l’ha persa nel momento in cui ha surclassato Draghi. Solo  la conferma di un governo Draghi poteva convincere una parte di quell’elettorato schifato dal conflitto inconcludente fra destra e sinistra, che si vuole riproporre per l’ennesima volta, a tornare a votare. Solo Draghi è una garanzia di prestigio e credibilità per il paese. Il problema del Paese non è sconfiggere la destra, la destra ha diritto a governare come la sinistra, ci mancherebbe, se dispone dei voti per farlo. Il problema del Paese è quello di avere un governo capace, a cui, fra l’altro, parte della destra aveva contribuito, prima di disfarsene scioccamente, come adesso, sembra pronto a disfarsene anche Letta, diventando così identico alla destra che vuole battere.

Tags: CalendaLetta
Riccardo Bruno

Riccardo Bruno

Riccardo Bruno si è laureato in Storia della Filosofia presso l'Università di Roma La Sapienza nel 1988. Dal 1987 al 1989 collabora all'Ufficio esteri del PRI diretto dall'onorevole Vittorio Olcese. Dal 1994 è capo ufficio stampa del PRI, dal 1995 giornalista professionista iscritto alla stampa parlamentare. Nel 1999 è capo redattore de La Voce Repubblicana. È stato poi editorialista per il Foglio di Giuliano Ferrara e l'Indipendente di Vittorio Feltri. Dal 2019 è prima vice direttore de La Voce Repubblicana e poi direttore politico

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