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L’Occidente è saldo, la Russia ancora per poco

Riccardo Bruno di Riccardo Bruno
11 Maggio 2022
in L'editoriale
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Il presidente del consiglio Draghi ha detto al presidente americano quello che già si sapeva, ovvero che l’Italia resterà accanto all’Ucraina fino a quando lui sarà a capo del governo, per cui ci si deve preoccupare che Draghi possa restare ancora a lungo alla guida del paese. Fosse per Conte, Del Rio, Salvini, la politica euro atlantica dell’Italia non sarebbe mai iniziata. Fortuna vuole che tutti insieme questi personaggi non valgano un solo dito di Mario Draghi ed è Mario Draghi alla guida del governo. Conte, Del Rio, Salvini, sono figuri divenuti talmente irrilevanti che possono bofonchiare o starnazzare quanto vogliono. Il governo ed il parlamento seguiranno Draghi, le forze politiche a cui questi signori appartengono, potete stare tranquilli che faranno lo stesso. C’era una volta l’Italia anello debole della catena atlantica, questo era prima del governo Draghi. Il professor Orsini direbbe che è la volontà del più forte a determinare la storia ed è vero.  Non fosse che il professore ritiene quella di Putin la volontà dominante senza accorgersi che invece è la più debole.

L’intelligence statunitense apparirebbe convinta dai suoi rapporti, che la guerra è destinata a durare a lungo che nessuno sembra prendere il sopravvento ed i russi potrebbero persino ricorrere all’uso di armi atomiche. In verità, l’intelligence statunitense non è la più affidabile al mondo. L’intelligence britannica non fa pronostici sulla guerra e in compenso ne fornisce un quadro esauriente sulla base dei dati quotidiani.  Da questa analisi appare evidente che la Russia abbia già perso clamorosamente. Si tratta solo di capire quando riuscirà ad ammetterlo.

Sotto questo profilo va anche compreso il discorso di Macron che poste le condizioni della pace nelle mani del governo ucraino ritiene preoccupazione dell’occidente il non voler umiliare la Russia. Molti atlantisti hanno storto il naso, interpretando Macron come il primo della classe che vuole tendere la mano ai russi. Quando mai l’occidente ha voluto umiliare la Russia? Persino nel 1922 le si è data assistenza economica e la missione di soccorso la guidava Truman. Fu Lenin a non voler gli americani fra i piedi. E con Putin gli si è dato tutto quello che voleva, pure troppo, le chiavi del fabbisogno del gas ad esempio. Ma il discorso di Macron parte dal presupposto che i russi stiano perdendo e che gli effetti di questa sconfitta saranno talmente devastanti che bisognerà in qualche modo passare sopra ai danni ed ai torti che la Russia ha causato. Macron ha dunque perfettamente ragione, non vogliamo vendette sul popolo russo, piuttosto bisognerebbe preoccuparsi della futura leadership di quel paese con cui bisognerà trattare la pace.

È possibile che Putin voglia riaccreditarsi tanto che dal 9 maggio ha indossato i panni della vittima. Per cui se tutti, per lo meno americani e britannici, si aspettano una escalation da questa data, potrebbe invece persino essere messo all’ordine del giorno il cessare delle ostilità.  La Russia continua nella sua operazione speciale e perderà anche quanto è riuscita ad occupare, non avrà modo di rivendicarlo. Se in Putin vi è ancora un qualche senso politico, lo stesso che ne ha fatto per più di vent’anni il leader incontrastato della Russia, questo è il momento di cambiare marcia. Se invece persiste nel suo penoso, bombardamento di città e villaggi, dovrà rispondere prima ancora che all’occidente e agli ucraini agli stessi russi del disastro che sta consumando vanamente.

Tags: ConteDel RioSalvini
Riccardo Bruno

Riccardo Bruno

Riccardo Bruno si è laureato in Storia della Filosofia presso l'Università di Roma La Sapienza nel 1988. Dal 1987 al 1989 collabora all'Ufficio esteri del PRI diretto dall'onorevole Vittorio Olcese. Dal 1994 è capo ufficio stampa del PRI, dal 1995 giornalista professionista iscritto alla stampa parlamentare. Nel 1999 è capo redattore de La Voce Repubblicana. È stato poi editorialista per il Foglio di Giuliano Ferrara e l'Indipendente di Vittorio Feltri. Dal 2019 è prima vice direttore de La Voce Repubblicana e poi direttore politico

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