Con una conferenza tenuta nel 1925 su Goethe e Tolstoj, Thomas Mann formalizzava la salda connessione culturale fra Russia e mondo occidentale. Non importava che i contenuti tematici fra due autori di questa grandezza fossero a dir poco agli antipodi. Il genio plastico creativo era comune ad entrambi. Prima di Thomas Mann era stato il polacco Friedrich Nietzsche a ritenere l’opera di Dostoevskij cruciale per le sorti del pensiero occidentale e a darne ampia testimonianza. In tutto il novecento avremmo la conferma di queste valutazioni sotto il profilo letterario, pensiamo anche solo alla fortuna avuta da Pasternak e Solgenitsin da noi, come in campo squisitamente artistico e basterebbe ed avanzerebbe, l’opera di Kandinskij e le sue influenze. Per cui che il pontefice, durante il suo viaggio di ritorno dalla Mongolia, abbia ricordato i legami profondi fra la cultura russa e l’occidente è cosa indiscutibile. Non sarà certo il regime di Putin ad attenuarli, esattamente come non li attenuò lo stalinismo. Sarebbe altrimenti come imputare al nazismo la letteratura e l’arte tedesca, quando il nazismo ne fu di fatto il primo avversario e lo testimonia proprio un nazionalista borghese come Thomas Mann costretto all’emigrazione, ma ancora di più Marlene Dietrich che Goebbels avrebbe voluto come immagine del cinema tedesco in Germania.. In generale rivendicare una qualche forma spirituale alla base di un fenomeno politico degenerativo, sia esso il bolscevismo, che il nazismo, o l’attuale regime di Putin che raccoglie entrambi, è cosa abbastanza insensata. Nemmeno Marx avrebbe apprezzato e rivendicato l’opera del socialismo reale che si è concretizzata, in contrasto fra l’altro al suo impianto teorico, Marx era convinto della rivoluzione socialista in Inghilterra, non in Russia, così come Rousseau credeva nell’istituzione della repubblica in Svizzera, non in Francia. I regimi totalitari del ‘900, dispiace per le convinzione di Popper, nel loro complesso non hanno derivazioni filosofiche di alcun tipo. Lenin se ne interessava pochissimo, aveva litigato persino con gli accademici russi a riguardo, mentre Hitler aveva un solo libro in testa il Mein Kampf. Mussolini era influenzato al limite da Sorel, e Franco dalla lettura del Vangelo.
Cosa completamente diversa è invece se il pontefice con la grande arte russa vuole salvare l’impero di Pietro il Grande o di Caterina seconda. Perché anche se entrambi erano legati all’occidente profondamente, Pietro voleva occidentalizzare l’esercito, Caterina era tedesca, entrambi ebbero una mira espansionistica legata alla guerra. Pietro fu il primo a rivendicare la Crimea, a combattere il sultano che occupava l’Ucraina e a spingersi in Svezia. Pietro è un modello di Putin. Mentre Caterina annegò il suo progetto riformatore davanti alla Rivoluzione francese tanto da diventare una delle sovrane più reazionarie in Europa. Se si capisce perfettamente che la Chiesa cattolica nel suo complesso possa essere attratta da Caterina, certo non lo è da Bonaparte, bisognerebbe essere comunque prudenti ad indicare un modello tanto dispotico, non solo al mondo occidentale, ma persino a quello russo. Non c’è dubbio alcuno che Caterina abbia influenzato profondamente l’evoluzione successiva dello zarismo che non a caso si concluse sotto il segno di Rasputin. Rispetto alla cultura occidentale dove il peso dell’illuminismo seppe comunque farsi sentire, la Russia salvo rarissime eccezioni, Turgenev, Cernicevskij, è sempre stata assorbita da istinti retrivi. Ci sono grandi scrittori di lingua russa intenti alla critica del sistema, Gogol, Bulgakov, che in verità sono ucraini. Tolstoj che pure si rinchiuse nella Russia europea, si rivolse interamente al misticismo in maniera ancora più radicale di Dostoevskij che per lo meno era costretto a lavorare per vivere. E’ questa la differenza fra il classicismo occidentale e quello slavo. Il primo con Goethe vede lo spirito realizzarsi interamente nella vita reale. Il secondo con Tolstoj, appunto lo vede distanziarsene e allontanarsene in maniera irraggiungibile, Anche se le classi dirigenti occidentali non si possono certo ritenere all’altezza di Goethe, quelle russe soffrono pur sempre di un tolstoismo di ritorno. Ad un dato momento sono costrette a pagarlo. Solo Goethe e Tolstoj possono permettersi tanta grazia.
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