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La società aperta di Conte e Speranza

Riccardo Bruno di Riccardo Bruno
2 Marzo 2023
in L'editoriale
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La Voce Repubblicana ha ripreso le sue pubblicazioni durante la pandemia con il paese messo sotto sequestro. Perdonateci una spontanea difficoltà ambientale ad accettare un principio di chiusura di uno Stato democratico quale che possa esserne la ragione. Siamo pur sempre i figli della “società aperta”, di Popper, non i suoi nemici. Figurarsi se poi una chiusura di una intera società, scuola, lavoro, mobilità, sport, cultura e spettacolo, ristorazione, motivata scientificamente, viene definita attraverso termini che pure di scientifico non hanno niente. “L’isolamento”, il lock down, è una misura poliziesca adottata per la riforma del sistema carcerario statunitense intorno al 1830. Il “coprifuoco”, è invece una misura di occupazione militare da Stato di guerra. In Italia mancava dagli anni ’50 del secolo scorso, quando venne messa a Montelepre, paese di Salvatore Giuliano. Nel 1960 abbiamo avuto un’epidemia di influenza asiatica, nessun governo ricorse a simili metodi. Ci è stato spiegato da parte rilevante dalla comunità scientifica che l’unico modo di fermare i contagi era quello di ridurre i contatti e quindi di buon grado, o malgrado, bisognava adeguarsi. Altri scienziati diffidavano delle misure di contenimento sociale. Il governo britannico ebbe una lunga controversia prima di prendere una decisione e quello svedese ha tenuto una posizione completamente diversa. Anche in Svezia vi sono scienziati, mica lo è solo chi la pensa come il professor Riccardi. Nel complesso i paesi europei hanno dato una risposta diversificata. In Germania la Baviera chiuse tutto subito, in altri Lander, niente, mai. L’Italia dopo sei mesi ha compreso la variabilità locale. C’era chi aveva l’ingresso e il salotto di casa in zona rossa ed il giardino e l’uscio in gialla. Abbiamo vissuto la montagna magica per cui sul versante italiano delle alpi non si poteva sciare, ma su quello svizzero ed austriaco sì. Un residente italiano di nazionalità Svizzera andava a farsi una sciata al sabato nel paese dei suoi genitori e tornava il lunedì tranquillamente da noi con la sua bella autocertificazione. E in Olanda? Una legislazione da Savonarola e la gente nei pub a bere e ballare ancora alle tre del mattino. Senza ripercorrere tutta la casistica, eravamo arrivati al paradosso. Il ministro Boccia voleva controllare la movida con una specie di Squadre Speciali? Morivano le suore nei conventi di clausura.

Vogliamo essere comunque generosi con tutti i governi europei. Presi dal panico non sono stati capaci di elaborare una risposta comune e hanno proceduto a tentoni, l’Italia colpita per prima vittima sacrificale di un destino cinico e baro. Chiudiamo così la faccenda e andiamo avanti. Ahinoi, la procura di Bergamo che ha messo sotto inchiesta per epidemia colposa l’ex presidente del Consiglio Conte, l’ex ministro della salute Speranza, il presidente della regione Lombardia ed altre personalità, disgraziatamente, non è di questo avviso. Dal modesto pulpito de La Voce Repubblicana un tale esito era stato previsto e questo quando tutta l’informazione rendeva omaggio alla lungimiranza di Conte e Speranza. Eppure la sottovalutazione del governo era evidente. Ai primi di gennaio il ministro Speranza si era recato alla Camera per dire che non correvamo alcun rischio, la nostra sanità era la migliore in Europa. Mandammo le mascherine dei nostri ospedali alla Cina e il presidente del Consiglio confermava pubblicamente la posizione del suo ministro. Non si ritenne di dover isolare i comuni di Nembo ed Alzano dove in quei giorni la situazione era fuori controllo. Il risultato fu di chiudere tutta la Lombardia e dato che i treni ancora partivano ala mezzanotte, il paese. Ma perché incarognirsi? Pochi mesi di sacrificio, lo spazio di un mattino e a luglio il governo promuoveva gli Stati Generali. Si fossero ricordati della fine di Luigi sedici, l’unico sovrano ad averli convocati in tre secoli. Figurarsi, il consigliere di Conte è un tale che ritiene madame Bovary una poesia di Baudelaire. Si prometteva un nuovo Rinascimento. Speranza aveva persino scritto un libro, Come ho sconfitto il covid.

Ci auguriamo la piena assoluzione di tutti gli indagati per salvaguardare l’immagine della comunità nazionale. L’accusa di “omicidio colposo plurimo” non è come quella di violazione del “finanziamento pubblico”, è quella di una strage di Stato. Resta il problema politico. Il secondo governo Conte ereditava l’accordo con la Cina dell’anno precedente dove aumentavano i voli turistici e le rotte commerciali. Possibile che non ci si fosse chiesti se talI accordi non avessero una qualche incidenza? Che il comitato tecnico scientifico del governo convocasse a gennaio i vertici Alitalia per rimproverargli di aver lasciato a terra un passeggero asintomatico positivo? Possibile, che il comitato tecnico scientifico del governo ed il governo stesso non si fossero preoccupati di verificare il piano antipandemico? E il consulente dell’Oms, Ranieri Guerra, che fine ha fatto? Il partito repubblicano già a marzo del 2020 ha indicato una soluzione politica diversa, quella che poi il parlamento per riscattarsi ha preso. Tanto che la questione giudiziaria, non fosse per il rispetto delle vittime, interessa appena. Deve interessarci invece la condizione di emergenza in una Repubblica democratica. Un governo posticcio, con un mandato limitato, che non rappresenta nemmeno più la maggioranza degli italiani, se non vuole ridurre la repubblica parlamentare ad una vuota forma, non la impone. Qualcuno oggi lamenta con note anonime l’assenza del partito repubblicano del bel tempo che fu. Eppure questo attuale Pri è servito a ricordare che l’emergenza contro il terrorismo non fu governata per decreto dalla presidenza del consiglio, ma da una legge parlamentare presentata dall’onorevole Oronzo Reale. Qualcuno magari se l’era dimenticato, qualcun altro, nemmeno se n’era accorto.

Tags: ConteSperanza
Riccardo Bruno

Riccardo Bruno

Riccardo Bruno si è laureato in Storia della Filosofia presso l'Università di Roma La Sapienza nel 1988. Dal 1987 al 1989 collabora all'Ufficio esteri del PRI diretto dall'onorevole Vittorio Olcese. Dal 1994 è capo ufficio stampa del PRI, dal 1995 giornalista professionista iscritto alla stampa parlamentare. Nel 1999 è capo redattore de La Voce Repubblicana. È stato poi editorialista per il Foglio di Giuliano Ferrara e l'Indipendente di Vittorio Feltri. Dal 2019 è prima vice direttore de La Voce Repubblicana e poi direttore politico

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