La cosa più importante della visita del presidente del Consiglio italiano negli Stati Uniti d’America è stata l’omaggio ad Arlington. Giovanni Spadolini depose una corona al cimitero di guerra statunitense nella sua visita del 1987 come presidente del Senato. Meloni è la prima a farlo come presidente del Consiglio. È l’omaggio ed il riconoscimento al valore di un paese che ha combattuto solo ed esclusivamente in difesa della sua libertà e di quella degli altri popoli ininterrottamente dalla guerra civile a quella del Vietnam. Considerando il sacrificio compiuto da quei caduti in Europa, in Africa ed in Italia contro il fascismo, il gesto dell’onorevole Meloni dovrebbe risultare esaustivo anche per i più scettici. Per il resto sostenere di aver una maggiore sintonia con il partito repubblicano che con quello democratico, non significa rimpiangere Trump, perché il partito repubblicano statunitense ha una tradizione un po’ più lunga e grazie a dio, complessa, rispetto a Trump. Bisognerebbe semmai preoccuparsi di chi senza sintonia alcuna con i repubblicani o con i democratici statunitensi è riuscito comunque a instaurare un’intesa con il solo Trump presidente.
Incassato il bonus sull’Ucraina, l’onorevole Meloni ha rilanciato sulla questione africana. Per quanto la politica italiana sull’Africa sia piuttosto difettosa, l’onorevole Meloni ha centrato un punto sensibile, lo stesso colpo di Stato in Niger lo testimonia. La Russia di Putin ha avuto un solo successo negli ultimi vent’anni, ma significativo ed è quello nell’agroalimentare. Successo tanto più sorprendente, considerando come l’Unione sovietica non fosse riuscita mai a risolvere la questione degli approvvigionamenti. La Russia oggi è il primo, se non tra i primi produttori di grano al mondo e nel 2017 prima di invadere la Crimea, non era riuscita ad esportare 5 milioni di tonnellate di grano in eccesso che sono rimaste nel mercato interno, abbassandone il prezzo. I maggiori critici di Putin sono proprio i produttori di grano, almeno dal 2010. Non bisogna stupirsene, perché nonostante il successo agroalimentare, che ha superato e di gran lunga quello militare, dove pure si impegnano 20 milioni di russi almeno, le possibilità che la Russia diventi una nazione contadina, sono le stesse che avevano gli apache di Geronimo nella terra assegnatagli in Arizona, ovvero nessuna. Per cui il grano russo ha una finalità diversa da quella di sfamare le popolazioni bisognose dell’Africa e la Russia non fa politiche neo o tardo coloniali, ne fa solo di annientamento. Il motivo per cui la Wagner in Africa è più importante degli accordi sul grano. La presidenza statunitense sarà costretta a riconsiderare le sue posizioni di partenza a riguardo. Se l’Italia dà un contributo ad attirare l’attenzione su questo continente, sarà utile ed importante, al di là delle intenzioni piuttosto fumose che la animano. L’America con mille soldati in Niger non è stata capace di intervenire in difesa di un governo amico. Tutta la politica africana di Obama è fallita miseramente, da qui la ritrosia di un’amministrazione che era compartecipe di Obama. È ora che Washington si scrolli di dosso le sue paure, altrimenti l’impegno in Ucraina, resterà solo quello impiegato in un diversivo. A Putin interessa il mar Nero, ovvero lo sbocco sul Mediterraneo. È in Africa che si giocherà la partita politica di questo millennio e Meloni in qualche modo l’ha capito.
Lo speaker della Camera dei rappresentanti ha lodato il presidente del Consiglio italiano come la politica più capace di guardare avanti, e questo è sicuramente un grande riconoscimento. Tanto guarda avanti l’onorevole Meloni da essere costretta a balbettare una non risposta sul significato del tricolore italiano che pure gli hanno chiesto. Sono lacune comprensibili per la sua provenienza politica e che vanno colmate rapidamente, per quanto male possa fare, dovrebbe far meno male che diventare di colpo filo americani. Il tricolore italiano ha origine interamente da quello francese, anche nella sua struttura. In Francia infatti si sommano i colori della città di Parigi il rosso ed il blu, al bianco in omaggio alla monarchia preteso da Lafayette comandante della guardia nazionale. Il rosso ed il bianco sono i colori di Milano ed il verde della milizia milanese quando Bonaparte entra in città, nel 1796. Nel 1797 ecco il tricolore della Repubblica cisalpina, lo stesso che abbiamo ereditato, raddrizzando le bande ad omaggio del tricolore francese posto alla base del nostro. Guardiamo sempre avanti volentieri, ogni tanto un’occhiata all’indietro può aiutare.
Foto Galleria della presidenza del Consiglio dei Ministri | CC0