La cosa più grave del caso Sangiuliano è l’autodifesa trasmessa dal tg1 in prima serata. Se il ministero della Cultura paga i biglietti ed il soggiorno alla signora Boccia, chi se ne importa, non sarà questa la spesa che affossa il paese. Mentre che la televisione di Stato debba raccogliere le scuse e le lacrime di un ministro della Repubblica è davvero troppo. Quali idee abbia il governo sul servizio pubblico, si è passato il segno. Anche per rispetto umano e politico nei confronti del ministro non si capisce una simile mortificazione televisiva. Se il governo ha fiducia nel ministro, il presidente del Consiglio lo vada a dire alle Camere, Rai Parlamento riprenderà il suo intervento.
L’utilizzo improprio del servizio pubblico comporta un problema aggiuntivo e molto più grave. Se il ministro San Giuliano ha delle cose da dire convochi una conferenza stampa. Tutto il governo dovrebbe avere ben altre gatte da pelare, a cominciare dalla candidatura di Fitto alla vicepresidenza esecutiva della Commissione europea. Il gruppo Renew Europe è insorto. Ci si aspetta che i portafogli senior della Commissione siano assegnati a candidati che sostengano convintamente ill progetto europeo e i suoi valori. Fitto fa parte di un partito che ha votato contro la Commissione, come si può pensare che adesso divenga vicepresidente? Oltretutto, ci sarebbe un problema aperto con l’Italia sotto il profilo dei conti pubblici, dal momento che financo il Pnrr che doveva essere il volano della ripresa, è in ritardo, mentre il debito italiano è oramai alle stelle. Il commissario Fitto dovrebbe iniziare il suo incarico con il biasimare l’operato del ministro Fitto. Altro che conflitto di interesse, siamo a pochi passi dalla schizofrenia.
Mario Draghi, consigliere per la presidenza, ha richiamato la Commissione ad impegnarsi sulla competitività, in modo da evitare di fare la fine del vaso di coccio fra due colossi, Cina e Stati Uniti. A proposito il governo italiano ha appena receduto dalla sua posizione originaria, comprendendo dopo una lunga reticenza che si deve accettare la riforma dei balneari. Dopo di che ha fissato una proroga di tre anni e persino richiesto un indennizzo. Non hanno senso alcuno né la prima cosa, né la seconda. La proroga, perché uno Stato costretto a raschiare il fondo del barile già da questa legge Finanziaria, ha bisogno di denaro fresco. L’indennizzo, perché questo vorrà dire che anche i canoni del 2027, deprezzando il valore degli arenili per lo Stato, saranno condizionati al ribasso. Non ci si crede che questo sia il modo di affrontare i problemi da parte del governo italiano, eppure l’evidenza è desolante.
L’Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione Europea, ha certificato che il reddito disponibile reale lordo delle famiglie italiane nel 2023 è diminuito, oltre sei punti al di sotto di quello del 2008. Nemmeno due giorni fa il presidente del Consiglio italiano aveva affermato che la nostra economia va benissimo. Eppure la stessa crescita del PIL vantata dal governo è piuttosto modesta se non insignificante e spesso inferiore alla media europea. L’ export, grazie a cui restiamo a galla, non mostra un incremento tale da giustificare particolari forme di ottimismo a cui lasciarsi andare. Se l’onorevole Meloni fosse convinta che con qualche risparmio sulla spesa, tutto si correggerebbe per il meglio, si illude clamorosamente. I dati dell’Eurostat dimostrano piuttosto che l’Italia sta lottando per mantenere il passo con i suoi principali partner commerciali. Senza una qualche strategia per ridurre il debito e per aumentare la competitività del paese, si capisce che è meglio occuparsi delle vicende sentimentali del povero Sangiuliano. Il governo sta scrivendo la storia, ha detto, affatto priva di humor, l’onorevole Meloni. Quella del fotoromanzo e del collasso economico sicuramente.
Il ministro Sangiuliano ha dato il meglio di sé nei ritrovamenti del sito archeologico di Pompei. La cenere ha eternato uomini e donne intenti nelle loro faccende, senza che nemmeno potessero accorgersi di essere prossimi a venire cancellati. Più o meno la stessa sorte che si sta preparando per il governo.
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