La voce repubblicana ha un nuovo collaboratore che per ragioni professionali scriverà con lo pseudonimo di John Baptist, ecco il suo primo contributo
Sabato scorso, nel suo intervento a Progress su Sky, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione, Alessio Butti, ha fatto alcune dichiarazioni in materia di infrastrutture digitali. Vogliamo commentare perché, al di là dell’ambito specifico cui erano riferite, pure importante, esprimono un’idea sul nuovo indirizzo che il Governo Meloni intende dare all’attuazione del PNRR.
Cosa ha detto Butti? Riportiamo le sue dichiarazioni più salienti. Annunciando che, nella riunione del Comitato interministeriale per la Banda UltraLarga da lui presieduta una decina di giorni fa, è stata decisa una revisione della Strategia italiana entro 60 giorni, ha dichiarato: “L’implementazione dell’FTTH nelle Aree Bianche, e quella nelle Aree Grigie, che sono quelle connesse più strettamente al PNRR, è disastrosa. Per quanto riguarda il Fisso, vale a dire la Fibra, siamo al 25esimo posto in Europa, peggio di noi solo Grecia e Cipro. Questo vuol dire che in passato i grandi mananger hanno sbagliato qualcosa. Quindi stiamo facendo capire agli Operatori, e lo stiamo facendo dal mio Dipartimento e dal Mimit, che dobbiamo lavorare tutti insieme per una revisione sostanziale della Strategia per la Banda UltraLarga”.
Butti ha spiegato che i ritardi nella diffusione della Fibra FTTH – dovuti in primo luogo alle scelte miopi di TIM, che per troppo tempo ha ritardato gli investimenti nella nuova tecnologia per preservare il più possibile la sua rete in Rame, ma anche agli enormi ritardi realizzativi di Open Fiber, società nata nel 2015 “esattamente perché Tim non era in grado, o non voleva o si accontentava del rame e non voleva realizzare progetti di fibra ottica”, con il risultato che oggi “la nostra rete per due terzi è ancora di rame, con tutto ciò che concerne la performance che può offrire il rame” – stanno anche frenando diffusione del 5G: il “5G standalone”, che non si appoggia alle infrastrutture 4G, è fermo al 7,3% della popolazione; senza la Fibra FTTH anche il 5G non può avanzare.
Come uscire da questa “situazione disastrosa”, che mette seriamente a rischio gli obiettivi del Piano “Italia a 1 Giga” varato dal Ministro Vittorio Colao con il Governo Draghi e da realizzare entro il 2026, utilizzando le risorse del PNRR? Qui Butti delinea un nuovo approccio del Governo: per recuperare il tempo perduto, vanno coinvolte le grandi società a controllo pubblico ancorché non si occupino di infrastrutture digitali. Anzitutto, le Ferrovie dello Stato: “Sto lavorando anche per i servizi in mobilità. Ormai stiamo sottoscrivendo un protocollo d’intesa con Ferrovie dello Stato, perché a me interessa tantissimo usare il sedime offerto da Ferrovie dello Stato con i loro binari, una rete di 17mila chilometri che giungono nelle zone più periferiche del paese, per il “backhauling” (i collegamenti intermedi intermedi in Fibra) Dobbiamo anche densificare meglio le antenne, per consentire a chi viaggia in treno di poter usare il WiFi sia sull’alta velocità sia sui treni regionali, cosa che oggi non succede”.
Una soluzione, quella del “backhauling”, che potrebbe consentire di portare rapidamente la Fibra FTTH nelle Aree Bianche, ovviando ai clamorosi ritardi di Open Fiber.
Poi Enel: “Vorremmo fare un accordo con Enel, perché ci siamo accorti che se noi stendessimo per via area la fibra spenderemmo molto meno e saremmo anche molto più veloci (rispetto agli scavi)”.
Ma anche Terna: “Terna ha delle infrastrutture che potrebbero essere importanti per l’implementazione della banda larga e la connettività del Paese”.
Tra le altre cose, Butti, parlando delle iniziative sul 5G ha spiegato come il Governo possa oggi contare su un “tesoretto” di circa 1,5 miliardi frutto di avanzi dei bandi PNRR per i Piani “Italia a 1 Giga” e “5G Italia”. Parte di queste risorse (550 milioni) saranno indirizzate al progetto con le Ferrovie dello Stato, funzionale a rendere possibile una più rapida diffusione della Fibra FTTH indispensabile per il 5G. Le dichiarazioni del Sottosegretario Butti, sono intelligenti e sensate quando esprimono l’ urgenza del Governo per intervenire nell’ambito delle infrastrutture digitali, vitali per lo sviluppo del Paese. La Strategia “Verso la Gigabit Society”, varata nel 2021 dal Ministro Colao durante il Governo Draghi per realizzare gli obiettivi indicati nel 2016 dalla Commissione Europea con il “Digital Compass”, è in evidente, grave ritardo e c’è il serio rischio di perdere parte dei 6,7 miliardi messi a disposizione dal PNRR.
Vari fattori hanno concorso a determinare la “situazione drammatica” descritta da Butti: la crisi di TIM, i ritardi di Open Fiber, alcuni errori di valutazione della Strategia e – soprattutto – l’incapacità della tecnostruttura pubblica di reggere il passo serratissimo dei Piani che la compongono. Giusto, anzi doveroso, prendere atto dell’amara realtà e, nella cornice di un ampio coinvolgimento degli stakeholders, proporre soluzioni efficaci ed efficienti per impiegare i fondi del PNRR.Tra queste rientra il coinvolgimento delle grandi società a controllo pubblico come Ferrovie dello Stato, Enel e Terna, che dispongono di personale tecnico ed asset utili allo scopo. Qui misuriamo un approccio del Governo nuovo rispetto al passato e non circoscritto all’ambito delle infrastrutture digitali: preso atto che, nonostante le riforme del Ministro Brunetta, la Pubblica Amministrazione non è oggi in grado di gestire da sola l’attuazione del PNRR, si ricorre al loro supporto. Un’iniziativa dettata – diremmo – dallo “stato di necessità”. Vedremo se funzionerà. È facile invece prevedere che essa avrà implicazioni importanti sul funzionamento di queste società, la loro dimensione e peso nell’economia nazionale, il rapporto con la Pubblica Amministrazione e – soprattutto- il rapporto con la politica. Ne abbiamo avuto un primo assaggio in occasione della battaglia combattuta nella maggioranza per le nomine in Enel (ora si comprende meglio il senso dell’arrivo di Flavio Cattaneo, che guidò TIM, come nuovo Amministratore Delegato) e – in generale – nelle grandi società a controllo pubblico (ENI, Leonardo, Terna e Poste).
CCO