La visita di re Carlo III e della regina consorte Camilla a Ravenna del 10 aprile prossimo, sta suscitando un vivace dibattito nella città le cui radici repubblicane sono autentiche e profonde.
Molti cittadini non nascondono la loro preoccupazione per un entusiasmo giudicato eccessivo per la visita di un monarca in un a città repubblicana come Ravenna, patria del repubblicanesimo mazziniano.
Da repubblicano convinto, anch’io mi pongo un interrogativo su come il semplice interesse per una visita ufficiale possa essere confuso con una sorta di adesione ai valori monarchici.
Ravenna resta, come era ed è stato sempre lo slogan del PRI, una “città Repubblicana” che si riconosce nei valori della Repubblica. Tuttavia, è fondamentale non cadere nell’errore di sovrapporre l’entusiasmo per una visita di Stato alla rinuncia ai principi repubblicani.
Non possiamo dimenticare che l’Inghilterra, pur mantenendo una monarchia costituzionale, ha contribuito in maniera determinante allo sviluppo della democrazia e dei diritti fondamentali.
La Magna Charta Libertatum del 1215 aprì infatti la strada alla limitazione del potere monarchico e al riconoscimento dei diritti individuali, gettando le basi per la costituzione dei diritti moderni. E, sebbene la monarchia inglese sia un’istituzione oggi largamente simbolica, l’Inghilterra ha continuato a essere un faro di democrazia in Europa, un processo che si è esteso dal Risorgimento fino ad oggi.
Ricordiamo anche che uomini come Giuseppe Mazzini, il padre del nostro repubblicanismo, trovarono rifugio in Inghilterra durante gli anni più difficili del Risorgimento, e che proprio l’Inghilterra, insieme ad altri alleati, ha svolto un ruolo cruciale nella nostra lotta per l’indipendenza e la costruzione della Repubblica. Inoltre, non possiamo dimenticare che fu proprio l’8ª Armata Britannica a liberare Ravenna i 4 dicembre 1944, segnando un passaggio fondamentale per la nostra città e il nostro Paese.
Non c’è quindi nulla di cui preoccuparsi nella visita dei reali inglesi, al contrario: è un segnale positivo che non va ridotto alla mera curiosità turistica, ma va letto come un riconoscimento simbolico di una nazione e di una monarchia che, pur con le sue peculiarità istituzionali, ha contribuito e contribuisce ancora alla crescita delle democrazie moderne, inclusa quella italiana.
E semmai persistesse qualche dubbio residuo, basta richiamare la presenza del Presidente Sergio Mattarella, che accompagnerà i reali nell’incontro con l’amministrazione cittadina, nella sala del Consiglio Comunale dove troneggia il busto di Giuseppe Mazzini, per fugarlo.
La sua presenza come garante della Costituzione Repubblicana e dell’unità nazionale è la plastica rappresentazione della forza della Repubblica e, con le sue stabilità e imparzialità, la garanzia per tutti gli italiani, indipendentemente dalle diverse sensibilità politiche, di un baluardo contro ogni tentazione maldestro di strumentalizzazione divisiva.
Quindi, come repubblicani e mazziniani, non possiamo che accogliere con favore questa visita, senza confondere la monarchia costituzionale inglese con la nostra tradizione repubblicana. La monarchia britannica, come istituzione democratica e simbolica, non intacca i valori repubblicani che Ravenna e l’Italia hanno costruito nel tempo, e che il PRI custodisce e rappresenta fin dalla sua nascita il 21 aprile 1895.
E da Repubblicano penso che la visita dei reali inglesi rappresenti piuttosto il segno di un’Europa che sa unire le diverse tradizioni politiche e istituzionali sotto il comune vessillo dei valori democratici e dell’europeismo dell’Occidente nel quale ci riconosciamo.
Ben venga, dunque, la visita dei reali. Oltre a scoprire le bellezze storiche di Ravenna, avranno la possibilità di respirare la sua aria repubblicana, quella che, da Mazzini a oggi, si è sempre intrecciata con la storia delle democrazie occidentali, alle quali l’Inghilterra appartiene, pur con la sua particolare forma di monarchia costituzionale.
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