Le cose, a farle semplici, stanno così. Una corte di giustizia internazionale, riconosciuta dall’Italia ed istituita da un governo Berlusconi a Roma, ha chiesto l’arresto di un aguzzino libico. Il governo italiano, trovandosi questo individuo fra le mani, lo ha rimpatriato rapidamente. Poi ha accusato la corte di giustizia e si è spazientito persino di venir contestato dalle opposizioni. Da parte loro queste chiedendo al presidente del Consiglio di andare in Aula, vorrebbero veder inalberare la ragion di Stato. Come se per la sicurezza della patria si possa commettere qualsiasi nefandezza. Sinceramente è molto meglio una polemica con la Corte penale internazionale, anche da una posizione indifendibile come questa, piuttosto che ammettere di essere disposti ad arruolare stupratori seriali per poi andarci a veder la partita di calcio.
L’onorevole Meloni è più scaltra dei suoi ministri, ha già parlato fin troppo della vicenda e le conviene il silenzio. Non presentandosi alle Camere potrà domani sostenere di non avere avuto a disposizione le informazioni sufficienti sul caso. Si nasconde dietro i suoi ministri? Certo e fa bene. La liberazione di Almasri equivale ad un delitto di Stato, come quello Matteotti. All’epoca, l’onorevole Mussolini si riparò dietro De Bono, Cesare Rossi, Dumini, e anche se si assunse la responsabilità “politica, morale e storica”, di quanto avvenuto, scaricò sui suoi collaboratori ogni possibile malefatta commessa. L’onorevole Meloni ha lasciato come bersagli due ministri e c’è un terzo che fa la corsa a salire sulla barca che affonda, l’onorevole Taiani. Meno male che in tutto il mondo il ministro degli Esteri, è un punto di caduta diplomatico del governo. In Italia invece ha impugnato la scimitarra e vuole affettare la Corte dell’Aia. Che spettacolo.
Curioso che ancora non sia stato agitato il fantasma di Guantanamo. Persino la grande democrazia americana si è difesa attraverso un protocollo ignobile in nome della sua sicurezza. Vero, non fosse che l’America venne colpita nel cuore di New York, aerei di linea usati come bombe, distruzioni di imponenti edifici nella Capitale, migliaia di morti, un’organizzazione terroristica internazionale impegnata su larga scala a minacciarla come Al Qaeda. L’Italia da cosa si dovrebbe esattamente difendere? Forse da quei disgraziati che arrivano mezzi morti sui barconi? Gli stessi che il ministro “Bimbominchia”, rispettosa definizione attribuita al sottosegretario onorevole Fazzolari, lasciava giorni e notti in mare? O quelli che adesso i colleghi di Fazzolari fanno girare su è giù sull’Adriatico per andare e tornare dall’Albania? Perché il governo oltre che litigare con l’Aia, litiga pure con la magistratura italiana, cioè litiga con la Costituzione su cui ha giurato e detto con franchezza, non stupisce per niente.
Il ministro Nordio, esposto com’è alla bufera, deve aver intravisto la folgore divina balenare nel cielo e ha avuto un soprassalto di lucidità. Si è raccomandato ad una “giustizia umana”. Sentimento bellissimo, degno di un illuminista come lui pure è stato, un tempo oramai molto lontano. La giustizia umana sarà quella che si abbatterà sulla la linea di condotta tenuta da un governo indegno di una Repubblica democratica. Forse la Corte Penale internazionale dell’Aia sta già provvedendo.
Demaine de Vizille, Mueè de La Rèvolution Française