Il Consiglio nazionale del Pri, il 10 marzo scorso, ha approvato un documento per rientrare dal debito pubblico redatto da Saverio Collura su proposta del segretario nazionale Corrado Saponaro De RInaldis. Un documento che abbiamo pubblicato per esteso volendo innanzitutto denunciare una situazione drammatica e drammaticamente sottovalutata, della finanza italiana. L’ammontare del debito alla fine dell’anno scorso, raggiungeva i 2830 miliardi. Nessuno pretende che il documento repubblicano venga sottoscritto alla lettera dalle altre forze politiche o dal governo. Di sicuro poteva fornire l’occasione per iniziare un ragionamento. Il silenzio tombale sceso sull’argomento è stato rotto dal Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, nel suo intervento di ieri al Meeting di Rimini. In questi ultimi mesi il debito pubblico italiano è persino peggiorato e sta viaggiando verso i tremila miliardi. Vorremmo credere che i ministri Salvini e Giorgetti che hanno ignorato tranquillamente noi, non pensino di ignorare anche l’estremo appello del Governatore, perché già si legge invece che il problema del debito ce l’ha la Francia, come se noi così fossimo a posto.
In un intervento incentrato sull’integrazione europea, il Governatore ha ricordato che il debito italiano è ancora “sostenibile”, ma anche che senza un intervento di contenimento grava sul futuro delle giovani generazioni. Solo di interessi costa quanto l’intera istruzione pubblica nel Paese e finisce con l’incidere sulle pensioni, che già vengono colpite dal calo demografico. Basta accennare a questi due temi per avere una narrativa completamente discordante da quella fornita dal governo che vanta in questi giorni di aver ridotto l’immigrazione. Per Panetta bisognerebbe favorire per lo meno un afflusso di lavoratori stranieri regolari. Questa sarebbe “una risposta razionale, indipendentemente da valutazioni di altra natura” alle questioni economiche che ci riguardano. Un’immigrazione da gestire non con l’Albania, ma con l’Unione europea, ancora la migliore opportunità per il nostro paese, come ha dimostrato il successo ottenuto dall’euro. In un’epoca di nazionalismi che rialzano la testa, ha ricordato Panetta, con l’euro “non abbiamo perso sovranità, l’abbiamo guadagnata”. Nel momento nel quale i governi europei avrebbero il compito “di non disperdere lo slancio verso l’integrazione dell’Ue e di proseguire lungo il percorso comune”, il governo italiano ha pensato bene di votare contro la Commissione e questo è oggi il problema politico più grave per il nostro paese, di cui nemmeno sembrerebbe rendersi conto. I successi vantati dal governo italiano sul piano fiscale si riveleranno puramente effimeri senza riuscire a raggiungere una capacità fiscale comune: Il governo italiano dovrebbe già ora avviare “una riflessione sui prossimi passi” da compiere, dato che il programma Next generation terminerà nel 2026. Vedremo a breve se vi saranno delle risposte pertinenti da parte dei ministri presenti a Rimini alle sollecitazioni del Governatore, o si farà finta di niente.
Si tratta di un’ultima chiamata per l’Italia il cui problema cruciale rimane la riduzione del debito pubblico in rapporto al prodotto. Un debito previsto dal Def al 137-138% e che potrebbe ancora aumentare di altri due punti, espone l’economia italiana alle speculazioni più rovinose dei mercati finanziari. Servirebbe creare un avanzo primario adeguato, insieme ad un deciso incremento della produttività e della crescita, per non parlare della riduzione della pesa pubblica. In altre parole, verrebbe da dire che si farebbe meglio con un altro e diverso governo. Da questo attuale, “la Patria” aspetta un qualche segno di consapevolezza della situazione, che proprio non si vede. Eppure il tempo, incluso quello del Next generation, sta scadendo.
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