Non è detto che si riesca a trovare un accordo sulla riforma del patto di Stabilità all’interno dell’Unione europea, per due ragioni fondamentali. La prima è dovuta alle divergenze tra i singoli paesi, particolarmente ampie. La seconda che a differenza dell’anno scorso non c’è più nessuno capace di svolgere un ruolo di moral suasion quale quello esercitato da Mario Draghi. L’estromissione di Draghi dal governo italiano ha portato l’Italia in una posizione pressoché ridicola e pazienza, in fondo ci si è abituati. Piuttosto l’Europa, senza più una vera guida condivisa appare appesa ad un filo. La cosa più grave è che nessuno nemmeno ci pensa di poter sostituire in qualche modo Draghi e la sua ambizione di tenere insieme i paesi membri. Il presidente Macron che pure ha un’autorevolezza ricevuta da ben due mandati, ha appena fatto sapere che non si può trovarsi d’accordo in 27 e che la Francia insomma preferisce fare da sé, come spesso succede del resto. Va detto che la mancanza di solidarietà alla politica francese in Africa, che poi corrisponde all’esclusività della stessa, è destinata ad accelerare questo processo di dissolvenza. Aspetto questo, che per quanto dirimente, sfugge quasi completamente alle altre capitali europee, Roma prima di tutte. E pure è indispensabile trovare un piano d’intesa comune in Africa, per gli investimenti, gli equilibri politici e i migranti. Per riuscirvi, occorre mettere al centro di questo piano, non la Tunisia, o il Niger, ma la Francia. Se non si agisce con la nazione che è la più ramificata nell’Africa occidentale, e lo è ancora attraverso il franco africano, Macron ha annunciato di volersene liberare due anni fa, ancora stanno aspettando, come si pensa di avere un qualche successo nel Mediterraneo?.
Una crisi delle relazioni europee danneggerà tutti i paesi membri ed uno in particolare, l’Italia, che è evidentemente il meno preparato ad affrontarla. L’Italia infatti ancora non ha messo in conto, che la riforma del patto potrebbe essere più severa di quello precedente, mentre quello precedente è comunque troppo severo rispetto ai magnifici propositi del governo. Fino al momento di andare in vacanza il governo italiano sembrava camminare come un sonnambulo, improvvisamente, qualcosa lo ha svegliato. Per lo meno si sono accorti di non poter fare altro deficit e che tutte una serie di promesse all’elettorato naufragheranno miseramente una dietro l’altra. Qui si è notato il colpo di genio di un fine intellettuale approdato alla Lega Nord, l’onorevole Antonio Maria Rinaldi, il quale non si è per nulla scomposto e ha detto che tutto sommato una nuova riforma del Patto di Stabilità potrebbe rivelarsi persino peggio della versione che verrebbe ripristinata. Secondo il suo parere conviene ritornare a questa anche perché “nessuno l’avrebbe mai rispettata”. Vale la pena davvero di poter contare nelle proprie fila di simili illuminati pareri. Tanto è difficile riuscire a sfangare le difficoltà, che se si aggrappa a trame così sottili, si resta saldi come un corpo di piombo sorretto dalle tele dei ragni.
Il governo ha buttato un anno e bisognava immaginarselo, aveva pur bisogno di fare esperienza e comunque le opposizioni con i loro argomenti scomposti e di bassa propaganda, non aiutano. C’è un po’ di tempo per provare a recuperare una rotta utile al paese, sapendo che giunti a questo punto serve adottare da subito una linea di rigore che si è appena accennata ed anche improvvisatamente. I tagli ai ministeri, le privatizzazioni, sono tutte cose già viste ed anche di discutibile impatto. Come si sono già visti i battibecchi all’interno di maggioranze avviate al disastro. Al momento delle due possibilità vagheggiate, quest’ultima sembra ancora la più probabile.