L’economia è ferma al 2022. Non lo diciamo noi ma i dati e anche la BCE che ogni anno rivede al ribasso le stime di crescita del PIL
europeo. A giugno 2023 la Banca Centrale Europea aveva stimato la crescita del prodotto interno lordo a un ricco +1,5% per poi rivederla a un
decisamente più limitato +0,7%. La produzione industriale è ferma perché sono fermi i consumi; l’incertezza geoeconomica e geopolitica non fa dormire sonni tranquilli ai cittadini che di conseguenza risparmiano di più, mettendo i soldi in cascina.
Il tasso di risparmio delle famiglie che prima della pandemia si attestava al 13% è oggi al 15,6% di media tra i paesi europei (dati Eurostat). Sul podio del risparmio c’è oggi la Germania (20%), che attraversa un delicato momento economico e politico, seguita dalla Francia (17,6%). In coda alla classifica ci sono la Spagna (13,1%) el’Italia (12,9%). Stando alla BCE l’aumento del saggio di risparmio è dovuto all’aumento del 3,8% dei redditi, naturalmente con differenze tra paese e paese.
La BCE però afferma anche che si tratti di un risparmio dovuto al tentativo di ricostituire la ricchezza distrutta negli ultimi anni dall’aumento repentino dell’inflazione che ha pesato grandemente sul livello di ricchezza reale dei risparmiatori. Stando all’analisi della banca centrale, il tasso di risparmio delle famiglie è aumentato tra metà 2022 e metà 2024 a causa di “effetti di reddito, in quanto i consumi delle famiglie non si sono adeguati immediatamente al forte aumento dei redditi reali. Anche gli effetti legati a tassi di interesse e ricchezza hanno svolto un ruolo importante”. In questo quadro viene tenuta in conto anche l’incertezza che “spinge gli individui a rinviare le spese e gli investimenti riducendo così l’attività economica”.
La BCE sottolinea che solo il 37% delle famiglie ritiene che il loro reddito sia aumentato o non variato, ma in realtà vi è stato un aumento per il 50% delle famiglie. Come spesso accade, la percezione è scollegata dai dati reali ma non può essere ignorata perché è la percezione che genera i comportamenti economici e quindi crea letteralmente la realtà. C’è paura, c’è poco da fare, e le fanfare protezionistiche di Trump si aggiungono al carico, essendo gli USA il principale mercato per le nostre esportazioni.
L’ultima carta da giocare rimane l’ulteriore diminuzione dei tassi d’interesse. Un minor tasso d’interesse avrà due effetti: il primo è far risparmiare denaro a chi ha un mutuo a tasso variabile per cui la quota risparmiata potrebbe essere spesa in consumi, la seconda è rendere i depositi e gli investimenti a tasso variabile o fisso meno appetibili spingendo quindi, almeno in parte, a maggiori consumi.
Gli altri metodi che la teoria economica ci insegna per aumentare i consumi sono l’abbassamento delle tasse e l’aumento dei salari ma chiaramente questi sono un continuo rincorrere il tasso di risparmio delle famiglie, per cui è molto difficile trovare un punto di equilibrio tra stimoli ed entrate fiscali o spesa per i salari.
Tutte cose scritte in “economichese” che al risparmiatore medio poco tangono. Egli infatti è un filosofo, esperto di quella filosofia di vita che lo ha salvato per generazioni. Forse anche la BCE dovrebbe farsi un po’filosofa e ricordare le sagge parole di Abramo Lincoln, repubblicano e 16° presidente americano: “non puoi portare prosperità scoraggiando la parsimonia. Non puoi rafforzare i deboli indebolendo i forti. Non puoi aiutare i lavoratori se colpisci i datori di lavoro. Non puoi incoraggiare la fratellanza incoraggiando l’odio di classe. Non puoi restare fuori dai guai spendendo più di quanto guadagni”.
Oppure abbiamo bisogno solo di qualche buona notizia; almeno di una guerra che finisce per poterci sentire più felici e avere voglia di spendere. Ancora una volta la percezione della realtà è l’unica realtà che conta.