Il processo verso una vera Europa politica è oggi più che mai urgente, e la proposta di “ReArm Europe” di Ursula von der Leyen lo dimostra chiaramente. Un’Europa che non risponda solo alle sfide economiche, ma anche a quelle geopolitiche, come la crescente minaccia della Russia e le turbolenze globali. Le recenti dinamiche internazionali, come l’incontro tra Putin e Trump – avvenuto all’insaputa e a dispetto dell’Europa – rivelano quanto sia pericoloso per il nostro continente continuare a restare diviso e privo di una voce unitaria.
Sintetizzando: Putin ha vinto su tutta la linea, sfruttando la debolezza europea e i conflitti interni. Trump, che ha recitato il ruolo di “abile stratega” (un termine da prendere con ironia, visto che ha consentito a Putin di stappare lo champagne), ha dimostrato di non avere la lungimiranza necessaria per difendere gli interessi occidentali di cui gli Stati Uniti dovrebbero essere la guida.
Il dibattito di ieri alla Camera interrotto dopo le affermazioni della presidente Meloni sul Manifesto di Ventotene, ha rivelato quanto sia pericoloso un approccio che, oltre a ignorare la storia, non coglie la profondità dei temi trattati.
Le parole pronunciate in Senato da Meloni, lesive della storia ancora prima che della dignità di uomini che hanno pagato a caro prezzo l’opposizione al fascismo, con l’aggravante di aver estrapolato alcuni frasi dal testo del Manifesto di Ventotene, strumentalizzandole ad hoc con il solito “taglia e cuci” da maestra della manipolazione politica qual è, non possono lasciare indifferenti i repubblicani.
Se l’Europa del Manifesto di Ventotene non è quella della presidente Meloni e del suo partito, non ci stupiamo. Per noi, l’Europa è quella federale pensata da Mazzini con la Giovine Europa nel 1834, proseguita nelle posizioni di Giovanni Conti e Randolfo Pacciardi, consolidata da Ugo La Malfa e Oronzo Reale, e arricchita dalla profondità intellettuale di Giovanni Spadolini. La nostra Europa è quella, e il Manifesto di Spinelli e Rossi l’ha perfettamente declinata.
Per questo è stata ancora più importante la manifestazione di sabato scorso, “Una piazza per l’Europa”, perché iniziative come questa servono a sensibilizzare le coscienze di cittadini che rischiano di essere travisati da una destra sovranista che, nel nazionalismo, dipinge un’Europa delle nazioni in competizione tra loro. Noi siamo convinti che l’Europa debba essere unita, non solo economicamente, ma anche politicamente, con una politica estera e di difesa autonoma: una vera federazione, ovvero, gli Stati Uniti d’Europa.
Chi continua a concentrarsi solo sull’aspetto militare non ha compreso che non si tratta di prepararsi alla guerra, ma di costruire un’Europa di pace come valore condiviso, e non di un pacifismo come ideologia strumentale. Un’Europa che sappia essere protagonista del suo destino, con una visione strategica forte, pronta a rispondere alle sfide globali senza tentennamenti.
In questo scenario, le debolezze dell’opposizione, frammentata e incapace di delineare una visione strategica chiara per l’Europa, non possono nascondere le profonde divisioni nella maggioranza. Queste divisioni, tra sovranisti e forze più moderate, rischiano di lasciare spazio a derive neofasciste che minacciano l’identità liberale, democratica ed europea dell’Italia. Un’ulteriore marginalizzazione delle forze liberali ed europeiste, come quelle di Forza Italia, potrebbe indebolire ancora di più la nostra capacità di reagire alle sfide internazionali.
Oggi l’amicizia con gli USA in nome dei valori dell’Occidente e dell’euro-atlantismo, non si concilia con quella col suo presidente che ha già fatto capire come per lui l’Europa sia un’espressione geografica e non più nemmeno una visione strategica se non un interlocutore politico.
I repubblicani non possono permettersi di rimanere in silenzio di fronte a queste contraddizioni. È il momento di prendere una posizione netta, riaffermando la nostra visione di un’Europa federale, unita e forte. In questo contesto, diventa essenziale valutare non solo il peso del Patto Repubblicano, ma anche la sua reale utilità per perseguire i fini europeisti e riformatori che il PRI da sempre sostiene. La nostra missione è chiara: costruire un’Europa che sia davvero protagonista del proprio destino e che non si faccia dettare l’agenda dalle forze oscurantiste e retrograde che minano il nostro futuro.