Sotto un profilo meramente tattico l’infiltrazione ucraina compiuta nel Kursk era assolutamente brillante. Kyiv ha saputo dimostrare reattività militare smascherando l’estrema vulnerabilità di una cosiddetta potenza che minaccia tutto e tutti quando nemmeno sa proteggere i suoi confini. Strategicamente invece l’iniziativa ucraina è quanto mai discutibile, dal momento che ha ampliato il fronte. Le truppe ucraine avrebbero potuto colpire determinati obiettivi e ritirarsi rapidamente causando il massimo danno possibile. Al contrario hanno preso posizione su un nuovo territorio per decine di chilometri quadrati. Se non riescono a contenere l’avanzata russa nel Donbass, una volta terminato l’effetto sorpresa, come possono avere successo nel Kursk? Anche se la reazione russa non si mostrasse efficace prima di ottobre, come ha annunciato lo stesso Putin, per quella data l’esercito ucraino nel Kursk potrebbe essere accerchiato e annientato mentre quello in Donbass retrocede ulteriormente. In ottobre avverrebbe la catastrofe dell’Ucraina. Non avendo un’idea esatta delle forze impegnate nelle due aree e delle riserve di cui dispone l’Ucraina, la situazione appare scabrosa. Mentre la paralisi da parte del Cremlino potrebbe rivelarsi tempo tre mesi una condizione di forza. L’Ucraina non è autosufficiente e quindi la sua tenuta è a rischio. O Zelensky ha una dote di grande oculatezza nel muovere le sue truppe e gestire le risorse, oppure, come un giocatore d’azzardo che non ha più niente da perdere, cerca di far saltare il piatto. Non ci sono elementi sufficienti a disposizione degli analisti per dirlo, non sappiamo nemmeno esattamente quanti uomini ha mosso l’Ucraina nella sua offensiva di agosto.
Un successo importante, in verità, l’Ucraina lo ha ottenuto, ma sulla Bielorussia. Vista la decisione di non spostare truppe russe dal Donbass, e la difficoltò di schierare r coscritti di Mosca, non si è nemmeno capito se sono arrivati contingenti da Kaliningrad come pure era stato detto dai lituani, Lukashenko aveva la grande occasione di fare un servizio all’alleato muovendo le sue di truppe. Piuttosto ha promesso di dimettersi e ha addirittura denunciato una forza di 150 mila ucraini al confine che lo immobilizza. Se l’esercito ucraino davvero disponesse di 150 mila uomini per contrastare la Bielorussia, Zelensky disporrebbe di effettivi superiori alla Grande Armata napoleonica, che lasciò un numero minore di forze a protezione della Polonia mentre puntava su Smolensk. La verità è che Lukashenko non può mobilitare il suo esercito fuori dal controllo russo, perché quello potrebbe passare in massa dalla parte opposta. Il regime di Minsk sta in piedi grazie ai russi e quello che ha ottenuto di sicuro la Russia con questa guerra è di non poter contare più su nessuno Stato della vecchia federazione sovietica, dal momento che non consente nessuna autonomia. Lukashenko è un pupazzo legato ai fili che lo sorreggono.
Comunque dovesse concludersi la guerra in Ucraina, la Russia non avrebbe fatto questa grande figura. Più di due anni per piegare uno statarello militarmente insignificante come l’Ucraina e pure l’onta di dover subire una controffensiva sul suo territorio. Davvero troppo. Poi bisogna capire come riuscirebbe a controllarla l’Ucraina. La Russia non può accontentarsi dei territori annessi o conquistati finora. Dai tempi di Pietro il Grande la Russia vuole l’Ucraina per l’accesso al mar Nero, e oggi nel mar Nero la Russia continua a perdere navi perché non ha preso Odessa. Putin non può firmare la pace senza Odessa e nonostante che Odessa dovrebbe essere l’obiettivo più facile, esposta su tre fronti, è blindata. Potrebbe crollare prima Kyiv che Odessa. E una volta che crollasse Kyiv inizierebbero i veri problemi per Putin.
Nessuno che ci spieghi quale sarebbe lo strumento politico persuasivo sul nuovo governo. O forse vuole ristabilire l’etmano. Se il modello è quello Kadyrov, un macellaio criminale che sottomette la popolazione con la tortura e l’omicidio, un conto è applicarlo alla Cecenia, un altro ad uno Stato che conta più di 50 milioni di abitanti. In ogni caso Putin ebbe bisogno di nove anni per piegare la Cecenia abbandonata alla sua mercè per cui bisognerebbe farsi un po’ di conti per capire le possibilità di una durata della guerra, completamente insensate. La guerra in Ucraina Putin l’ha persa nella prima settimana, quando il governo “nazista” invece di scappare come quello Pletiura è rimasto al suo posto e la popolazione che doveva applaudire l’esercito russo, scappa o combatte. Trotskij in cinque minuti aveva conquistato Kyiv nel 1918 fra due ali di folla in festa. Putin continua a cambiare generali e ancora gli ucraini non si sono piegati dopo mille giorni di bombardamenti. Anzi, pensate un po’, contrattaccano a Kursk.
licenza pixabay