Il coraggio del nostro Parlamento lo si è potuto misurare durante la pandemia, per cui si è ritirato in buon ordine, delegando le questioni legislative a palazzo Chigi, prendendo per oro colato la proposta di stato di emergenza avanzata dal presidente del Consiglio di allora. Da quel momento per otto mesi si è limitato ad una discussione di un giorno alla settimana sulla transomofobia. Impegno lodevole. Se il generale Vannacci si presentasse a Montecitorio con un reparto della Folgore, il colpo in canna, meglio non pensare a quale sarebbe la reazione dei nostri valorosi deputati. Forse la stessa della Convenzione minacciata dai cannoni della Comune di Parigi, e dunque rimarrebbero serenamente al loro posto. Altrimenti, c’è quella dei senatori riuniti a Saint Cloud sette anni dopo, che si gettavano dalle finestre.
Casi estremi molto lontani e dimenticati. Il generale Vannacci fattasi una eccezionale pubblicità, si accontenterà di un posto in lista alle europee, magari senza nemmeno sentire il dovere di togliersi le stellette. Un tipo simile non è in grado di attentare ai principi dell’ordinamento repubblicano fondato sulla rappresentanza e la separazione dei poteri. Anche se sarebbe interessante, a proposito della libertà di pensiero, sapere come i generali della Folgore valuterebbero un libello pubblicato per la truppa in cui si dimostra che l’istituto del picchetto da mezzanotte alle sei del mattino è completamente inutile, sprangate il portone della caserma e andatevene a dormire. Comunque, non c’è ragione di allarme per le esternazioni di Vannacci, del suo libro e della notorietà ottenuta da questo Cesare dei tempi nostri. Le ambizioni del generale sono puramente spirituali. Inquietano semmai le reazioni della maggioranza che proprio non comprende dove va a finire.
Il ministro della Difesa Crosetto ha fatto le sue valutazioni tali per le quali ha giudicato sconveniente l’opera di Vannacci e ne ha promosso la destituzione dall’incarico. Che abbia fatto bene o abbia fatto male, o che potesse fare meglio, questa la decisione nell’ambito delle sue competenze. Le Forze armate in tempo di pace rispondono al ministro della Difesa e nessun esponente della maggioranza avrebbe dovuto emettere un solo fiato, se non per apprezzare e sostenere la scelta del ministro che esprime necessariamente il punto di vista del presidente del Consiglio. Apriti cielo. Salvini si è messo a disquisire sulla libertà di pensiero e vuole persino leggere il libro per capire meglio i preziosi concetti che vi sono stati espressi. E pazienza, si tratterebbe della lealtà della Lega ed era messa in conto. Ma Donzelli, capogruppo di Fratelli d’Italia, che dice, in fondo, gli omosessuali, i negri, non sono mica normali come noi? Tralasciamo Tajani che non si capisce, al solito, cosa abbia detto, ecco Gianni Alemanno che nella sua peripezia politica è stato pur cofondatore di Fratelli d’Italia con Crosetto e la Meloni. Per Alemanno quello che ha torto è Crosetto. Ora sarebbe critico se un generale degli Alpini scrivesse un altro libro per dire che l’attuale maggioranza è fatta di fascisti, offende la costituzione ogni giorno e si appellasse alla mobilitazione generale per cacciarli tutti. Ecco allora un corpo d’Armata pronto a marciare sul Parlamento. Se ogni generale rivendica la sua libertà di pensiero è il minimo che possa accadere. Ci sarà pure il militare democratico di sinistra con tutti quelli promossi da D’Alema. E ci sarà pure un militare che vuole solo i militari al potere, quello a cui tintinna la sciabola, a meno che non sia morto con il povero Nenni. Ci saranno militari di tutti i generi, tranne un Bonaparte.
E’ già una situazione tristamente paradossale quella in cui si trascina il paese. Se non le si mette subito un freno, il governo e la maggioranza non ci arrivano all’autunno, dove i problemi saranno ben più seri. Quanto ai militari il loro pensiero se lo tengano per se e se proprio devono scrivere un libro lo facciano sulla base delle esperienze professionali, in questo modo magari potrebbero essere utili come lo fu a suo modo von Clausewitz. Altrimenti assomigliano all’autore del “Mein Kampf”, che pure aveva l’attenuante di essere appena un soldato scelto. Manco era caporale, quello. L’esercito tedesco era sconfitto, ma ancora serio.