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Le aspirazioni bibliche del nuovo governo

Riccardo Bruno di Riccardo Bruno
23 Novembre 2022
in L'editoriale
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Al governo qualcuno si è ricordato che essendo ancora quello di uno Stato laico, l’Iran è sicuramente un valido modello ma il nostro è un po’ diverso, una legge che finanziava il matrimonio in Chiesa era improponibile. Non fosse che appena Crosetto ha annunciato che quella proposta era solo stata depositata da un deputato della Lega in aula, il capo gruppo alla Camera di Fratelli d’Italia se ne è uscito con il dire che l’omosessualità è definita come un “abominio” dalla Bibbia.

Ora, la manovra, ha detto bene il senatore Calenda,  è solo trattata tematicamente, per cui non vorremmo che qualcuno si ricordasse la Bibbia anche a  proposito di Matusalemme che generò Lamech dopo i 170 anni e pensasse di riscattare il caso Ruby con qualche bell’ emendamento. Non che non si apprezzi lo spirito biblico con cui il governo accompagna la manovra, certo che non ci sentiamo di rimproverare qualcuno pronto a scendere in piazza. Magari eviteremmo di evocare la guerra civile, anche perché il governo procedendo in questo modo, rischia di far più ridere che altro.

Nonostante esempi ben poco edificanti a riguardo, il governo non è onnipotente, anzi. La Costituzione repubblicana prevede un Capo dello Stato ed una Corte costituzionale, oltre ad  un libero Parlamento che per quanto irregimentato possa essere, ha saputo sempre riservare delle sorprese, tanto che abbiamo avuto personaggi preoccupati di evitare di sottoporvisi. Il governo Meloni ha  fatto sapere che non intende avvalersi dei precedenti in questo senso, al contrario e fino a che verranno rispettate le prerogative del Parlamento della Repubblica, noi potremo rispettare il governo.

Purtroppo proprio dalla manovra, quali siano le sue buone intenzioni, emergono criticità preoccupanti. La più evidente concerne il reddito di cittadinanza. Il reddito di cittadinanza per una Repubblica fondata sul lavoro è già di per sé un abominio concettuale. Il cittadino non ha diritto ad un “reddito” se non è occupato, al limite gli si elargisce un “sussidio” di disoccupazione. I governi Conte, a cui i principi della Costituzione repubblicana non interessavano minimamente, si inventarono la figura penosa dei navigator, utili solo a  far buttare altri soldi allo Stato. L’attuale governo ha fissato invece il reddito alla prima offerta di lavoro. Non fosse che non ci sono mai state offerte di lavoro per i detentori del reddito, o per lo meno non ve ne sono state in maniera rilevante. Indi per cui fino al 2024 il reddito di cittadinanza continuerà a gravare sui costi dello Stato per poi essere eventualmente abolito, questa la proposta del governo. Che significa lasciare sostanzialmente le cose come stanno per altri due anni e nel caso in cui vi fosse un altro governo, sarà quello a cui toccherà l’incombenza di sciogliere il nodo del reddito. In altre parole, uno dei principali cavalli della campagna elettorale dell’onorevole Meloni è morto sul colpo. In compenso si ammira una tattica del rinvio degna della più spregiudicata corrente democristiana.

Meno male che a qualche acuto osservatore l’onorevole Meloni ricorda il piglio determinato dell’onorevole Craxi al tempo degli esordi sulla scena politica nazionale. A noi invece già all’inizio di questa settimana aveva ricordato Goria. Giunti solo a mercoledì, già sembra di vedere l’incedere dell’onorevole Rumor, che quando si trattava di prendere una decisione di governo, lasciava il Consiglio dei Ministri perché si sentiva male.

falco

Tags: BibbiaMalan
Riccardo Bruno

Riccardo Bruno

Riccardo Bruno si è laureato in Storia della Filosofia presso l'Università di Roma La Sapienza nel 1988. Dal 1987 al 1989 collabora all'Ufficio esteri del PRI diretto dall'onorevole Vittorio Olcese. Dal 1994 è capo ufficio stampa del PRI, dal 1995 giornalista professionista iscritto alla stampa parlamentare. Nel 1999 è capo redattore de La Voce Repubblicana. È stato poi editorialista per il Foglio di Giuliano Ferrara e l'Indipendente di Vittorio Feltri. Dal 2019 è prima vice direttore de La Voce Repubblicana e poi direttore politico

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