Anche se la FpO austriaca è diventata il primo partito del paese, è facile che si crei una coalizione fra popolari, socialisti e verdi, capace di tenerla fuori dal governo. Coalizione dei perdenti o meno, il parlamento in Austria è sovrano. Poi la storia della FpO è complessa. Su un nucleo nazionalista oltranzista con ex ss fra i fondatori, si innesta un’area più moderata per ottenere risultati che la portano oltre il 17 per cento. L’Austria non ha più nemmeno dieci milioni di abitanti, un milione e mezzo di questi sono ipernazionalisti, magari un paio di centinaia di migliaia rivorrebbero il Terzo Reich, come altrettanti, perché mai no, l’impero cacanico. Quando le diverse anime di quel partito non si dividono, avvenne con Heider, e vanno al governo, sono travolti dagli scandali, avvenne con Strache.
Ci sarebbe più ragione di preoccuparsi del voto all’Afd in Turingia che del successo della FpO in Austria, tanto più che il suo leader Herbert Kicki, sembra quasi preoccupato di non saperlo gestire e ha tenuto un profilo basso. Nonostante tutte le sciocchezze dette in campagna elettorale a ben guardarlo non sembra un nuovo Hitler e nemmeno un pazzo furioso. Kicki è nato nel 1969 a Villac, due passi dal Friuli, non dalla Germania.
Prima del voto austriaco, il presidente tedesco Steinmeier era venuto in Italia in occasione delle commemorazioni per Marzabotto è ha chiesto scusa per l’eccidio compiuto dai suoi compatrioti nel 1944. La Germania subì un processo internazionale sui crimini di guerra, dove tutti i gerarchi che non si sono suicidati furono condannati in modo esemplare. Escluso Speer, caso di un eccesso di indulgenza per un verto farabutto, tutti i principali collaboratori del regime nazista sparsi per l’Europa, sono stati presi ed impiccati, dalla Francia alla Norvegia, dall’Ungheria alla Bulgaria. Le principali città del nazismo, Dresda, Francoforte, Stoccarda, sono state rase al suolo insieme a Berlino ed il popolo tedesco ha subito otto milioni di morti in cinque anni di guerra, per cui, insieme alle conseguenze dell’occupazione sovietica, ben poco gradevoli, la Germania ha pagato, tanto che anche se un nazionalista di ritorno rialza la testa, si trovano sempre i necessari anticorpi. La Spd umiliata in Turingia è subito cresciuta in Brandeburgo. Le stesse scuse di Steinmeier alla popolazione di Marzabotto lo confermano. Per quanto la Germania riunita, e la microbica Austria possano dare colpi di coda, è difficile credere che non abbiano fatto tesoro della tragica esperienza di distruzione ed illusione che le ha accomunate nella metà del secolo scorso.
In Francia, piuttosto, la memoria collaborazionista di Vichy è trapassata nelle delusioni della perdite coloniali. Una miscela pericolosa ed inquietante capace di esasperazioni nazionaliste dall’esito imprevedibile. Fortuna vuole la tenuta del partito di Macron e la ripresa del partito socialista. Se poi l’onorevole Le Pen diventasse ineleggibile, a seguito dei procedimenti giudiziari avviati, tanto meglio.
In Italia, dove l’onorevole Taiani non si accorge di essere al governo con quelli che vogliono sfasciare l’Unione europea, la situazione è molto peggio. La stessa responsabilità morale del fascismo è grave quanto i crimini commessi dal nazismo. Mussolini aveva credito negli Stati Unti d’America, in Inghilterra e persino in Francia, per non parlare che si era proclamato protettore dell’Austria. Voltò le spalle a tutti per andare a rimorchio del caporale tedesco, che pure disprezzava. Se la Germania si scusa per Marzabotto, l’Italia dovrebbe chiedere scusa all’universo mondo per aver dato vita al fascismo. Invece si vota Vannacci, si giustifica Putin e appena si può si vogliono pure dare lezioni agli altri paesi, tanto ci si crede bravi. Preoccupa l’Italia, molto più dell’Austria.
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