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Come raddrizzare un legno storto

Riccardo Bruno di Riccardo Bruno
4 Giugno 2023
in L'editoriale
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Per quanto il governo Meloni possa mostrarsi duttile nel recepire le istanze europee, l’impressione che vi sia uno scarto troppo grande fra l’esecutivo e la Commissione è parsa evidente dal primo momento. Il suo governo si presentò all’opinione pubblica con due genialate, l’innalzamento del tetto al contante e l’abolizione del Pos, proposte scomparse poi rapidamente, il che dà il senso dell’inadeguatezza che era loro propria. Poi c’è il Pnrr ancora in bilico, la flat tax che non si capisce esattamente se la vogliano fare o cosa, e l’accelerazione sul ponte sullo Stretto e qui bisognerà pur sapere da dove cavare i soldi per realizzarlo. Tutto questo rende molto plausibile la previsione dell’ingegner De Benedetti che abbiamo letta stamane su il Corriere della Sera, ovvero che il governo finisca con lo schiantarsi sull’Europa. Se dovessimo far un auspicio, sarebbe però assolutamente contrario, tale per cui il governo invece, venga piuttosto raddrizzato dall’Unione europea, in modo da non entrarci in conflitto. Anche se il suo governo sembra un legno storto, l’onorevole Meloni è sufficientemente perspicace per comprendere il problema e bisogna anche considerare viste le componenti politiche del parlamento italiano che quali che siano gli screzi con l’Europa il governo Meloni ha compreso il tratto distintivo della politica europea, ovvero l’impegno in Ucraina.

La questione ucraina ha assunto una tale rilevanza, non potrebbe essere altrimenti del resto, che il parlamento Europeo ha persino autorizzato con un voto l’impiego del Pnrr per produrre armi. Il governo italiano ha subito fatto sapere di non pensarci proprio, ma vista la situazione, mai dire mai. La guerra in Ucraina non è una partita di calcio fra due Stati rivali. È in gioco il destino stesso del continente, il parlamento europeo lo comprende. Per questo la fine del governo sulla questione europea sarebbe a dir poco problematico. Oggi l’Europa non è più solo il rigore di bilancio. L’Europa è la difesa dell’Ucraina. Se il governo Meloni si schiantasse sull’Europa, questo fronte ne sarebbe colpito irrimediabilmente e non vorremmo trovarci a gestirne le conseguenze.

Per cui se il governo Meloni si dovesse schiantare, meglio che questo avvenga sulla riforma costituzionale, dove pure sembra abbia già abbandonato il presidenzialismo, per il premierato. In effetti il ruolo assunto dal capo dello Stato è tale che non si capisce la ragione di discuterlo e bisogna mettersi nella testa che la stabilità politica dei governi è decisa dalle capacità dei leader molto più che dalle clausole costituzionali. Il premierato britannico è stabilissimo senza nessuna costituzione a sorreggerlo ed incrinato solo dagli accordi interni al partito di maggioranza e nessuno si lamenta quando il partito che ha vinto le elezioni decide di affrancare il suo leader, nel caso di Johnson nemmeno l’interessato. Il cancellierato alla tedesca è invece molto difficile da importare perché gli italiani ancora non hanno capito esattamente di cosa si tratta. La Germania nasce da una confederazione di stati tedeschi che sono stati a lungo indipendenti e competitivi fra loro per cui la formula della sfiducia costruttiva serve a potenziare un governo centrale rispetto alle istanze federali. In Italia prima di fare la sfiducia costruttiva si dovrebbe fare il federalismo, ma tranne Veneto e Lombardia, non ci pare che ci sia questa deriva autonomista. Poi attenzione a quanto accaduto in Emilia Romagna. Se mai un disastro simile riguardasse un’altra Regione, bisogna rafforzare i poteri centrali dello Stato, e non il federalismo. Per cui se proprio ci si vuole augurare la caduta del governo, che questa si consumi per difendere la Repubblica parlamentare viste le contraddizioni che serpeggiano nella stessa maggioranza e la mancanza di chiarezza interna al partito del presidente del Consiglio.

Nell’intervista dell’Ingegner De Benedetti si legge anche un giudizio impietoso nei confronti dell’ex presidente del consiglio Giuseppe Conte, che parole testuali, De Benedetti definisce, “una nullità”, uno “scherzo della storia” e altre espressioni poco lusinghiere. Ecco allora bisogna tenere a mente che infatti il governo Meloni e l’escalation di Fratelli d’Italia è nata sulla base della collaborazione di tutte le altre forze politiche con Conte. Meloni rappresenta l’unico partito in parlamento che con Conte non ci ha mai avuto niente a che fare. Stiamo solo attenti allora, che nel momento in cui dovesse cadere questo governo, non si pensasse di rimettere in circolazione un personaggio su cui l’Ingegnere ha espresso un giudizio tanto calibrato. Altrimenti saremmo punto e a capo.

Galleria della presidenza del Consiglio dei Ministri

Tags: ConteDe Bendetti
Riccardo Bruno

Riccardo Bruno

Riccardo Bruno si è laureato in Storia della Filosofia presso l'Università di Roma La Sapienza nel 1988. Dal 1987 al 1989 collabora all'Ufficio esteri del PRI diretto dall'onorevole Vittorio Olcese. Dal 1994 è capo ufficio stampa del PRI, dal 1995 giornalista professionista iscritto alla stampa parlamentare. Nel 1999 è capo redattore de La Voce Repubblicana. È stato poi editorialista per il Foglio di Giuliano Ferrara e l'Indipendente di Vittorio Feltri. Dal 2019 è prima vice direttore de La Voce Repubblicana e poi direttore politico

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