Nel corso di un’ intervista di rai 3 andata in onda nella tarda serata di ieri, il responsabile per i rifugiati Onu, Filippo Grandi, ha lodato il piano Mattei come uno strumento utile per sostenere i paesi di transito dei migranti. In sostanza, Grandi, il nome è una garanzia, ritiene che il governo italiano non farebbe nient’altro che pagare gli stati in questione per un’azione repressiva. Non fosse così, il presidente del Consiglio, piuttosto che promettere di elargire soldi da Tunisi a Tripoli, avrebbe affrontato la questione direttamente con la Cina durante il viaggio appena concluso. Tra i nove Stati africani che sono infatti interessati al piano, “Stati pilota”, vengono definiti, perché ovviamente se ne aggiungerebbero anche altri se occorresse, tanto i soldi italiani sono infiniti, figura anche la Repubblica democratica del Congo. La particolarità della repubblica democratica del Congo, un paese grande quanto tutta l’Europa, che conta cento milioni di abitanti, è la ricchezza di materie prime, in particolare il cobalto, le cui miniere sono controllate al sessanta per cento dai cinesi. I cinesi con una mano d’opera di donne e bambini senza nessuna preoccupazione di tutela sanitaria, nel piano Mattei c’è un ampio capitolo sulla salute, fanno affari d’oro sfruttando il territorio in rapida espansione. In pratica le miniere di cobalto stanno assorbendo dimensioni tali da aver effetto sulla popolazione della zona, costretta a spostarsi. Le migliaia che invece lavorano aspettano solo i soldi necessari per fuggire in Europa. Questa la regione del Katanga, che almeno la presenza cinese ha servito a stabilizzare. Nel resto del paese si scontrano più di cento milizie con il governo centrale, tanto che in Congo c’è il più grande campo profughi dell’area, con un milione di persone. Incredibile che ancora esista. Chissà quanti soldi bisognerà dare al governo congolese per evitare che esploda un campo già sotto attacco di alcune miliziani. Chi in Congo non combatte per accaparrarsi i preziosi, lo fa per gli odi tribali.
Per quanto possa apparire difficile dire ai cinesi di adottare una qualche misura umanitaria e di ridistribuzione del reddito, sai cosa gli importa a Pechino di questo, si può far sapere loro, almeno, che l’Italia sarebbe pronta a fare pressione sull’avidità e la corruzione del governo congolese, che si accontenta di troppo poco rispetto ai profitti dei cinesi. Kinshasa potrebbe pretendere molto di più. Se L’Italia vuole evitare di trovarsi in mezzo ad una tempesta prossima ventura, dovrebbe aprire insomma un piano per il Congo, e tirare dentro con la Cina anche l’Europa. Poi sarebbe il caso di svegliarsi, Se in Congo ci sono più di 120 milizie combattenti, una è del Ruanda e si sa, 80 saranno locali, le altre venti necessariamente di paesi interessati al resto della torta. In Congo c’è rame, uranio, metalli che nemmeno sappiamo quali, oro?, magari ancora il caucciu. Vai a vedere che l’Italia si ritrovi a finanziare paesi africani interessati alla destabilizzazione e alla depredazione del Congo, portando al limite l’esasperazione di già chi ha lo status di profugo e vorrebbe solo trovare il modo di arrivare da noi.
Poi per carità, lungi dal voler turbare i sonni di un governo che si bea di aver ridotto proprio in questi mesi l’immigrazione clandestina. Se si sono riempite le tasche dei regimi contattati, non c’è da stupirsi, avveniva, sicuramente a miglior prezzo, anche quando c’era il solo Gheddafi. La questione è, che, se non si cerca di creare in una situazione di disagio, una qualche condizione di prosperità. si metterà comunque in moto un altro mezzo milione di persone entro il prossimo anno. Ai voglia a pagare i paesi africani. Devi cercare per lo meno di preoccuparti che si riapproprino delle loro risorse naturali. Questa sarebbe ancora una politica, magari da impostare con l’Unione europea.
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