Se il problema fosse la maggiore autorevolezza del governo, non c’è bisogno di una riforma costituzionale, basta rimuovere il ministro che asserisce la necessità del premierato per renderlo tale. Se invece si cerca la stabilità del governo, nessuno ne ha avuta in Italia negli ultimi cento anni. quanto quello Mussolini. Eppure, mai si fosse potuto mandare a casa il Duce nel giro di soli due anni, l’Italia avrebbe avuto meno problemi e tutto sommato anche il mondo occidentale. La Repubblica democratica uscita dall’antifascismo, si fonda su una Costituzione parlamentare proprio per impedire una concentrazione dei poteri nello Stato nel solo governo. Se vi fosse allora ragione di voler correggere un eccessivo decentramento, vi sono modelli costituzionali preesistenti a cui guardare. La costituzione romana del 1849 è un esempio tipicamente giacobino della concezione dello Stato, dove i magistrati vengono nominati dai consoli in consiglio dei ministri, ma i consoli durano in carica, improrogabilmente, tre anni. Poi decadono. Concentrare il potere nelle mani del governo e imporne la durata di 5 anni per Costituzione, quando quella attuale impone alla sola legislatura tale mandato e non obbligatoriamente, non ha a niente a che fare con la stabilità. Piuttosto ne ha con il soffocamento della vita politica democratica. Prima si escludono dei soggetti alla partecipazione del voto, poi si riduce ulteriormente la rappresentanza, infine si concentra il potere nelle mani di un solo individuo. Questo il percorso all’indietro della democrazia italiana. Manca solo il partito unico e la chiusura del Parlamento che pure si è già sperimentata proprio nella scorda legislatura quando si occupava di transomofobia.
Il sistema bipolare maggioritario ha acuito le divisioni del paese piuttosto che sanarle e rimase traumatizzato dalla crisi di governo del 1994. Appena approdati al nuovo sistema elettorale che doveva garantire la stabilità del governo facendo fuori i partiti minori, “i partitini” si chiamavano, ecco che tempo 251 giorni il governo del maggioritario era già caduto e se ne era fatto un altro di natura completamente diversa. Eppure nel 2001, senza introdurre particolare correttivi se non la scritta sulla scheda, “Berlusconi presidente”, la coalizione che aveva vinto le elazioni rimase al governo con la stessa guida per l’intera legislatura, e di nuovo con i riammessi partiti minori, mentre nel 2011 il parlamento ritenne di approntare una diversa soluzione rispetto alle scelte elettorali. Lo stesso è avvenuto nella legislatura passata, dove non sono state sperimentate solo soluzioni tecniche, ma anche di maggioranze politiche composte da forze contrapposte. La caratteristica della nostra Costituzione è che il parlamento è libero politicamente e con esso i cittadini che da domani, con questa riforma, non lo saranno più, La stabilità del governo non significa necessariamente efficacia. Per questo anche la maggioranza è libera di decidere che il presidente del consiglio indicato non è all’altezza e questo implica un qualche contraccolpo istituzionale. Ci mancherebbe solo che un maggioranza che non confida più nel presidente del Consiglio, lo dovesse sostenere per legge. Potrebbe sostituirlo con un suo affiliato, il che appare più un complotto che una manovra di palazzo. Per la vita democratica è ancora meglio la crisi politica. Questa si può risolvere in Repubblica, l complotti come finiscono bisogna andare a vederlo nei bassi imperi.
La nostra vecchia Costituzione repubblicana da bellissima come era considerata è stata ritenuta obsoleta. In effetti già dagli anni ’90 del secolo scorso vi sono state apportate modifiche tali da scompaginarne il tessuto. Il governo Meloni non sembra nemmeno essersi accorto della concorrenza legislativa avviatasi con la riforma del Titolo V. E’ inutile istituire un premierato se prima non si rivede il titolo V dove vengono sottratti aspetti decisivi alla giurisdizione del governo. Questo il ministro Calderoli lo sapeva, forse non è stato consultato. A meno che a dispetto del Titolo V, si voglia continuare a forzare la Costituzione come spesso accade. Allora perché mai riformarla? La si forza, come avviene quando il presidente del Consiglio diventa universalmente ” la premier” forzando anche la lingua italiana e tanti saluti. Quando la forza si esaurisce. il dettato costituzionale viene ristabilito. Anche perché per vedere una Seconda Repubblica, figurarsi una Terza promessa, non si può pensare a maggioranze allargate o variabili in parlamento che poi si vorrebbero impedire proprio con il nuovo testo approvato. Convocassero un’Assemblea costituente, in modo che se non l’ intenzione, almeno la procedura, rispetterebbe la decenza repubblicana.
archivio fotografico Camera dei Deputati