Le previsioni economiche su un paese in guerra, sono la cosa più azzardata che si possa fare, soprattutto quando si tratta di uno Stato che dispone di una industria militare capace di impiegare venti milioni di persone e risorse naturali quasi infinite. La Russia ne forniva alla Germania nazista ancora il giorno prima di venirne attaccata. Adesso c’è chi sostiene che la sola perdita del 2,5 per cento del Pil stimata dall’Ocse, per la Russia sia come un successo, dimenticandosi magari che il Pil russo è già inferiore a quello dell’Italia che si lamenta dell’ ‘incremento di un punto e mezzo percentuale nello stesso periodo considerato. Poi ci sono gli altri paesi esportatori con cui fare i confronti. L’Arabia Saudita guadagna l’8%. Era invece facile da prevedere per un analista, come anche nel caso in cui la Russia avesse occupato Kyiv in una sola settimana e spazzato via il governo Zelensky, non avrebbe potuto lo stesso vincere una guerra di occupazione. Per riuscirvi, Stalin dovette sterminare 10 milioni di ucraini dal 1922 al 1935, Putin nello stesso arco di tempo avrebbe dovuto sterminarne almeno trenta milioni. Questo non sarebbe stato possibile senza riportare anche indietro l’orologio della storia.
Poi si è vista la strategia militare russa e lo stato effettivo dei suoi armamenti. Allora anche chi non ha studiato Cesare, comprende facilmente che non solo Putin non avrebbe vinto la guerra, ma che sarebbe stato presto travolto politicamente. Una dittatura può resistere a tutto ma non alla sconfitta militare. Sotto questo profilo bisogna riconoscere che Putin ha dimostrato la dote formidabile di negare l’evidenza, qualità non indifferente e che purtroppo porta alla recrudescenza della guerra. Sempre che i presunti pacifisti siano in buona fede, cosa di cui vi sono più ragioni di dubitare, bisogna dir loro che l’accanimento bellico non deriva dalle armi date agli ucraini che sono ancora insufficienti, davanti ad un colosso della produzione bellica come quello russo. Deriva invece dalla frustrazione del Cremlino per un fallimento clamoroso consumato sotto semplici droni di fabbricazione turca nei primo mesi dell’invasione. Insieme al sistema di difesa marino della sola Odessa, cosa che i russi avrebbero dovuto sapere prima di muoversi come mosche senza testa. Ad un dato momento il popolo russo dovrà giudicare questo disastro e lo giudicherà peggio di come lo sta già giudicando la popolazione mondiale. E’ infatti vero che la Russia non possa sopravvivere senza l’Ucraina annessa al suo interno, questo il problema di una oligarchia capitalista che non riesce a diffondere il benessere nella sua società, senza nuove conquiste di mercati con la forza. Ma è ancora più vero che l’Ucraina non cederà né ora né mai, salvo appunto la distruzione di due terzi della sua popolazione. Troppo persino per un criminale come Putin.
L’intensificazione dei bombardamenti su obiettivi civili a cui si assiste in questi ultimi giorni sono insieme alle ricorrenti minacce solo il segno dell’impotenza di un regime già vinto. Impiegata tutta la sua forza residua su una sola enclave di scarsa rilevanza, l’esercito russo è costretto a contare i metri di terreno guadagnati per poter capire se avanza o meno. Quando l’ex cuoco di Putin il comandante della Wargner, Progozin, ha annunciato in un edificio, la notte, di aver preso Bakmuth, ci siamo detti che i russi non la prenderanno mai Bakmuth, perché altrimenti ti mostri in parata all’aperto in pieno giorno e non giri un video al chiuso nel buio.
D’altra parte abbiamo sottovalutato l’arte della menzogna da parte dei governi russi affinata in quasi ottanta anni di socialismo reale. In questo campo i russi sono straordinari anche in faccia tosta, al punto di mandare un sosia di Putin a visitare i territori del Donbass con tutti gli onori delle telecamere. Possibile che la popolazione russa non se ne accorga? O Putin è davvero talmente sfacciato da pensare che l’occidente ignori che lui viva oramai rintanato in attesa di una bomba? Eppure eccola la copia del dittatore sgambettare impettita fra i generali, una caricatura pagliaccesca. A questo è ridotto il governo russo dopo un anno e passa di guerra. all’impiego dei sosia. Per il resto l’esercito che non sfonda a Bakmuth scava gallerie difensive, si trincea. Teme la controffensiva ucraina sui territori annessi. Altro mito surreale. La Nato potrebbe fare una controffensiva non l’Ucraina. L’Ucraina può resistere fino allo sfinimento dell’esercito russo che ha già perso duecentomila uomini, tanto che ogni sei mesi Putin annuncia di volerne reclutare altri 400 mila, destinati al macello. E’ il filo delle interlocuzioni delle autorità russe a descrivere la sconfitta nella sua esatta dimensione. Operazione speciale, guerra nucleare, reclutamento doppio rispetto al primo contingente inviato. Non è che bisogna aggiungere altro per descrivere una disfatta clamorosa che i dati dell’ultimo rapporto Ocse neanche possono prefigurare. La Russia si è spinta nel baratro che il comunismo le aveva scavato peggio dello zarismo. E a questo punto davvero non si capisce come potrà uscirne. Per lo meno intera.