A metà giornata di ieri nelle capitali occidentali, non sappiamo di Buenos Aires, si era sparsa la voce che Kyiv sarebbe stata colpita da uno straordinario attacco aereo russo. Notizia già di per sé sorprendente in quanto Mosca non ha la supremazia aerea nei cieli d’Ucraina, non perché l’Ucraina disponga di un’aviazione pari a quella della Raf durante la battaglia d’Inghilterra, ma semplicemente perché gli aerei russi sono privi della sufficiente strumentazione tecnologica per un impiego bellico su larga scala. Infatti, con il passare delle ore si è appurato che Mosca aveva lanciato solo una bufala. Invece del bombardamento atteso, il Cremlino ha diramato una nuova agenzia per la quale Putin si sarebbe deciso a discutere con Trump un piano di pace. Non bastasse è apparsa la pallida figura di Peskov a ribadire che, in ogni caso, la Russia non avrebbe rinunciato ai suoi obiettivi.
Ora, quali siano esattamente gli obiettivi di Mosca, non è che si capisca chiaramente. Due anni fa “l’operazione speciale” avrebbe dovuto denazificare l’Ucraina, impresa piuttosto curiosa dal momento che l’Ucraina è stata sovietica. Quando i nazisti l’hanno occupata brevemente si è scoperta come un paese di slavi, cioè di schiavi per le dottrine della razza, Se Putin volesse denazificare qualche paese europeo, dovrebbe rivolgersi all’Ungheria, che ebbe un governo collaborazionista come quello francese, o all’Estonia che venne annessa al Terzo Reich, oppure l’Italia, amica e alleata di Hitler. In Ucraina i simpatizzanti nazisti finirono sbattuti nei campi di concentramento esattamente come i soldati dell’armata rossa. Persino i polacchi se la cavarono meglio. Tanto che alla denazificazione, subentrò allora il progetto di una completa distruzione dell’Ucraina, per cui bisognava far nascere la “Nuova Russia”. Due obiettivi quindi e molto diversi fra loro.
Il primo si limitava a destituire Zelensky ed il suo governo. Il secondo, puntava a cambiare i connotati dell’Ucraina stessa. Infatti, del piano di pace predisposto dal Cremlino che anche le agenzie hanno reso noto più tardi, trapelavano due versioni. Una propone il congelamento delle attuali posizioni, dove il 75, 78 per cento del Donbass occupato sembrerebbe persino trattabile, purché vi si sommino le cosiddette repubbliche annesse con la Crimea, come parte integrante del territorio russa. L’altra impone una tripartizione dell’Ucraina pura e semplice. Tutto il Donbass diventa russo, le regioni di Kyiv e di Odessa andrebbero sotto il controllo russo con stanziamento di basi militari e per finire, la zona di Leopoli, va ripartita fra Polonia, Ungheria e Romania, non si capisce con che principi e pazienza. Questa seconda versione è affatto priva di senso politico. I russi manco hanno ripreso il Kursk, figurarsi se possono disporre dell’area presidiata dalle forze ucraine che da domani possono persino piazzare le mine antiuomo sulla linea del fronte.
Ammesso che ci si riesca a districare in questa ridda di opzioni, c’è una sola cosa certa, un Cremlino nevrastenico dopo l’autorizzazione sull’impiego dei missili americani. Non si era risparmiata nemmeno la solita litania sull’arma atomica, che oramai persino allo Iai. l’Istituto affari internazionali della professoressa Tocci, considerano improbabile. Non perché se i russi sparassero una qualche atomica sull’Ucraina questa per trent’anni sarebbe invivibile e le radiazioni ammazzerebbero i bravi soldati nord coreani appena mandati nel Kursk. Ma proprio perché, se la Russia impiegasse l’arma nucleare in Ucraina o altrove, verrebbe investita immediatamente da un contrattacco statunitense per cui non ne resterebbe più niente. La guerra atomica russa non può distruggere il mondo occidentale, mentre il mondo occidentale può distruggere tranquillamente la Russia, soprattutto oggi che la Cina si è scocciata della partnership di Mosca con Pyongyang, una autentica ingerenza insopportabile nell’area di interesse cinese.
A tutto questo Biden non ha avuto niente da rispondere, si era già preoccupato di ampliare le potenzialità delle armi ucraine per i prossimi quattro mesi. Quando Trump si è rivolto alla Nato, ricordando che prima di tutto viene l’interesse americano ed il rafforzamento dei suoi alleati. Il che significa subordinare l’interesse russo a quello statunitense e a quello degli amici degli Stati Uniti. Se Putin appare un po’ confuso, Trump è stato chiarissimo.
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