n pregevole articolo di Mario Ajello, pubblicato il 20 marzo sul Mattino di Napoli, rimette le cose al suo posto, chiarendo una volta per tutte le origini e il vero significato del Manifesto di Ventotene. Contrariamente a quanto spesso sostenuto da chi cerca di strumentalizzarlo, il Manifesto nulla ha a che fare con il comunismo o con la sinistra marxista. Anzi, è stato sempre avversato da quella corrente di pensiero. Il Manifesto si ispira al federalismo liberale, un’idea di un’Europa unita e federale che ha le sue radici nella tradizione di Luigi Einaudi, di cui Ernesto Rossi fu allievo e grande sostenitore.
Questi concetti sono stati ripresi oggi anche dall’amico Davide Giacalone nel suo profilo su X, sottolineando ancora una volta come l’Europa unita che abbiamo sempre immaginato sia lontana da quella visione frammentaria e chiusa che alcuni vorrebbero imporre. In questo contesto, non stupisce che la presidente Meloni, con la sua visione politica, non appoggi il Manifesto. La sua appartenenza a un’ideologia post-fascista, che ha sempre visto l’Europa come un’entità frammentata e con confini rigidi, è in totale contrasto con l’idea di un’Europa unita, libera e aperta ai valori liberali. Il suo approccio, chiuso e retrivo, non riesce a cogliere la potenza di un progetto che, sebbene lontano da certe ideologie, è il fondamento stesso di un’Europa futura che possa essere davvero indipendente e protagonista sulla scena mondiale.
Per i repubblicani, l’Europa è quella delineata da Mazzini nel 1834 con la Giovine Europa, un’Europa federale che guarda al futuro, unita nel rispetto delle diversità. E, come scriveva Riccardo Bruno su La Voce Repubblicana, il Manifesto di Ventotene resta il testo di tutti gli europeisti perché, “indipendentemente dai contenuti specifici e dalle loro simpatie politiche per gli autori, rappresenta un esempio di appello alla libertà nell’ora più buia della storia continentale.”
L’europeismo per i repubblicani è solo quella federalista perché l’Europa o è federale o semplicemente non è . Per questo continueremo a difendere il valore e l’ispirazione che il Manifesto ha dato, riconoscendo che la visione politica di Spinelli, Rossi e Colorni è più che mai attuale, soprattutto oggi in un’Europa che ha bisogno di un progetto di unione vera e non di divisori.
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