Quella che potrebbe essere l’ultima missione di Draghi al servizio della nazione si sta svolgendo in queste ore ad Algeri a seguito di un’intesa siglata la scorsa primavera. Le forniture di gas dall’Algeria all’Italia sono state aumentate di 3 miliardi di metri cubi fin da quel momento. Ora si è raggiunto l’accordo per altri 6 miliardi dal 2023, per un totale di 9 miliardi fra gas e GNL. È il piano energetico predisposto dal governo per emanciparci dal gas russo. Il gasdotto TMPC Transmed che attraversa il canale di Sicilia, partendo da Capo Bon in Tunisia per arrivare fino alla sicliana Mazara del Vallo, garantisce flussi per 21,2 bilioni di metri cubi. La capacità massima riscontrata negli anni passati ha toccato i 27. Ma si conta di poterli aumentare ancora. Nel novembre del 2021 il presidente Sergio Mattarella fece una visita di Stato in Algeria e nell’ aprile scorso lo stesso presidente del Consiglio Mario Draghi fu ad Algeri a conferma delle ottime relazioni fra i due paesi. Lo testimoniano le imprese italiane che sono circa 200 con una presenza stabile. La principale è l’Eni, presente in Algeria fin dal 1981 ed è da quella data che l’Italia importa gas algerino, all’l’epoca c’era un governo Spadolini. Non a caso il primo a comprendere la necessità di aprire il mercato su quella sponda del Mediterraneo, per un volume di affari che oggi ha superato i sette miliardi.
Va riconosciuto al governo Draghi di essersi subito concentrato in questa direzione, ritenendo evidentemente l’approvvigionamento energetico troppo sbilanciato sul fronte russo e questo ancora prima che Mosca iniziasse i suoi ricatti alla comunità europea.
Quella di Draghi si chiama visione strategica, una qualità che spesso è mancata ai governi della Repubblica. Vi sono ancora due giorni utili per le forze politiche che in Parlamento magari pensano di poter proseguire con un altro presidente del Comsiglio, o che pensano di poterlo sostituire agevolmente Draghi anticipando la prossima legislatura. Quasi fosse facile sostituire una personalità simile qualcuno. Coloro che chiedono il voto dovrebbero dire chi ritengono di poter mettere alla guida del Paese al posto di Draghi e solo dopo spiegarci la formula politica con cui intendono andare a votare. Non per altro, ma gli italiani ne hanno oramai viste di alchimie politiche che non portano da nessuna parte e per una volta che hanno trovato un punto di riferimento valido, è impressionante l’appello dei mille sindaci a sostegno del governo Draghi, meriterebbero di goderselo un po’ più a lungo. Anche perché come si dovrebbe capire la nuova era non appare proprio l’età dell’oro.
Foto CCO