Superato il 500esimo giorno di guerra nello stato confusionale in cui si trova il fronte dopo la marcia della Wagner su Mosca, è inevitabile che si aggiungano preoccupazioni e timori per una situazione che appare fuori controllo. Il premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi ha detto che per quanto possa essere minimo il rischio di guerra nucleare, questo resta comunque troppo elevato. Parisi ha anche svolto una riflessione storiografica sulla crisi dei missili a Cuba, ovvero ha richiamato la necessità di una contropartita nei confronti della Russia, ad esempio Kennedy smobilitò il sistema missilistico in Turchia, seppure in gran segreto. Parisi invita a riprendere il filo della mediazione con la Russia, perché se discutiamo solo con gli ucraini, ha detto, non ne usciamo. Praticamente, sotto questo profilo, la posizione di Parisi è simile a quella della dottoressa Gruber che su il Corriere della Sera ai suoi numerosi lettori spiega che l’Europa ha perso la grande occasione di un ruolo mediatorio.
Non pretendiamo certo di spiegare alla dottoressa Gruber che l’Europa abbia cercato di svolgere molto di più che una semplice mediazione con la Russia, mandando al Cremlino tutti i suoi più importanti capi di Stato, proprio per impedire l’invasione dell’Ucraina e che il riassestamento delle forniture energetiche di paesi come l’Italia, è frutto del fallimento di questo tentativo. In altri termini, dovrebbe essere evidente anche a chi affatto privo di qualsiasi studio di politica internazionale che in una crisi europea come quella dell’Ucraina, non è l’Europa a poter mediare. Una personalità di un certo livello di conoscenza geopolitica, conoscenza che in Italia manca oramai quasi completamente, sono tutti virologhi, il professor Romano Prodi, ha detto addirittura che solo Cina ed America insieme possono svolgere la mediazione per finire la guerra. Prodi ha quindi persino escluso la Russia dalla potenza mediatrice e lo ha fatto a ragione. La Russia non può consentire nessuna mediazione nemmeno di fronte al disastro militare ed il contraccolpo subito all’ interno, altrimenti si sarebbe già prestata. In questo modo Romano Prodi ha escluso completamente l’Europa dalla possibilità di una mediazione, perché questa non comprende nemmeno la Russia, si rivolge alle sole potenze americana e cinese.
Il motivo per cui la Russia non possa mediare alcunché, dovrebbe essere sottoposto all’attenzione anche del professor Parisi che evidentemente, essendo esperto di ben altro, non si è accorto che rispetto alla crisi del 1963, lo scenario è completamente cambiato. La Russia di Crusciov aveva appena rimesso in riga l’insubordinazione ungherese. Cioè era una Russia che contava l’Ucraina come membro federale, e la Germania est e la Polonia, per non dire di Cecoslovacchia e Moldavia, paesi satelliti. Quella era una Russia che aveva dimensioni imperiali e che non aveva un bisogno vitale di minacciare l’America direttamente, anche sapendo che senza minaccia nucleare diretta, non avrebbe potuto vincere la guerra fredda. L’orgoglio ferito fu quello di Crusciov che ripiegò la flotta con la coda fra le gambe quando in Turchia, i missili tolti l’America li avrebbe rimessi. E Crusciov probabilmente lo sapeva. Solo che non poteva sfidare la potenza americana dal mar dei caraibi senza le testate nucleari necessarie, quando l’America poteva colpire tranquillamente la Russia dall’Europa. Quella Russia. l’Unione sovietica non esiste più e Putin se non riesce almeno a riabbozzarla in parte, è destinato al fallimento. Per questo ha bisogno dell’Ucraina e probabilmente non della sola Ucraina.
La Russia di Crusciov era più ricca e potente dell’attuale Russia putiniana. Aggiungiamo che questo vale anche per gli armamenti. La spesa russa per ammodernare e revisionare il suo arsenale atomico non ne consente un pieno impiego. Per cui la Russia non ha motivo di ingaggiare una guerra nucleare che la veda perdente fin dal primo momento. Piuttosto, lo si è visto nel caso della diga di Kherson, sarebbe capace di far saltare per area la centrale di Zhaporizha. In questo caso però esporrebbe il suo stesso territorio alle radiazioni, per cui anche su questo sarebbe il caso di pensarci meglio. Come meglio farebbero bene a pensare Gruber e Parisi fuori dal loro campo di conoscenze.
cco