Con il vertice informale di Budapest dove si è stabilito che a giugno l’Europa presenterà la sua strategia per diventare competitiva, e ancora non si sa se l’aumento al due per cento delle spese militari rientrerebbe o meno nel patto di stabilità, siamo davvero in una botte di ferro. Se Putin fosse dotato di una qualche capacità bellica muoverebbe le truppe da Kaliningrad ed in due ore avrebbe preso Berlino senza probabilmente sparare un solo colpo che in Germania hanno aperto la crisi di governo. Da li potrebbe puntare sull’Olanda contando sui fratelli arabi che hanno appena scatenato una caccia all’ebreo tale da far vergognare il governo, ovvero il governo olandese non controlla nemmeno la piazza di Amsterdam, figurarsi i confini. Un altro paio di ore di marcia e Putin occuperebbe Bruxelles dove può accoglierlo il generale Vannacci. A quel punto sarebbe alle spalle della Polonia e dei paesi baltici e si sciacquerebbe gli stivali sul Reno. La Francia già si trova nelle sue frontiere naturali e la Spagna in preda all’alluvione preferirebbe cacciare il re ed il governo che i russi. L’Ungheria esulterebbe e quello che farebbero Italia e Austria non avrebbe nessuna importanza. Putin sarebbe padrone dell’ Europa in due giorni quando manco riesce ad entrare a Zaporizha da dieci anni.
Escludete che al Cremlino non ci abbiano pensato. Cosa trattiene questa brava gente? Che fin quando bombardano Kyiv e Odessa, all’America importa poco o niente, se invece Putin tornasse a Berlino, dove ha iniziato la sua carriera da sbirro, persino Trump avrebbe un qualche sussulto. Trump ha detto che una volta presidente farebbe finire la guerra in Ucraina in 24 ore. In realtà potrebbe riuscirvi anche in pochi minuti. Basta telefonare a Putin e dirgli che se non si ritira, Mosca verrà bombardata esattamente come fece con le basi russe in Siria all’inizio del suo primo mandato. Allora Putin abbassò subito le penne. L’arma atomica non è un propellente per la guerra, è un deterrente. Usarla significa essere spacciati, la Russia sicuramente, l’America per condizioni geografiche evidenti, molto meno. Lo sapeva Crusciov, quando appunto non doveva combattere con l’Ucraina e a Berlino ci stava eccome, figurarsi se non lo sa Putin. Non lo sa solo l’ Europa che pensa di fare a giugno quello che doveva fare il mese scorso.
Stendhal scriveva nel 1818 che solo l’America avrebbe potuto fermare l’espansionismo russo e lui aveva di fronte l’Europa del congresso di Vienna che era più combattiva di quella di oggi. Per questo Putin si è detto pronto a telefonare lui a Trump e trattare subito un’iniziativa di pace. Essere ridotto a far combattere i nord coreani, dopo i nepalesi, non è proprio una dimostrazione di forza. La Russia dei tempi di Stendhal in tre anni aveva mobilitato più di un milione di uomini e li aveva schierati sul campo dal 1812 al 1815. Per questo sia il New York Times, che il Finantial Times, hanno già pubblicato un’ipotesi di piano di pace che non mantiene affatto gli obiettivi originali di Putin. Quelli prevedevamo di entrare a Kyiv per fare un suo governo. In compenso salverebbe la faccia tenendosi quei cento quaranta chilometri quadrati di Donbass che non gli servono a niente. Piuttosto. non si capisce come viene risolta la grana del Kursk. Putin aveva detto di cacciare gli ucraini a ottobre, siamo a metà novembre. Trump farebbe un figurone se convincesse Zelensky ad accettare e tutto sommato all’Ucraina ancora converrebbe. Le armi ricevute, non servono a niente se non può colpire la Russia quando e dove vuole. Finiamola con la pantomima aiutiamo l’Ucraina, quando siamo amici dei russi. Un solo problema, la richiesta di Putin che l’Ucraina si dichiari paese neutrale. Questo poteva essere nel 1991. Oggi dopo un conflitto che è iniziato nel 2014 ed ancora si trascina, se lo può scordare. Anche se Trump bloccasse ogni supporto militare, la Nato si sciogliesse, e gli ucraini tornassero alle lance, questi sono oramai nemici mortali della Russia e la Russia dovrebbe preoccuparsi non solo dei cosacchi, ma anche dei georgiani e persino dei bielorussi. Lukaschenko è stato costretto a confessare che i russi non li sopportano più nemmeno loro. Per cui se l’America può fermare davvero la Russia, i vecchi Stati della confederazione sovietica sono tutti in tensione pronti a rendere vane le mire di Putin.
“La storia accelera”, ha detto Francis Fukuyama, tornato chissà perché sotto le luci della ribalta, e meno male. Trent’anni fa ancora lo ricordiamo, aveva scritto che la storia era finita. Verso dove acceleri è invece difficile per chiunque stabilirlo, perché la storia ha un moto oscillatorio, un’azione è accompagnata da una reazione. Trump può minacciare la società liberale in occidente, come pensa Fukuyama? Se si, la minaccia finirebbe con lo svegliarla. L’occidente liberale dorme sui suoi allori dal 1989. Da allora appare in ritirata su tutti i fronti pensando che con la pace e la diplomazia e magari il commercio, si possano mantenere conquiste ottenute con il sangue. Poi può anche essere che nell’accelerazione della storia, subentrino prospettive e idee più allettanti della semplice e banale libertà politica. Cosa volete che questa possa più contare quando un genio come Elon Musk vagheggia che fra tre anni potremo andare su Marte. Magari ci spedisce la figlia che vuole lasciare gli Stati Uniti, perché transessuale. Caspita ci andiamo a fare su Marte?
licenza Pixabay