Per amore del centrosinistra il partito repubblicano italiano era disposto a prendere l’edera di Mazzini e collocarla a forma francobollo accanto al prestigioso e storico simbolo dell’onorevole Tabacci per sovrastare un grande e colorato nome di Di Maio, che con tutto il rispetto, non è Carlo Sforza. Ma questo era parte di un disegno strategico dell’onorevole Letta che vedeva quelle che erano secondo lui le forze atlantiste alleate al suo partito che era poi alleato anche alle forze liberal di Calenda e della Bonino, mentre raccoglieva tutte le forze sociali all’interno del suo listone dal nuovo Psi ad articolo uno. E questo era quello che si sapeva. Come si sapeva, anche se non si capiva, perché una volta escluso dall’alleanza Conte, che pure era stato il principale riferimento politico del Pdi fino alla caduta del governo, si escludeva anche Renzi, che pure il governo Draghi lo aveva sostenuto come e quanto il Pd. Non si sapeva invece di una lista Sinistra Italiana Verdi sempre alleata con il Pd che il governo Draghi non lo aveva mai sostenuto. E questo non era comunque considerato un particolare problema perché con un programma politico chiaro sottoscritto dal Pd con i suoi alleati questa lista sarebbe stata aggiuntiva come erano stati i comunisti a Mitterand in Francia. Solo che invece il programma non c’era, perché Letta vedeva la ricostruzione dell’Ulivo ma a differenza di Prodi del 2006 non aveva nessuna intenzione di chiudere i massimi esperti dei partiti della coalizione per fargli predisporre un mattone di millecinquecento pagine che i suoi ministri si sarebbero tirati in testa alla prima occasione utile. Letta era come Berlusconi del ’94 che faceva accordi separati e non comunicanti, filo occidentale con noi e Calenda, filo non sappiamo che con Fratoianni e Bonelli. L’agenda Draghi non esiste, compratevene una in cartoleria. Questo è lo slogan della campagna elettorale di Letta ed il motivo per cui Calenda se ne è andato e i repubblicani pure e di corsa.
Ma dobbiamo battere le destre. E come si pensa di grazia di battere le destre senza uno straccio di un programma comune? E poi non ci sono comunque i numeri perché salvo forse qualche collegio uninominale in bilico, per strapparne altri servivano i voti di Conte, se ne possiede ancora, non i nostri e di Calenda. Vi è invece una bella notizia il sistema elettorale non è proporzionale, per la verità è una mezza schifezza, ma non è nemmeno più maggioritario. Per cui una forza che concorre solo per il proporzionale anche se raccoglie solo un tre per cento strappa seggi alla coalizione vincente. Nemmeno davanti alla prossima Caporetto di Letta, la destra sarà talmente forte da poter imporre un suo governo davvero autosufficiente se l’area costruita intorno a Renew Europa tiene botta. Sarebbe il caso allora di ripensare ad alcune strategie, ad esempio Bettini ha iniziato già a farlo, il Pd dopo il voto riaprirà il discorso con Conte. Draghi se lo sono già dimenticato. I repubblicani no, e non è una differenza da poco. È tale infatti da far saltare il centrosinistra e per come era stato concepito, meglio che saltasse.