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I repubblicani accanto al capo dello Stato e alle Forze armate

Riccardo Bruno di Riccardo Bruno
3 Giugno 2023
in L'editoriale
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Il due giugno i repubblicani italiani sono accanto al capo dello Stato e alle Forza Armate. il 25 aprile è la festa della liberà conquistata e della democrazia ottenuta. Il 2 giugno è la festa dell’ Istituzione Repubblicana, una scelta popolare ed il coronamento di una battaglia che iniziò proprio a Roma nel 1849 con la caduta del papato, i cui precedenti si trovano alla fine del settecento nella Repubblica cisalpina e nella Repubblica ligure democratica. Salvo questi interregni la storia d’Italia è caratterizzata dalla subordinazione e da principati a cui l’unità monarchica seppe dare una soluzione provvisoria che decadde tempo 50 anni nel fascismo. Il referendum del 1946 spazza via definitivamente ogni residuo storico possibile del fascismo che trovò nella monarchia il suo complice principale, il re. Le forze politiche che si riconoscono nella Repubblica e ne rispettano le leggi appartengono a queste nuova epopea. Indipendentemente da cosa pensino a riguardo il loro dovere è riconoscersi nella Costituzione e rispettarla. Il due giugno ha dimostrato ancora una volta come il capo dello Stato sia nel nostro ordinamento una figura fondamentale per riferimento popolare e di ispirazione. L’avere scelto di prolungare il mandato del presidente Mattarella ha avuto un effetto politico di continuità sul nostro paese che coinvolge lo stesso governo. Il nuovo governo sarà giudicato proprio sulle capacità di percorrere la strada fissata da quello precedente e quando il presidente del consiglio dice, “dobbiamo remare tutti insieme”, l’unica possibile meta comune è quella che venne indicata dal governo Draghi. L’attuale esecutivo deve saper realizzare quanto è stato impostato. Su questi aspetti decisivi per la vita del paese si valuta il governo e lo si incalza, il resto è abbastanza inutile.

Considerate le sfide che ci attendono non è certo questo il momento di una riforma costituzionale, l’unica che andrebbe intrapresa è quella che concerne la concorrenza legislativa che ha paralizzato il potere decisionale, quando la stabilità non è a rischio se non per l’incapacità del governo. Bisogna che ci pensino bene le forze di maggioranza, perché se si fosse rafforzato il presidente del Consiglio per un principio di Stabilità politica, la vecchia legislatura si sarebbe conclusa da un paio di mesi con un governo Conte, o addirittura saremmo in una campagna elettorale con un governo Conte. Ci sono governi che è meglio far cadere il prima possibile ed il nostro sistema parlamentare , quando occorre, mostra ancora di saper funzionare.

È evidente che le difficoltà e la crisi dei partiti avvenuta negli anni, abbia rafforzato il ruolo del Capo dello Stato, tanto che il suo peso è aumentato, soprattutto se accompagnato da una personalità specchiata e costituzionalmente inappuntabile come quella di Mattarella. Nella giornata di ieri il presidente ha ricordato che la Costituzione impedisce la risoluzione dei conflitti con la guerra, ma ogni popolo ha il diritto di autodeterminazione. La Repubblica distingue fra aggressore ed aggredito proprio perché antifascista. Il fascismo assume la sua completa fisionomia quando inizia le sue politiche espansionistiche armi alla mano, come oggi pensa di fare la Russia di Putin. L’Italia repubblicana non può che essere antifascista e lo deve essere nei fatti, non nelle parole.

Una sola postilla, le feste nazionali sono quelle compatibili con l’istituzione repubblicana, per cui ci si scordi di riesumarne di monarchiche abolite precedentemente. Se si vogliono istituire nuove festività è disponibile il 9 febbraio. È vero che alla Rai c’è chi sia convinto che il referendum abbia portato alla vittoria della monarchia. In questo caso basta cercare qualche inviato qualificato.

Galleria della presidenza del Consiglio dei Ministri

Tags: MatarellaMeloni
Riccardo Bruno

Riccardo Bruno

Riccardo Bruno si è laureato in Storia della Filosofia presso l'Università di Roma La Sapienza nel 1988. Dal 1987 al 1989 collabora all'Ufficio esteri del PRI diretto dall'onorevole Vittorio Olcese. Dal 1994 è capo ufficio stampa del PRI, dal 1995 giornalista professionista iscritto alla stampa parlamentare. Nel 1999 è capo redattore de La Voce Repubblicana. È stato poi editorialista per il Foglio di Giuliano Ferrara e l'Indipendente di Vittorio Feltri. Dal 2019 è prima vice direttore de La Voce Repubblicana e poi direttore politico

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