Per il convegno contro la riforma del premierato, alla Cgil hanno avuto la bella pensata di esibire sotto il titolo “Il capo assoluto in un’Italia spezzata”, un fotogramma del Napoleon di Abel Gance, che probabilmente nemmeno sanno, è il generale dell’armata d’Italia, non l’imperatore di Francia. Lo storico film di Gance si conclude con l’inizio della campagna d’Italia. In altre parole il personaggio del manifesto rappresenta un liberatore, non un despota. Tempo tre mesi Bonaparte sarà accolto dal popolo di Milano in festa e l’Italia avrà la sua prima istituzione repubblicana nazionale, che magari aveva dei limiti ma per lo meno era pur sempre un indice di indipendenza conquistata, Bonaparte arruolò nelle sue fila molti italiani e nazionalizzò alcuni dei suoi ufficiali francesi, altra dinamica particolare del bonapartismo che non faceva francesi, ma faceva prendere ai francesi la nazionalità dei paesi liberati dal dominio austriaco.
Ovviamente uno può sempre dire che quella sarebbe diventata la campagna che avrebbe aperto la strada al potere assoluto, anche se per la verità il Bonaparte che torna a Parigi da Campoformio vi torna come generale repubblicano. Il cambio di passo avverrà dopo Marengo . Purtroppo questo è il problema storico costituzionale che non si comprende e che tutto sommato fa più danni della riforma del premierato. Tanto è stata male impostata, che non vale nemmeno la pena di contestare. Non ne vedremo mai la luce. Si continuano a vedere invece abbagli colossali sui concetti di libertà e dispotismo che la Rivoluzione francese, di cui Bonaparte era erede e rappresentante, coniugava entrambi. Libertà, perché si cacciava un vecchio regime decotto e fallimentare, dispotismo, perché quel regime aveva ancora sostenitori in tutta Europa che volevano comunque restaurarlo.
Il colpo di Stato di Bonaparte a brumaio e poi la consacrazione imperiale, sono sicuramente imputabili alla natura dell’uomo, ma ancora di più alle condizioni di difesa dei successi rivoluzionari della Francia e per paesi come la Polonia e l’Italia ed interi regioni tedesche, una promessa di unità e di indipendenza nazionale. Non è un caso che Mazzini bambino verrà educato dal cugino della madre, colonnello dell’Armata d’Italia. Ancora non sappiamo da chi sia stato educato Landini.
foto Confederazione Generale Italiana del Lavoro