ll concetto di genocidio viene formulato letterariamente in Ucraina dal giurista Raphael Lemkin che davanti al massacro avvenuto a L’viv nel 1929 coniò il termine combinando il vocabolo greco génos, razza, nazione con il suffisso latino -cidio, uccisione. Lemkin che studiò poi lo sterminio degli armeni e successivamente l’occupazione nazista, tendeva a considerare il “genocidio” come un “piano coordinato di azioni diverse mirante alla distruzione dei fondamenti essenziali della vita di gruppi nazionali, allo scopo di annientare i gruppi stessi. Gli obiettivi di un tale piano sono la disintegrazione delle istituzioni politiche e sociali, della cultura, della lingua, dei sentimenti, della religione e dell’esistenza economica di gruppi nazionali, nonché la distruzione della sicurezza personale della libertà, della salute, della dignità e anche della vita degli individui appartenenti a tali gruppi”. Lemkin divenne consulente del procuratore capo al processo di Norimberga, il giudice Robert Jackson, e fu grazie alle sue consulenze che il termine genocidio venne impiegato nel corso delle udienze, senza comparire in nessuna sentenza. Per ragioni di real politick non venne nemmeno introdotto nei documenti dell’Onu, per la semplice ragione che l’Unione sovietica si guardò bene dal consentirlo. I russi conoscevano Lemkin da quando era finito negli archivi della OGPEU e non volevano che l’Holodomor, la carestia procurata dal governo bolscevico in Ucraina potesse essere accomunata all’Olocausto. Infatti la carestia non voleva eliminare ogni singolo ucraino e fu fermata nel 1933 dallo stesso governo. Per cui se l’Olocausto rientra nella categoria del genocidio, L’Holodomor, no e pazienza se sono comunque morti dieci milioni di persone. Quello che premeva ai russi era quello di evitare che qualsiasi loro crimine potesse essere equiparato a quello nazista, perché altrimenti anche loro i russi sarebbero stati considerati come i tedeschi. Ciò non toglie che nella sostanza è difficile distinguere i comportamenti dei nazisti verso gli ebrei da quelli dei sovietici versi gli ucraini, se non dal fatto che i sovietici volevano solo piegare la resistenza contadini che si opponeva alla collettivizzazione. Hitler odiava gli ebrei qualunque cosa facessero, fossero anche i leali servitori della Germania pluridecorati in guerra. Stalin non odiava gli ucraini, odiava solo quelli che si ribellavano. I metodi scelti per sbarazzarsi di ebrei ed oppositori erano poi gli stessi. Hitler diceva che se avesse avuto la Siberia, non avrebbe mai costruito campi di detenzione. Nemmeno Putin odia gli ucraini, odia solo coloro che in ucraina non si piegano al suo volere. Purtroppo per lui, abbiamo visto una resistenza alle truppe russe di quasi tutta la popolazione, vale a dire più di trenta milioni di individui. La conseguenza sono un bombardamento da 50 giorni su tutto quello che si può bombardare e appena le truppe russe si ritirano, si vedono i cadaveri, le fosse, le torture che riguardano persone di ogni sesso e di ogni età. L’accusa di genocidio rivolta da Biden al satrapo russo, serve a far presente senza infingimenti e distinzioni semantiche, con chi il mondo occidentale ha a che fare e soprattutto, a come lo si deve trattare.
God bless America
Anche quando le relazioni erano strettissime ed intense, Stati Uniti americani e Stati europei hanno vissuto incomprensioni profonde e persino...