Per ben due volte nel giro di pochi giorni Fratelli d’Italia che pure è impegnata nella formazione del nuovo governo, ha parlato di ritorno immediato alle urne. Prima lo ha fatto con l’onorevole Lollobrigida, poi ieri sera anche con l’onorevole Meloni. Meloni ha detto che se il governo non avrà una salda posizione atlantista sarà meglio che nemmeno si faccia. Non capiamo solo perché allora abbia contribuito all’elezione di un presidente della Camera che subito si è messo a discutere le sanzioni alla Russia. Le sanzioni sono la scelta strategica dell’asse atlantico volto ad impedire la capacità bellica russa nel medio breve periodo e quindi se si vorrà porre fine alla guerra nei prossimi mesi bisognerà intensificarle e tutti i governi europei che vogliono rispettare la posizione atlantica, a cominciare da quello italiano saranno impegnati a sostenerle.
Per il resto la giornata di ieri si è caratterizzata nella disperata ricerca di assicurazioni sull’atlantismo del presidente Berlusconi. Il Cavaliere ha persino ricordato il suo intervento a Washington e le parole di amicizia ed apprezzamento rivolte dal Congresso statunitense nei suoi confronti. Tutto vero. Nessuno mette in dubbio l’atlantismo passato e recente di Berlusconi. È solo quello di domani che si mette in dubbio. Perché se Berlusconi si è detto convinto e parlando all’assemblea dei suoi parlamentari, che la responsabilità dell’aggressione russa sia dell’Ucraina, che Putin sia una persona dolcissima e l’occidente gli abbia teso una trappola, allora non si capisce quanto a lungo possa resistere quest’atlantismo a prova di bomba dimostrato dal vecchio Berlusconi. Guardate cosa è accaduto a Conte. Fino a ieri Conte sembrava la controfigura del professor Orsini, basta con le armi agli ucraini, adesso dispensa lezioni di politica occidentale come McNamara. L’inflessibile Paolo fu folgorato a Damasco, a Conte è accaduto lo stesso appena si è seduto sui banchi dell’opposizione.
Nonostante tutto questo è comunque plausibile che il governo si riesca a fare lo stesso, limando più o meno quella dichiarazione e contenendo quel comportamento. Purtroppo, le premesse politiche sono da sole già sufficienti a comprometterne gli equilibri e temiamo che il seguito degli avvenimenti ne complicherà ulteriormente le prospettive. Perché, se l’onorevole Meloni ha ragione nel chiedere una politica di governo saldamente atlantica, e siamo perfettamente d’accordo con lei, allora al governo devono andare quelli che non erano convinti ieri o l’altro ieri delle scelte atlantiche, ma quelli che ne sono convinti anche oggi e lo resteranno domani.