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Le ragioni del nostro sostegno all’Ucraina

Riccardo Bruno di Riccardo Bruno
27 Gennaio 2023
in L'editoriale
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Il partito repubblicano ha sostenuto la causa ucraina dal primo momento non per motivi ideologici o per una valutazione delle politiche interne a quel paese piuttosto che alla Russia. Semplicemente di fronte ad un’aggressore ed un aggredito i repubblicani difendono l’aggredito che oltretutto contava su un esercito dotato di fucili di cartone, quando la potenza militare russa si espande dall’artico alle coste del mediterraneo. Quando abbiamo sentito parlare di pace, di trattativa, di iniziativa diplomatica o quello che si preferisce, siamo sempre stati entusiasti. Non c’è niente di meglio della pace, ma la condizione della pace deve essere dettata dal fatto che l’aggressore si ritiri, perché se la pace deve essere discussa da una posizione di forza rispetto ad una di debolezza, non si ha la pace, si ha una sottomissione che è cosa completamente diversa ed implica sviluppi diversi.

Nel caso specifico della questione ucraina è molto difficile prendere sul serio le motivazioni fornite dalla Russia all’invasione del febbraio scorso perché questa aveva già invaso la Crimea sette anni prima. Allora Putin assicurò il mondo di non avere nessuna pretesa sull’Ucraina. Per quanto la Crimea fosse più abitata da tatari che da russi e appartenesse all’Ucraina dai tempi di Crusciov, rappresenta pur sempre un territorio della Russia di Pietro il Grande. Prima era dell’Impero ottomano, speriamo domani non la rivendichino i turchi. Sotto un profilo geopolitico, se non giustificabile l’occupazione russa della Crimea poteva per lo meno essere compresa. L’Ucraina invece rivendica la sua indipendenza dai tempi di Carlo di Svezia e soprattutto ha subito una delle dominazioni russe più devastanti in termini di costi umani del ‘900. Da qui si comprende come gli ucraini non abbiano nessuna intenzione di ritornare sotto l’influenza russa. D’altra parte, per quanto i russi dovrebbero vantare dei sodali in questo paese, radono al suolo intere città che pure vorrebbero annettere per difendere i loro presunti connazionali. A Mariupol hanno distrutto il teatro con dentro gli spettatori e altrove hanno colpito indiscriminatamente consentendo la definizione della loro guerra come di puro sterminio.

Tutte le minacce o le promesse dei russi, non si sono avverate. Dovevano catturare Zelensky e hanno perso i comandi del blitz presidenziale. Dovevano arrivare a Kiev e sono stati respinti. Si sono trincerati nel Donbass e sono stati ricacciati anche da lì. La mole di perdite subite dai russi è impressionante. I successi di queste settimane, ammesso che siano significativi, sono stati ottenuti in enclave appena segnate sulle mappe, dipendono dall’intervento di un esercito di mercenari. Se ci atteniamo all’esperienza militare dettata dall’esame della storia, la guerra per la Russia è stata persa dal primo momento. Quando un paese che ha dominato l’intero blocco dell’est europeo non riesce a fare progressi in tre mesi di attacchi alla sola Ucraina e si ritrova sulla difensiva, significa che non ha più nessuna potenza effettiva.

L’intera storia del ‘900 dovrebbe spingere a credere che si debba escludere di riuscire ad annettere paesi terzi. Non solo la Germania nazista ma la stessa Unione sovietica era fallita e detto con chiarezza, sia la Germania nazista che l’Unione sovietica erano più potenti della Russia di Putin non solo per gli armamenti ma anche per l’ideologia. Arrivate allo scontro diretto, la Russia vinse a Stalingrado sulla base della maggiore forza morale di cui disponeva l’armata rossa. Quando oggi si viene a sapere che l’esercito russo sarà riorganizzato arruolando i carcerati, possiamo dire farebbe bene a mollare tutto. Poi la potenza militare ha comunque un peso, Putin non è riuscito a schiacciare gli ucraini una prima volta, perché dovrebbe mai riuscirvi una seconda, quando gli Ucraini sono più forti?

Tutti sono molto preoccupati di quanto possa andare avanti una simile crisi bellica e a ragione. Eppure questa primavera sarà decisiva. Se i russi fossero mai in grado di sfondare, dovrebbero riuscire poi a normalizzare una situazione tanto scabrosa. Il confronto si sposterebbe ai confini della Nato, coinvolgendo direttamente la Polonia, la Repubblica ceca, ma anche la Moldavia. Se invece grazie ai mezzi di cui disporrà l’Ucraina sarà questa a portare un’offensiva vincente sino alla Crimea, ecco che la Russia dovrà rientrare nei suoi confini e semmai puntare ad una ripresa dei combattimenti in un terzo tempo. In questo caso metterebbe a rischio davvero la sua integrità territoriale esattamente come avvenne con la Germania nazista. Perché può essere benissimo che Zelenkj assomigli a Bandera, come certi russi dicono, ma Bandera non era un aggressore era un aggredito che si alleò con l’aggressore, il contrario di Zelensky. Mentre Putin è proprio come l’aggressore che era stato Hitler in Polonia, in Francia, nella stessa Ucraina. La sola differenza è che Hitler in poche settimane sbaragliò i paesi aggrediti. Quando non li ha sbaragliati tempo un mese, l’Inghilterra, ed ha insistito per ben due anni, proprio in Russia, ha perso la guerra. E persa la guerra la Germania si liberò di Hitler.

Tags: BanderaPutin
Riccardo Bruno

Riccardo Bruno

Riccardo Bruno si è laureato in Storia della Filosofia presso l'Università di Roma La Sapienza nel 1988. Dal 1987 al 1989 collabora all'Ufficio esteri del PRI diretto dall'onorevole Vittorio Olcese. Dal 1994 è capo ufficio stampa del PRI, dal 1995 giornalista professionista iscritto alla stampa parlamentare. Nel 1999 è capo redattore de La Voce Repubblicana. È stato poi editorialista per il Foglio di Giuliano Ferrara e l'Indipendente di Vittorio Feltri. Dal 2019 è prima vice direttore de La Voce Repubblicana e poi direttore politico

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