In uno Stato che prevede la magistratura indipendente, i giudici sottoposti solo alla legge, possono indagare tutti coloro che ritengono necessario indagare. Per certi versi in Repubblica è meglio che i giudici indaghino sul governo che sui privati cittadini, perché il governo dispone di tutti i sufficienti strumenti utili per difendersi. Magari un qualsiasi cittadino invece non li possiede.
Bisogna essere chiari su questa materia, la Giustizia nella nostra Costituzione non è un potere ma un ordinamento giurisdizionale, tanto che si presupponeva la flagranza del reato per indagare su un parlamentare senza richiesta di autorizzazione alle Camere. Una volta caduto quel capitolato, inevitabile il contenzioso fra organi dello Stato prodottosi dal momento della modifica dell’articolo 68. Se il Parlamento vuole tornare indietro rispetto alle decisioni prese nel 1993, è libero di farlo.
Comunque anche sull’indipendenza dei poteri serve una precisazione. Montesquieu nel suo Esprit de loi, ripercorre il costituzionalismo britannico che vuole l’indipendenza dei giudici per salvare un re, Carlo primo, condannato a morte dal Parlamento. Contro Montesquieu si levò la Convenzione francese che nuovamente portò alla sbarra un re e poi si risolse per un tribunale rivoluzionario nominato dal governo. Da notare che questo tribunale rivoluzionario condannò comunque parlamentari e ministri quanto cittadini comuni, senza particolare riguardi. Fu Danton ad aver istituito il tribunale rivoluzionario e lui anche finì alla ghigliottina, per cui è proprio della magistratura non avere riguardo per nessuno. In Francia sarebbero poi stati condannati anche i giudici stessi del tribunale, Fouqier-Tinville per primo. Un governo italiano che chiede il premierato, potrebbe proporre anche di nominare i magistrati in consiglio dei ministri, come fa per i direttori della Rai. Se se la sente,. non ci sarebbe poi da scandalizzarsi.
L’ordinamento vigente che prevede l’indipendenza della magistratura, consente anche una piena libertà di opinione tale da lasciare alla stampa di esprimersi come meglio preferisce. Se un quotidiano grida al complotto, piuttosto che al linciaggio, è sempre cosa consolante. Nel caso che concerne la sorella del presidente del Consiglio, non si capisce la notizia, ovvero se c’è un’ indagine in corso, se questa indagine sta per essere avviata, o se invece si teme che si monti un’indagine nel domani. In questo ultimo caso, gli schiamazzi sono per lo meno prematuri. Abbiamo avuto recentemente un presidente del consiglio indagato che ha saputo comunque vincere le elezioni e per ben due volte. Dunque non c’è particolare ragione di temere un’inchiesta su un parente del presidente del Consiglio, mentre potrebbe essere controproducente annunciarla in anticipo sui tempi. Un cittadino potrebbe essere indotto a pensare che la situazione giudiziaria che la riguarda sia più grave di quella che pure potrebbe rivelarsi. Per non dire di un tentativo di voler intimidire la stessa magistratura a mezzo stampa.
Vizille, Muséè de òa Révolution Francçiase