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La più cupa eredità del Novecento

Riccardo Bruno di Riccardo Bruno
6 Giugno 2023
in L'editoriale
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Coloro convinti un anno fa che la Russia tempo dieci giorni sarebbe arrivata a Kiev adesso ci spiegano che la Russia non può essere sconfitta, ovvero tutt’altro argomento. La Russia può essere sconfitta solo con una guerra nucleare dal momento che se cancelli Mosca e Pietroburgo non esiste più la Russia, quando un paese che spara dieci missili ipersonici al giorno e forse uno raggiunge il bersaglio, dimostra qualche difficoltà balistica. Nel caso di guerra convenzionale la Russia dispone invece di importanti precedenti. Il professor Joseph Mearscheimer dell’università di Chicago, convinto sostenitore della supremazia russa, ha già rispolverato l’operazione Barbarossa. Hitler riteneva di poter piegare la Russia e vedete come è finito. Ad essere davvero precisi l’avanzata tedesca del 1941 fu un successo strepitoso. Una armata arrivò a ridosso di Mosca, la seconda di Pietroburgo e l’ultima alla conquista di Kiev e Minsk, un milione di prigionieri, migliaia di mezzi sovietici distrutti. Il punto debole del piano tedesco fu l’epurazione etnica condotta in Ucraina ed in Bielorussia. Lo sterminio degli ebrei scoperse il fronte sud orientale e l’accerchiamento non si completò che durante l’inverno. Quando i russi provarono una controffensiva l’anno seguente proprio in Ucraina subirono comunque ancora una sconfitta mortificante. Ci vollero gli effetti dell’intervento americano in nord Africa per consentire la vittoria dell’armata rossa a Stalingrado. In ogni caso questa è storia antica. L’Ucraina non ha la potenza militare della Germania nazista e meno che mai dell’esercito di Eisenhower. L’Ucraina ha saputo tenere le posizioni, che sappia fare una controffensiva è un altro paio di maniche. La stessa Nato non è una struttura offensiva. Se mai si desse l’ordine alla Nato di invadere la Russia sarebbe un fallimento completo.

Zelensky è un maestro della propaganda e fa benissimo a minacciare di riprendersi tutto il terreno perduto, ma meglio farebbe ancora a restare completamente fermo. Veda la Russia cosa decidere di fare fra Progozin, Kadirov, i generali regolamentari, l’esercito d’opposizione, le risse al Cremlino, gli oligarchi morti non si sa come. Una controffensiva ucraina rischierebbe di riallineare tutto quello che appare frammentato e allora sì che Mearsheimer avrebbe ragione nel sostenere che gli ucraini hanno più perdite dei russi. Al di là degli aspetti militari, vi sarebbe una ragione più politica per evitare una controffensiva ucraina legata alla crisi dei Balcani. Davvero non si può credere che questa sia stata fomentata dai mercenari del gruppo Wagner davanti ai trascorsi delle popolazioni di quell’area. È un miracolo semmai che si sia mantenuto un equilibrio tanto a lungo e bisogna capire se l’Unione europea dispone dei mezzi sufficienti per restaurarlo. È ovvio che la Corte europea abbia ragione a riguardo della riforma della giustizia in Polonia, ci si chiede solo se fosse questo il momento per sollevare obiezioni. Che bisogno c’è di un attrito con la Polonia quando la riforma è proposta dal partito che ha ottenuto la maggioranza dei consensi elettorali. Il diritto europeo non deve mai dimenticare di provenire dal più esteso diritto popolare. “Il potere deriva pur sempre dal popolo”, è frase di Mirabeau. Poi, siamo sempre attratti dalla questioni che concernono la vecchia Europa, abituati a considerarla il centro del mondo, quando in verità tutto il peso politico ed economico si è già spostato altrove.

Il ministro della Difesa cinese Li Shangfu, all’indomani dello sfiorato incidente navale con la marina statunitense, ha detto che sarebbe una tragedia insostenibile per il mondo uno scontro con l’America. Infatti non si comprende come due paesi così diversi mai dovrebbero entrare in conflitto con tutto lo spazio e le prospettive di sviluppo di cui dispongono. Se se ne accorsero fin dalla seconda metà del secolo scorso, possibile che vogliano disperdere una delle migliori eredità del ‘900? Soprattutto considerando l’irrilevanza strategica dei Taiwan. D’altra parte Pechino deve pur capire che il modello offerto ad Hong Kong non ha funzionato e non è riproponibile per Taipei. La Cina non può pensare di restare ancorata a lungo a piazza Tien an Men. Altrimenti si ridurrà nelle stesse condizioni della Russia di Putin che rivendica l’Ucraina. Siamo in un nuovo millennio, se non si fa uno sforzo per tagliare i ponti con gli aspetti più cupi del ‘900, finiremo per fare un grande balzo all’indietro, non in avanti, con buona pace della buonanima del presidente Mao.

Foto CC0

Tags: Li yangfuMeascheimer
Riccardo Bruno

Riccardo Bruno

Riccardo Bruno si è laureato in Storia della Filosofia presso l'Università di Roma La Sapienza nel 1988. Dal 1987 al 1989 collabora all'Ufficio esteri del PRI diretto dall'onorevole Vittorio Olcese. Dal 1994 è capo ufficio stampa del PRI, dal 1995 giornalista professionista iscritto alla stampa parlamentare. Nel 1999 è capo redattore de La Voce Repubblicana. È stato poi editorialista per il Foglio di Giuliano Ferrara e l'Indipendente di Vittorio Feltri. Dal 2019 è prima vice direttore de La Voce Repubblicana e poi direttore politico

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