“Terrorizzare i governi, mai il popolo” è la formula usata da Saint Just nel suo Lo spirito della Rivoluzione e la costituzione in Francia, un testo posto alla base dell’azione del comitato di salute pubblica dal 1793 fino al termidoro dell’anno successivo. La sola ipotesi del terrore rivolta contro i tiranni e inevitabilmente i loro sodali, comportava ovviamente un processo molto delicato, visti i massacri compiuti nelle carceri del settembre del 1792 e poi nella repressione delle sommosse controrivoluzionarie, da Nantes sino a Lione. Per questa ragione Robespierre insisteva perché al “Terrore”, fosse accompagnata la “Virtù”, ovvero lo spirito di clemenza legato all’interesse nazionale. La crisi che si verificò il 9 termidoro nasce dalla frattura del comitato di salute pubblica su questo punto specifico, ovvero sull’idea di epurare il comitato dagli arci terroristi, coloro che avevano commesso dei semplici crimini nascosti dalla bandiera della patria. Lo stesso rapporto fra Saint Just e Robespierre viene messo a dura prova, perché Saint Just vorrebbe una mediazione con i Collot D’Herbois, i Billaud, i Barere ed i loro protetti in missione, Fouchè, Tallien, Carrier, Barras, che si erano macchiati di esecuzioni indiscriminate o dei reati più vari. Danton era stato giustiziato per furto e saccheggio. Saint Just “l’Arcangelo della morte”, da commissario in Borgnogna consegnò alla ghigliottina tre persone in tutto in due anni. I commissari che Robespierre voleva portare alla sbarra avevano anche ucciso trecento persone al giorno per settimane.
Il più grande filosofo rivoluzionario della storia, il tedesco Friedrich Hegel, considerava tutto sommato Robespierre un ipocrita. Il terrore in quanto funzionale alla libertà era di per se stesso virtuoso. Hegel scrive nella Fenomenologia che “l’unica opera ed operazione della libertà universale è la morte”, e “questa morte è dunque la più fredda e più piatta morte, senza altro significato che quello di tagliare una testa di cavolo o di bere un sorso d’acqua” (II, 153). Il Terrore assumeva dunque questa funzione suprema all’interno di una coscienza rivoluzionaria e non c’era bisogno di alcun’altra specificazione. La prospettiva cambia completamente nel momento nel quale la libertà assoluta dello Spirito hegeliano inciampa.
I brigatisti rossi sfuggirebbero alla definizione di terroristi, essi infatti agivano contro le leggi che si era dato un popolo emancipato da una guerra civile. Anche se i brigatisti rossi colpivano dei bersagli specifici, i servitori dello Stato, quello Stato che loro combattevano era appunto uno Stato democratico e repubblicano. Qui sia Hegel che Robespierre che Saint Just non li avrebbero gratificati della patente di “terroristi” ma di volgari assassini. Peggio ancora la condizione di un paese i cui esponenti vantano la possibilità di colpire chiunque appartenga ad un’altra popolazione, come ha fatto l’ex presidente russo Medvedev ricordando di aver pronto un missile per ogni ucraino e questo dopo che notoriamente i missili russi uccidono donne, vecchi e bambini. E’ un onore quello che ha fatto il parlamento europeo nel definire la Russia Stato “terrorista”. La Russia è solo uno Stato di assassini che meritano la pena a cui il Terrore condannava i nemici dei popoli liberi e senza nemmeno la necessità delle garanzie che un imputato ha in un processo, legge di Pratile 1794.
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