A poche ore di distanza il presidente statunitense Biden nel suo discorso sullo Stato dell’Unione ed il presidente della Moldavia, la signora Monia Sandu, ospite all’Eliseo, hanno espresso lo stesso concetto su Putin. Se qualcuno pensa che quello si voglia fermare in Ucraina, si sbaglia. Come si comprende facilmente, un conto può essere la preoccupazione statunitense, un altro molto diverso quella dei moldavi che fuori dalla Nato hanno una regione separatista che davvero verrebbe essere annessa dalla Russia, la Transnistria. Poco più di quattro mila chilometri quadrati, quasi cinquecento mila abitanti, questo statarello è un vero residuato sovietico, separatosi politicamente dalla Moldavia nel 1990. Può apparire incredibile, eppure agli abitanti di quella regione, il vecchio regime comunista piaceva e una volta rigettato il governo nazionale moldavo, si sono posti sotto la protezione della Russia. Per la verità anche in Russia la Transnistria è guardata con una certa circospezione. Comunque se domani la Russia volesse intervenire in Moldavia, avrebbe maggiori opportunità di quante pure ne ha avute in Ucraina. Il governo di Chișinău, la capitale moldava, non dorme più la notte, tanto che il presidente si è subito rivolta alla Francia. Macron da una settimana propone di inviare le truppe in Ucraina. Se non in Ucraina, le mandi almeno in Moldavia il cui esercito fa ancora più ridere di quello ucraino. Se Macron fosse un militare consumato, inizierebbe ad arrotare la lama della sciabola. Biden invece da parte sua è stato chiarissimo. L’America non ha soldati in Ucraina e non intende mandarne, chiede solo di armare Zelensky e il presidente statunitense in questo modo continuerà a sbattere contro il Congresso. L’America non ha mai armato nemmeno un paese Nato senza un adeguato e sufficiente personale di assistenza.
Un altro presidente del consiglio, sebbene non in carica, che si è fatto sentire in queste ore è stato Romano Prodi. Con lo stallo americano che si prolunga, Prodi preme per un esercito europeo, ritenendo cruciale proprio il ruolo della Francia. Mentre le portaerei statunitensi si ritirano dal Mediterraneo per equipaggiarsi, saranno quelle francesi a sostituirle. Il che non è proprio la stessa cosa. La potenza militare francese, ancora considerevole è in un declino inarrestabile dal 1939 e non ha mai dato particolare segni di ripresa, se non nelle ex colonie d’Africa e comunque con risultati piuttosto alterni. Più affidabili i turchi dei francesi e per superare i turchi, gli inglesi. Se si vuole un esercito europeo di un qualche spessore, bisogna bussare alle porte di Londra e poi si trovi la forma che si preferisce, ma già in queste ore, con una missione navale nel mar Rosso, Italia e Grecia farebbero bene a chiedere a Londra di guardare loro le spalle, soprattutto dopo la partenza delle portaerei americane.
Tutta questa situazione a dir poco confusa, non avvantaggia poi Putin di molto, piuttosto lo eccita. L’intelligence lituana ha rilevato un ingente spostamento di truppe russe nel baltico e di armi nucleari in Bielorussia. Per qualsiasi eventualità il materiale atomico della Russia va portato il più possibile ai confini. Se c’è qualcosa che si impara dalla guerra in Ucraina è che il 90 per cento dei missili sparati dal Mar nero su quel paese viene intercettato e distrutto in aria. Il che comporta che se mai la Russia lanciasse un qualche missile nucleare da una zone remota del suo interno, vi sarebbe un’altra probabilità che possa esplodere ancora nello spazio aereo russo. Le batterie americane, sono già in Finlandia. I rischi di una guerra nucleare, quasi esclusivamente teorica. L’unico precedente sperimentato è quello per cui la bomba venga lanciata dall’alto e non da una qualche piattaforma. Per questo i russi hanno i vecchi Tupolev. Un quadrimotore del 1950 che equivale più o meno al B29 statunitense ad elica dismesso all’inizio degli anni sessanta per i B52, dismessi, a loro volta, alla fine degli anni 70 per un nuovo bombardiere nucleare, dismesso nel 1990. Dal 2000 gli americani hanno le nuove serie invisibili dislocate nel Pacifico, o nell’oceano indiano proprio sotto la Russia. C’è un tale gap nucleare da colmare e una serie di imprevisti da considerare che tutto sommato se Putin proprio smania, conviene la carica alla baionetta.
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