Nella conferenza stampa del partito repubblicano per la campagna elettorale del 1972, un giornalista del Regno d’Italia, quotidiano del partito monarchico, riconobbe ad Ugo La Malfa di aver denunciato gli errori commessi dal centrosinistra, di cui pure era un padre putativo e tuttavia di averci messo dieci anni per accorgersi del fallimento e ancora di non avere una formula alternativa. Vale la pena di ricordare quella stagione dell’informazione politica Rai. Un compiaciuto Jader Jacobelli rese noti prima del dibattito i dati di ascolto del ciclo di trasmissioni. 22 milioni di ascoltatori ed erano in crescita. La formula usata era rigorosissima, cronometro sul tavolo a misurar il tempo di risposte del segretario politico alle domande della libera stampa. La conferenza di la Malfa ospitava, con l’organo del Pdium, l’Avanti, del Psi, l’Unità del Pci, il Mondo nuovo del Psiup. In pratica l’unico giornale indipendente era uno locale siciliano che accusò La Malfa di fare politiche contro gli interessi del mezzogiorno. Questo tanto per capire come si svolgeva il confronto politico negli anni ’70 del secolo scorso ed il successo che riscuoteva presso la popolazione che si recava alle urne un po’ più volentieri di quanto non accada oggi. Tra l’altro, già all’epoca, nel programma elettorale del Pri, era stilata una riforma della Rai.
Quell’anno fu a tutti gli effetti cruciale per il partito repubblicano .perché il Pri dopo essere uscito dal governo Colombo aperse la crisi della maggioranza davanti all’elezione del Capo dello Stato, Giovanni Leone, avvenuta con il voti del movimento sociale. Una delle poche volte in cui il Pri spinse per elezioni anticipate ed in cui il Msi aveva segnato un colpo. La Malfa chiedeva una pausa di riflessione alle forze della coalizione per poter riprendere proficuamente un lavoro che stava andando a rotoli. Pietra dello scandalo, il documento Giolitti che era a suo giudizio mal interpretato dal partito di cui pure Giolitti era esponete, il Psi. I due capitoli controversi erano quelli della spesa pubblica e, nemmeno a dirlo, la politica dei redditi. Guardando l’evoluzione del quadro politico da quel momento, la pausa di riflessione fu piuttosto lunga. Il Pri rientrò per pochi mesi nel governo Rumor del ’73, per uscirvi sino al 1974 quando si costituì un governo Moro con cui collaborò in quella che era comunque un’esperienza bicolore Dc – Pri. I socialisti, con le loro ubbie, erano solo in maggioranza e lasciarono anche quella dopo le amministrative del giugno del 1976 quando il partito comunista prese il 33 per cento dei consensi. Il resto della storia è tragica. Si realizzò la profezia del primo nemico del centrosinistra, Randolfo Pacciardi, che proprio a Moro disse che questo suo voler incedere fra Satana e Cristo, avrebbe avuto un esito disgraziato, per Moro stesso, innanzitutto. Pacciardi probabilmente non poteva immaginare i giorni del sequestro ed il delitto, certo intuiva il peso ideologico sulla vita italiana di quegli anni..
L’esperienza del centrosinistra si esaurì allora. Avrebbe preso piede il compromesso storico, che La Malfa giudicava ineluttabile e questo non era certo un complimento, per poi formare un governo tripartito centrista, in cui sarebbe morto, esattamente 45 anni fa. Le sue ultime parole politiche sono di amarezza. Dei tanti articoli che gli saranno dedicati ce n’è uno su tutti che vale la pena ricordare, “una vita al servizio della Rivoluzione”, come quella di Mazzini. La firma è di una rivista tradizionalista come l’Alleanza cattolica. Nessuna apologia per capirci, ma un bel titolo di testa. per uno che manco ricevette i sacramenti.
Non che siano mancati i tentativi di centrosinistra allargato, il pentapartito e di centrosinistra nuovo, “L’Ulivo” che al dunque hanno solo consentito di regalare il paese a Berlusconi. La Malfa avrebbe detto che mancavano i contenuti programmatici necessari per evitare il caos. I due capitolati controversi del documento Giolitti, spesa per investimenti e politica dei redditi, rimarranno sempre inevasi. Lo scoglio su cui il paese andò a scontrarsi fu quello dello sviluppo economico, quando le forze che propongono il centrosinistra, oggi, al limite favoleggiano la decrescita felice, avanzano la grande proposta del salario minimo. “I soldi per la sanità?”, diceva Ugo La Malfa seduto accanto a Tiziano Federighi, “ma senza sviluppo non ci sono soldi per la sanità!”. Spiegatelo a Conte. Non c’è più La Malfa, non c’è più Moro e tantomeno Giolitti. Soprattutto nessuno che si ponga il problema della loro eredità politica. Per lo meno a noi tocca ancora fare i conti con la nostra.
Fiera di Milano, concessione esclusiva al quotidiano la voce repubblicana