L’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti e l’assunzione di decisioni coerenti con quanto promesso in campagna elettorale stanno provocando uno sconvolgimento negli equilibri creati dopo la caduta del comunismo, con il dissolvimento del Patto di Varsavia e l’affrancamento dei paesi divenuti satelliti dell’URSS a seguito degli accordi di Yalta. Tale sconvolgimento investe direttamente l’andamento della guerra di aggressione all’Ucraina, scatenata dal neoimperialismo russo, e la sicurezza dell’Europa democratica.
L’Europa si è fatta trovare del tutto impreparata dalla rapidità con cui i rapporti tra potenze si sono modificati. Tale impreparazione nasce dall’affermarsi della concezione gollista dell’Unione e il conseguente abbandono dell’ideale delineato dai Padri Fondatori e che, se perseguito, avrebbe portato già quasi settanta anni fa ad una unione militare tra i membri dell’allora Mercato Comune. Il veto francese, voluto da De Gaulle, che non aveva compreso per nulla i radicali cambiamenti dei rapporti di forza, oltre che economici, successivi al secondo conflitto mondiale e che avevano declassato al ruolo di piccole potenze regionali le grandi potenze del primo novecento, ha impedito la nascita nel continente di un soggetto politico in grado di confrontarsi alla pari con le grandi potenze della fine del XX e inizio del XXI secolo, ovvero Stati Uniti, Russia e, più recentemente, Cina. L’evoluzione successiva dell’Unione, è stata quindi condizionata dall’affermarsi degli egoismi nazionali oltre che da una burocrazia comunitaria occhiutamente attenta a fenomeni marginali che non hanno minimamente contribuito alla creazione di uno spirito unitario. Il Partito Repubblicano, in quasi totale isolamento, aveva da subito individuato nel progressivo adagiarsi sull’idea di una sicurezza garantita dall’alleato americano, indotto dalla intrinseca debolezza dei singoli stati, un ostacolo quasi insormontabile alla nascita di una vera Unione sovranazionale e federale. Suonano profetiche le parole che Ugo La Malfa scrisse, oltre settanta anni fa, sulla Voce Repubblicana dell’8 settembre del 1954: ….”ma l’alleanza degli Stati Uniti con ciascuno degli stati europei è una combinazione troppo fragile ed aleatoria per avere una qualsiasi tranquillità e certezza di avvenire”. Ed è proprio ciò che oggi Trump vorrebbe veder realizzato con maggiore forza che in passato ed è ciò a cui molti paesi europei sembrano pensare.
Appare dunque improrogabile, per i repubblicani, la nascita di un effettivo sistema di difesa europeo, sovranazionale e pienamente integrato, che comporti la cessione della propria sovranità militare da parte di ciascun membro dell’Unione. È altresì convinzione dei repubblicani che ciò non sia realizzabile al di fuori dell’agenda Draghi e senza la creazione di un debito comune. Anche lo scorporo delle spese militari dal patto di stabilità non potrebbe funzionare, imponendo percentuali di spesa sul PIL diverse e andando ad appesantire la già grave situazione debitoria di molti paesi.
Occorre che tutte le forze politiche che compongono il Parlamento Europeo e i Parlamenti nazionali della UE comprendano, anche dai gravi errori del passato, che non è più tempo di egoismi nazionali e astuzie finanziarie ai danni dei partner. Non può più esistere un’ Europa senza una politica militare, estera e fiscale comune. Senza l’esistenza di un’ Europa politica finiranno per non esistere più neanche i singoli paesi, così come oggi li conosciamo, con le loro istituzioni democratiche e la loro libertà.
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