L’amica Paola Bergamo presidente del centro MB2 ha commentato l’intervento di Mario Draghi a Washington
È tornata a farsi sentire forte e chiara la voce di Mario Draghi come “super consulente” per la Commissione Europea, L’occasione è stata quella del riconoscimento insignitogli a Washington con il Premio Volcker.
Draghi nel suo intervento ha posto fine all’epopea della globalizzazione, un fallimento che deriva dal non poter diffondere e tanto meno difendere i valori della democrazie liberali.
La globalizzazione ha infatti acuito le disuguaglianze tra cittadini , ampliando il gap tra ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri, non riuscendo a raggiungere il minimo requisito di Giustizia Sociale. C’è anche chi ha giocato sporco. “L’impegno di alcuni dei principali partner commerciali a rispettare le regole, ha detto Draghi, è stato ambiguo fin dal principio”. Di conseguenza l’ordine commerciale mondiale globalizzato è sempre stato vulnerabile alla possibilità che un qualsiasi paese o gruppo di paesi, perseguisse cinicamente i suoi interessi.
Quando la ricchezza non riesce ad essere ridistribuita, il sistema finisce per implodere. Quanto sta esattamente accadendo con l’incremento di disequilibri e guerre generate dalla ricerca di imporre un nuovo ordine mondiale. Il contraccolpo inevitabile alle mancate aspettative della globalizzazione. Dall’aprirsi a tutti, si è ritornati ad una chiusura istintiva su se stessi di cui Trump è il fenomeno di maggior successo. Anche i crescenti populismi/nazionalismi rilanciati in Europa sono una diretta conseguenza. Tuttavia, questa pretesa chiusura che avviene da parte di un mondo spaventato da se stesso, principalmente, non può completamente abbandonare le interconnessione e le interdipendenze che si sono create.
Il futuro richiederà necessariamente un riequilibrio dello scacchiere mondiale, in cui, con la concorrenza. possa affermarsi anche la cooperazione internazionale.
Il discorso di Draghi rappresenta la principale presa di coscienza della nuova situazione. I cittadini si sono sentiti dentro una “partita falsata”, per cui i posti di lavoro sono stati spostati da una parte all’altra del globo mentre, i governi e le aziende sono rimasti indifferenti. Se democrazia e libertà non viaggiano insieme a beni e servizi, si finisce con l’ alimentare la crescita di forze preoccupate solo degli aspetti relativi al proprio benessere, convinte di non aver bisogno di nessuno per raggiungerlo, anzi, che magari qualcun altro, sia di intralcio. Solo che come ha detto Draghi anche i più duri isolazionisti devono pur “rendersi conto che ogni Paese in Europa è troppo piccolo da solo”.
Proprio per questo lo scenario europeo deve cambiare. Le elezioni europee dovranno essere l’occasione di questo cambiamento, l.o stimolo giusto per una rinascita europea, secondo quello che fu lo spirito dei padri fondatori sulla via degli Stati Uniti d’Europa.