Per quanto gli Stati Uniti d’America siano proiettati verso il Pacifico dove il volume di affari è molto allettante con mercati che si sviluppano costantemente in espansione, una tale attività è stata consentita da un consolidamento delle relazioni europee dal secondo dopoguerra ad oggi. Altrettanto positive, per gli Stati Uniti d’America, sono state le relazioni commerciali con l’Europa dell’est all’indomani del crollo della Cortina di ferro. A ben guardare, anche il sostegno militare all’Ucraina potrebbe ritenersi un investimento utile per il futuro e ancora oggi la vecchia Europa ha pur sempre grandi potenziali e non solo nella tecnologia. Lo sanno bene alla Nike, dove vendendo maglie da calcio dei club europei, hanno guadagnato milioni di dollari persino dall’Africa nera. Non c’è un ragazzino senegalese, ivoriano, o nigeriano che non abbia speso tutti i soldi che possedeva per una maglietta di Messi o di Ronaldo, ieri e oggi per quelle di Levandowsky, che è polacco fra l’altro, tutte maglie sponsorizzate dalla Nike. Se la Spagna morosa per debiti con la Nato si ritrovasse i russi in Catalogna come nel 1933 e quelli obbligassero il Barcellona calcio ad usare uno sponsor di Kursk, prima di una nuova insurrezione falangista, l’americana Nike subirebbe un colpo da capogiro.
In linea di massima è giustissimo che i paesi membri dell’Alleanza atlantica si preoccupino di soddisfarne le richieste economiche. La forza della Nato dipende dalla virtuosità di tutti gli Stati che vi appartengono, tuttavia dovrebbe essere evidente ai singoli paesi membri che il sostegno militare reciproco viene prima dell’adempimento delle regole, tanto è vero che per l’appunto si sostiene l’Ucraina che è addirittura un paese terzo e potrebbe benissimo restarlo. Vi son poi dei problemi evidenti nel sostenere dall’esterno un paese terzo fornendogli soldi ed armamenti. Il primo è il controllo, ed infatti vi sono state ruberie varie che il governo ucraino è costretto a perseguire, Il secondo è l’affidabilità perché nel caso in cui Zelensky subisse un colpo di Stato e l’Ucraina tornasse come è sempre stata allineata alla Russia, lo farebbe con le armi, la tecnologia e i soldi fornitogli dall’occidente. Per questo finora si è adottato un sistema efficace di pezzi datati e di seconda mano, quello più pregiato è il sistema missilistico Himars che è del 1990. Poi ci si è accorti che contro la potenza militare russa vanno benissimo anche gli M2 Bradley, un blindato trasporto truppe, datato 1975 e questo è un sollievo. Solo che se poi si vuole che l’Ucraina vinca davvero la guerra contro la Russia serve ben altro e forse agli Usa bastava tastare il potenziale offensivo russo non tale in questi due anni da valere troppe preoccupazioni.
Quello che è bene sapere è che la prova fornita dall’Unione europea in questo contesto è pressoché nulla. I carri armati tedeschi Leopard li possono parcheggiare nel giardino sotto casa, tanto sono lenti ed ingombranti. mentre le spese di Parigi per non dire quelle di Roma a favore dell’Ucraina, sono state lo 0,068 del Pil contro lo 0,063. Tra promesse e negoziazioni, l’Ucraina ha affrontato i russi con sistemi d’arma vecchi di trent’anni ed è incredibile volesse persino scatenare una controffensiva che è finita come è finita. L’unica cosa davvero efficiente è stata la difesa allestita dalla marina britannica di Odessa, l’autentico snodo della guerra e da cui pure i russi persa l’Isola dei serpenti si tengono lontano, preferendo contare le perdite a Bakhmut e Avdiivka che pure sono obiettivi irrilevanti. Solo che a questo punto bisognerà fare una scelta. Se non ci si fida degli ucraini, è inutile illuderli sulla guerra, tanto più che i russi dovranno preoccuparsi di tenerla l’Ucraina più che attaccare qualche paese in cui la Nato è presente in quanto tale e non interpost, paghi o non paghi le quote associative.
Comprensibilmente noi europei siamo sempre affascinati dallo scontro delle presidenziali statunitensi perché emerge l’immagine della leadership personale che ha caratterizzato l’esperienza dei nostri Stati dai tempi di Carlo Magno, o perché no, di Cesare. Preoccupa se questa non sappia rinnovarsi soprattutto in un paese che pure è all’avanguardia delle performance economiche mondiali, al vertice della potenza militare. Tendiamo invece a sottovalutare il ruolo dell’establishment statunitense che è in realtà la mano invisibile di quel paese, la cui lunga esperienza democratica ha lasciato profonde sedimentazioni. Possono capitare presidenti poco conformi o non graditi, L’America è il paese in cui ci sono stati presidenti più assassinati al mondo, ma a maggior ragione, l’establishment resta dominante e sa sempre far pesare i suoi interessi, per i quali, in un mondo libero, l’America è più forte. Mica è una oligarchia l’America.