La domanda che forse farebbe bene a farsi il presidente del Consiglio all’indomani dell’incidente telefonico con due cittadini russi, riguarda non la sicurezza delle comunicazioni di palazzo Chigi, è evidente che non sono all’altezza, quanto l’esposizione del governo italiano nel continente africano. Verrebbe da credere che tale eccezionale attività si sia smarrita nella foresta, come avvenne al Kurtz del conradiano Cuore di tenebra. I dubbi, pienamente legittimi e comprensibili, che l’onorevole Meloni ha espresso nella conversazione sul Niger, non consiglierebbero una maggior prudenza? Se l’ufficio diplomatico va in tilt all’idea di rapportarsi con la presidenza dell’Unione africana, non potrebbe accadere lo stesso ed a maggior ragione, al governo nel confronto con singoli e remoti Stati, tipo il Burundi? Ricorda il governo la fine che ha fatto un nostro ambasciatore che se ne girava per il Congo? Senza voler essere necessariamente troppo severi con il presidente del Consiglio, davvero è difficile credere che le ragioni delle difficoltà di relazioni fra Africa ed Europa possano essere sanate da una diversità di approccio mentale. Il presidente Andreotti aveva un approccio alle questioni africane altrettanto sensibile di quello del presidente Meloni e in ogni caso l’Italia, quale approccio l’Italia decida di avere, resta uno Stato post coloniale.
Le perplessità sulla situazione in Niger, potrebbero quindi venir estese tranquillamente anche a quella in Congo, forse persino più complessa. Durante la conversazione telefonica che si può leggere praticamente ovunque, il presidente del Consiglio ha lamentato che nei rapporti con la Tunisia, l’Unione europea non ha ancora inviato un solo euro a Saied. Magari c’è una qualche ragione forte da parte della UE per spegnere i bollenti ardori del governo italiano lanciatosi in una politica mediterranea senza consultare tutti i partner e priva di opportune contromisure. Non vorremmo che il presidente del Consiglio scambi come dovuti alla stanchezza dei passi superiori alle sue forze. Per lo meno chiedersi se i russi beffardi non abbiano saputo valutare meglio di quanto sappia valutare il governo italiano, lo straordinario impegno esercitato nell’area. Speriamo che a Palazzo Chigi abbiano almeno presente che i russi hanno una dimestichezza con la Tunisia, il Niger, ma anche l’Algeria, la Siria e altri Stati ancora, ben più consolidata di quella dell’Italia.
Poiché l’errore commesso è grave ed inquietante ed apre scenari che vanno ben oltre al singolo incidente, l’opposizione fa bene a chiedere al governo di riferire in aula. Invece, non è legittimata a trarre conclusioni avventate. Altrettanto grave sarebbe strumentalizzare una conversazione che era comunque privata. In particolare è penoso vedere chi addirittura si spinge ad asserire di un qualche ripensamento del governo italiano nel suo sostegno all’Ucraina. Senza quel sostegno non ci sarebbe più l’Ucraina, altro che possibilità di una via di uscita diplomatica al conflitto. Altresì non è il caso di trarre conclusioni affrettate sul supposto scoramento del presidente del Consiglio, dovuto alla scarsa interazione con altre capitali europee. Altri governi italiani si sono visti convocare i loro ambasciatori e sono andati avanti lo stesso, magari non molto a lungo. Per questo il presidente Meloni farà bene a non derubricare il tutto come qualcosa che poteva pur accadere, un destino cinico e baro. Non doveva accadere affatto e dal momento che è accaduto per lo meno abbia un qualche soprassalto di coscienza. Che diamine sto facendo?
Foto Galleria della presidenza del Consigliio dei Ministri